Il lavoro in Italia continuerà a crescere, anche se meno di quanto avvenuto nel 2023. Ma resta ancora alta la carenza di manodopera. Il tutto mentre le aziende fanno i conti con i nuovi arrivati della Generazione Z e l’intelligenza artificiale richiede nuove competenze ai lavoratori. Sono questi i principali trend del mercato del lavoro nel 2024, secondo Andrea Malacrida, Country Manager di Adecco Italia.
«Assistiamo al consolidamento di una forte crescita occupazionale», spiega il manager, «ma dobbiamo fare i conti con le spinte recessive che arrivano dall’Europa e anche dalla Cina». Restano, inoltre, consistenti differenze tra un settore e l’altro. Anche perché ogni settore reagisce in maniera diversa alle incertezze economiche e geopolitiche, dall’elevata inflazione all’aumento dei tassi di interesse, fino alla situazione di instabilità nel Mar Rosso.
Ma, nonostante il contesto congiunturale incida sul rallentamento della crescita, il mercato del lavoro rimane comunque dinamico. «C’è un riadattamento continuo alle situazioni di incertezza», dice Malacrida. «Le stesse modalità del lavoro, dopo l’esperienza generalizzata dello smart working durante la pandemia, si stanno riassestando. E dopo il picco della Great Resignation, i dati indicano una riduzione delle dimissioni».
Da un lato ci sono aziende che hanno richiesto il rientro di tutti i lavoratori in ufficio, dall’altro ci sono realtà che sottoscrivono accordi integrativi per sperimentare la settimana corta. Ma nel nostro Paese, soprattutto con la fiammata inflazionistica, un tema resta costante: i salari. «Il bilanciamento vita privata-vita lavorativa è sicuramente uno dei valori determinanti che orientano le scelte dei candidati, ma prima c’è sempre la garanzia di un salario dignitoso», spiega Malacrida.
Ed è proprio sugli aspetti contrattuali che le aziende fanno e faranno leva, soprattutto nei settori più profittevoli, per attrarre e trattenere i migliori talenti sul mercato. I contratti a tempo indeterminato in crescita sono, infatti, anche uno strumento per cercare di assicurarsi quella manodopera sempre più carente. Oltre all’offerta di formazione specifica, sempre più richiesta dai candidati.
Un’esigenza, questa, avvertita soprattutto dai ragazzi e le ragazze della Generazione Z che si affacciano al mondo del lavoro: si calcola che oggi già il 20 per cento dei nuovi assunti appartiene alla Gen Z. «I manager stanno lavorando su un approccio intergenerazionale», spiega Malacrida. «I lavoratori più giovani portano energie, aspettative e desideri che sono decisamente diversi rispetto a quelli dei colleghi appartenenti alle generazioni precedenti. Dunque, serviranno anzitutto nuove strategie per far dialogare tra loro le varie generazioni in modo che si creino un confronto e una contaminazione virtuosa, in grado di trasformare anche i modelli operativi».
Ovviamente intrecciando il tutto con i nuovi strumenti di intelligenza artificiale con cui i lavoratori cominciano a interfacciarsi. La paura della sostituzione è bassa – secondo i dati della ricerca Global Workforce of the Future di The Adecco Group, in Italia solo l’8 per cento dei duemila dipendenti intervistati teme che l’Ai causerà la perdita di lavoro – ma i professionisti chiedono di essere formati per usare al meglio questi strumenti. Certo, come spiega Malacrida, «le aziende italiane sono ancora in una prima fase di esplorazione di questa tecnologia che è un abilitatore e un acceleratore di tanti processi». Malacrida la definisce «un’occasione straordinaria». Ma da cogliere con cautela. «La trasformazione deve essere monitorata, gestita e studiata. Oggi ci sono applicazioni straordinarie, ma è necessario mantenere alta l’attenzione nei confronti degli abusi. Ecco perché è importante che vengano avviati percorsi di formazione, volti a generare consapevolezza riguardo a questi nuovi scenari».