La Germania è in recessione. E anche l’Italia non si sente molto bene. Con il Pil tedesco sceso dello 0,3 per cento, l’interscambio commerciale tra Roma e il suo principale partner commerciale nel 2023 si è ridotto del 2,5 per cento rispetto al 2022. Vale a dire un calo di oltre quattro miliardi, dai 168,5 del 2022 ai 164,3 miliardi di euro del 2023. Con un crollo di quasi tre miliardi (-3,7 per cento) solo nell’export dei prodotti italiani verso i land tedeschi. A soffrire sono soprattutto il settore siderurgico e quello chimico-farmaceutico, mentre rimbalzano auto e alimentari.
La frenata – secondo il report presentato dalla Camera di Commercio italo-germanica (Ahk Italien) – si è cominciata a osservare a partire dall’autunno del 2023, anche in conseguenza del rallentamento dell’inflazione. L’export italiano, con la caduta del 7,8 per cento di dicembre 2023, ha chiuso l’anno in pareggio, soprattutto a causa del crollo dei flussi commerciali verso i confini tedeschi. Con una frenata della produzione industriale italiana pari al 2,5 per cento.
Il tonfo maggiore nell’export dall’Italia verso la Germania si registra nell’acciaio, con -20,4 per cento, seguito dal chimico-farmaceutico con -11,60 per cento e dal settore gomma e plastica con -6,30 per cento. Non è solo una questione di calo del valore economico, legato alla frenata inflazionistica. ma, soprattutto nel caso della siderurgia, si registra anche un grosso calo dei volumi di merce esportata, pari a -11,2 per cento.
«L’industria siderurgica tedesca è ripartita solo recentemente. Ma le nostre aziende stanno usando gli stock di materiali rimasti. Quello che osserviamo in questo periodo è però una crescita dell’import di materiale grezzo dall’Italia», spiega Jörg Buck, consigliere delegato Ahk Italien.
Di segno opposto l’export nel settore automotive, cresciuto del 14,4 per cento, quello dell’alimentare con +7,3 per cento e dei macchinari con +7 per cento. La crescita dell’alimentare si deve soprattutto all’aumento dei prezzi, visto che i volumi invece sono calati dell’1,3 per cento. Mentre l’export dell’automotive cresce molto nel valore economico, ma solo lievemente nella quantità (+0,4 per cento).
Scenario differente per i prodotti che importiamo dalla Germania. Il calo più grosso si registra nel farmaceutico con -21,5 per cento. Una riduzione molto più alta nel valore che nel volume, sceso di solo il 4,1 per cento. Cresce del 20,2 per cento invece l’import nel settore auto, soprattutto sul fronte della componentistica, accompagnato anche da un’alta risalita dei volumi del +16,3 per cento. Dinamica ancora più accentuata nell’import dei macchinari, cresciuto del 26,7 per cento nei volumi.
Nella dinamica negativa del comparto farmaceutico, che resta pur sempre al primo posto nell’interscambio tra Roma e Berlino, conta molto la frenata nella crescita dei prezzi. «La riduzione dell’interscambio è dettata più dal valore che dal volume», dice Monica Poggio, presidente di Ahk Italien e ceo di Bayer Italia. «Vediamo l’impatto della dinamica inflattiva e dello stress sulle catene di fornitura. Il segno meno rientra quindi nel rallentamento più complessivo dovuto a fenomeni esogeni che non sono collegati al settore».
Nonostante il segno meno, la Germania resta il principale partner economico italiano, sia in termini di export (74,6 miliardi) sia di import (89,7 miliardi). Nell’export, la siderurgia è al primo posto. Nell’import, è il chimico-farmaceutico che si piazza in testa. E anche per il 2023, il distacco della Germania rispetto alla Francia, secondo partner commerciale italiano, resta netto, con ben 54 miliardi di differenza. La Lombardia, in particolare, continua a svolgere un ruolo di traino, con un peso più che doppio rispetto a Veneto ed Emilia Romagna.
Dal punto di vista tedesco, invece, l’Italia nel 2023 si piazza al sesto posto tra i partner commerciali di Berlino con un valore di interscambio di 155,8 miliardi (in calo del 4,1 per cento), circa cento miliardi in meno degli scambi con il gigante cinese. Per la Germania, l’export verso l’Italia vale 84,8 miliardi (meno cinque per cento), al sesto posto dopo Stati Uniti, Francia, Paesi Bassi, Cina e Polonia. Tra i Paesi da cui Berlino importa merce, l’Italia è al quinto posto con settantuno miliardi (meno tre per cento), meno della metà del valore dei prodotti acquistati da Pechino.
«Gli anni post-pandemici sono stati tra i migliori mai registrati nell’interscambio tra Italia e Germania. Non per il rimbalzo economico, ma per un rapporto di co-produzione strutturale tra i due Paesi, dovuto anche al rientro delle catene del valore dopo il Covid», spiega Jörg Buck. «Il 2023 resta comunque il secondo risultato più alto di sempre».
Lo scorso novembre, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz hanno firmato il Piano d’azione fra Italia e Germania all’interno del Business Forum organizzato a Berlino, con la presenza delle più grandi aziende italiane. E ora si punta ad aprire nuovi spazi di collaborazione, soprattutto in un momento in cui gli scambi tedeschi con la Cina sono crollati del quindici per cento.
«La prossima legislatura europea sarà fondamentale per rinforzare il mercato interno e proseguire sul percorso di transizione ambientale e di integrazione produttiva europea e i nostri due Paesi possono svolgere un ruolo determinante in questo processo», dice Monica Poggio. «La Germania ha bisogno di una Italia forte, l’Italia ha bisogno di una Germania forte».