Profondo russoPutin non ha più paura di provocare la Nato, dice Ian Bremmer

In una intervista a La Stampa l’analista strategico spiega che il Cremlino ha aumentato le minacce e provocazioni contro i membri dell’Alleanza atlantica perché è convinto di vincere in Ucraina

AP/Lapresse

Secondo l’analista strategico Ian Bremmer, Putin non ha più paura di attaccare la Nato e l’Ue non può più escludere l’opzione di inviare truppe in Ucraina. In una intervista a La Stampa, il fondatore di Eurasia Group spiega che nelle ultime settimane il Cremlino ha aumentato le minacce e provocazioni contro i membri dell’Alleanza atlantica: «Pochi giorni fa è caduto un missile a pochi metri da dove si trovavano Zelensky e il premier greco Mitsotakis. Avrebbe potuto ucciderli. Ora saremmo in un conflitto, una crisi globale. Il secondo è l’aggressione a Leonid Volkov, assistente di Navalny. È avvenuta in Lituania, un membro della Nato. In questi episodi scorgo la volontà della Russia di assumersi rischi maggiori poiché percepisce una Nato più debole e incerta. E azioni di questo tipo sono destinate ad aumentare, a differenza che in un recente passato quando certe operazioni contro l’Alleanza occidentale erano limitate».

Queste provocazioni hanno spinto il presidente francese Emmanuel Macron ad annunciare un possibile invio di truppe francesi in Ucraina. Secondo Bremmer questa dichiarazione così inusuale sarebbe un avvertimento a Putin che il protrarsi della guerra in Ucraina potrebbe avere serie conseguenze: «Nel medio termine gli europei sono consapevoli di dover investire maggiormente in Difesa. E sul breve termine devono garantire più aiuti a Kyjiv. La paura dell’Europa per questo scenario la sta spingendo a ragionare che sul breve e medio termine bisognerà incrementare gli sforzi per evitare di trovarsi imbarcati in una situazione peggiore»

Secondo Bremmer sulle tentazioni di Macron di inviare truppe in Ucraina pesano tre fattori. «Il primo è quanto emerso dall’incontro Orban-Trump con i proclami di quest’ultimo di chiudere i rubinetti al sostegno americano a Kyjiv; il secondo è la lentezza con cui la Camera degli Stati Uniti discute se approvare o meno l’assistenza per l’Ucraina. Infine, c’è la realtà sul campo: inutile fingere di non vedere che gli ucraini non riescono a tenere le linee difensive e che i russi probabilmente conquisteranno ulteriore terreno».

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