Cartoline da LioneCom’è andato il congresso dei Verdi europei

Terry Reintke e Bas Eickhout, senza troppe sorprese, sono stati eletti capilista alle elezioni europee. La strategia in vista del voto sembra chiara: le proposte non possono più limitarsi ai temi ambientali

©️ European Greens / Margot L'Hermite

Sul palco c’è scritto: “Coraggio”. E alle Europee di giugno ce ne sarà bisogno. Il congresso dei Verdi europei si è concluso ieri a Lione. È stata l’occasione non solo per eleggere i due spitzenkandidat del gruppo (i due possibili candidati alla presidenza della Commissione europea), ma anche per prepararsi a una campagna elettorale che si prospetta insidiosa. I candidati a spitzenkandidat erano quattro: l’olandese Bas Eickhout, la lettone Elīna Pinto, la tedesca Terry Reintke e l’italiana Benedetta Scuderi, scelta dalla Federazione dei giovani verdi europei. Il risultato ha premiato i favoriti Eickhout, già spitzenkandidat nel 2019, e Reintke che era finora stata co-presidente del gruppo Verdi/EFA al Parlamento europeo.

A giocare in favore di Reintke è stata anche la forza dei Verdi tedeschi a cui oggi appartengono ventuno dei novantuno eurodeputati del Gruppo e che sono al governo nel loro Paese. Eppure è proprio dalla Germania che partono alcuni dei principali problemi degli ambientalisti europei: dalle proteste degli agricoltori che accusano le politiche ecologiste di essere causa dei loro mali al crescente scetticismo verso alcune delle svolte ambientaliste intraprese dall’Unione europea negli ultimi anni. «Il fatto è che rispetto alle Europee del 2019, quando abbiamo avuto un exploit che ha portato tanti giovani come me a entrare nei Verdi, è cambiato tutto. Cinque anni fa eravamo quelli delle piazze, oggi alcuni di noi sono andati al governo e questo ruolo chiaramente pone un tema di come crescere senza snaturalizzarci», dice Tommaso Gorini, consigliere comunale di Europa Verde a Milano.

Parlando con i delegati i sentimenti sono misti: c’è chi non nasconde la tensione per un risultato che, secondo alcuni sondaggi, rischia di rappresentare una battuta d’arresto, se non addirittura un passo indietro. Ma c’è anche chi si dice più ottimista. Mikolaj Lewandoski e Marek Weryszko sono due membri dei Verdi polacchi. La coalizione del loro partito ha vinto le elezioni contro il governo sovranista di Mateusz Morawiecki ed è ora al governo del Paese: «Fino a poco tempo fa era impensabile. Noi polacchi siamo la dimostrazione che i nostri temi possono aiutare contro l’avanzata dell’estrema destra», spiegano.

Ed è proprio l’arrivo dell’estrema destra uno dei temi ricorrenti durante il congresso. Sul palco Eickhout non ha avuto paura di parlare di «fascisti» e di dire che i Verdi dovrebbero essere «la forza principale contro l’avanzata di queste formazioni politiche». Parole che potrebbero sembrare un attacco almeno indiretto al gruppo europeo socialdemocratico S&D. Parlando con Linkiesta, Eickhout ha precisato: «Il nemico resta l’estrema destra. Non ci interessa litigare con i socialdemocratici con i quali collaboriamo da tempo. Certo, dispiace notare come alcuni partiti di quel gruppo, ad esempio il Pd, a volte propendano più per posizioni conservatrici e contro la transizione ecologica. Credo che la nostra sia la proposta più uniforme».

La strategia lanciata da Lione sembra comunque abbastanza chiara: la proposta dei Verdi non può limitarsi ai temi ambientali, ma deve anche parlare delle disuguaglianze sociali e dei conflitti in atto nel mondo. Durante il suo discorso Thomas Waitz, co-presidente del Partito verde europeo, ha sottolineato come «oggi i membri dei Verdi non siano solo più ministri dell’Ambiente, ma ricoprano ruoli apicali anche in ministeri come quelli per i Trasporti, la Cultura e la Difesa».

Nel frattempo, però, i sondaggi danno diversi partiti maggiori, a iniziare dal tedesco, in crisi. «Sappiamo che alcune formazioni politiche sono in difficoltà, ma al tempo stesso è innegabile quanti nuovi partiti ecologisti si siano formati in tutta Europa negli ultimi anni (gli ultimi due, il croato Možemo! e il lituano DSVL Democrats for Lithuania sono stati ammessi proprio durante il congresso ndr). Questo potrebbe portare a un buon risultato e anche a una maggiore uniformità visto che finora siamo stati forti specialmente nei Paesi del nord», ha detto Reintke in conferenza stampa, ricordando che «anche nel 2019 davano i Verdi per spacciati».

A proposito di rimonte, non è stato un caso che il più ottimista sia stato il ministro della Cultura spagnolo, Ernest Urtasun, che dal palco ha tuonato: «We will rock it!». A Linkiesta ha poi spiegato che «anche prima delle elezioni in Spagna dello scorso luglio davano come inevitabile l’arrivo della destra, ma oggi siamo noi e i nostri alleati a governare. Dobbiamo solo crederci e ce la faremo».

Certo è che per vincere bisognerà anche farsi capire da chi, a iniziare dagli agricoltori, sembra sempre più restio alla transizione tanto invocata dagli ambientalisti. «La nostra comunicazione è già molto giovane. Finora però ci siamo focalizzati troppo sui target. Abbiamo fissato date lontane come il 2035 o il 2040 per raggiungere i nostri obiettivi, ma non abbiamo spiegato come», dice Scuderi. Per poi concludere: «Dobbiamo far capire alle persone che il nostro è un percorso. Comunicare le sue tappe e far capire che transizione ecologica non significa impoverimento, ma più giustizia sociale. E che questi due obiettivi sono raggiungibili solo insieme. Coraggio».

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