Un nuovo caso di corruzione potrebbe colpire il Parlamento europeo, ancora più clamoroso di quello scoppiato a dicembre 2022. I corrotti sarebbero alcuni deputati dell’Eurocamera, i corruttori esponenti del governo della Russia. I punti fermi della vicenda, finora, arrivano dalle dichiarazioni di due primi ministri. Il ceco Peter Fiala ha annunciato la scoperta di un «network per diffondere l’influenza russa e minare la sicurezza in Europa». L’intelligence di Praga ha avviato l’operazione, ma anche altri Paesi europei stanno lavorando all’indagine: le autorità di Varsavia hanno effettuato perquisizioni a Varsavia e nella città meridionale di Tychy.
La Cechia ha sanzionato due persone fisiche (Viktor Medvedčuk e Artem Marčevský) e una società a cui fa capo il sito Voice of Europe, che da lungo tempo tenta di influenzare l’opinione pubblica nei Paesi europei pubblicando contenuti «controllati e pagati dalla Federazione russa», si legge in una nota del servizio di sicurezza ceco. Ma soprattutto, il denaro di Mosca «è stato usato per pagare esponenti politici che diffondono la propaganda russa» e «uno degli obiettivi era influenzare le elezioni del Parlamento europeo». Il belga Alexander De Croo è stato ancora più specifico, dicendo durante un dibattito nel parlamento nazionale che «la Russia ha avvicinato alcuni eurodeputati, e li ha anche pagati, per promuovere la propaganda russa», ma senza fare nessun nome. Dal governo di Bruxelles mantengono uno stretto riserbo sostenendo che il Belgio non è attivamente coinvolto nell’indagine.
Al momento Voice of Europe è inaccessibile, tanto quanto il suo account X. Ma sul suo canale Youtube si trovano i video pubblicati negli ultimi mesi: ci sono interviste a eurodeputati e deputati nazionali, quasi tutti appartenenti a partiti di estrema destra, e perfino dibattiti girato all’interno dell’Eurocamera di Strasburgo. Le opinioni espresse dagli intervistati e i contenuti editoriali sembrano funzionali alla retorica e agli interessi di Mosca: critiche al coinvolgimento dell’Unione europea nella guerra, accuse di corruzione all’Ucraina, attacchi alle ingerenze degli Stati Uniti in Europa.
Nulla indica né lascia presupporre, comunque, che gli interlocutori abbiano ricevuto un compenso per le interviste. Uno di loro, Marcel de Graaff del partito olandese di estrema destra Forum voor Democratie, ha negato perentoriamente questa possibilità sul suo profilo X. Lo stesso de Graaff era stato denunciato con una lettera alla presidente Roberta Metsola da decine di suoi colleghi per quelle che vengono definite «menzogne inaccettabili», pronunciate dall’eurodeputato in un intervento in aula sul tema delle deportazioni di bambini ucraini in Russia.
Al momento Metsola non ha preso iniziative, pur dichiarandosi attraverso un suo portavoce «a conoscenza delle accuse mosse». I servizi del Parlamento non sono in grado di confermare il numero di eurodeputati che potrebbero essere sotto esame, ma affermano di essere al lavoro per indagare sulle accuse, in coordinamento con i propri partner istituzionali.
Mentre i funzionari dell’Eurocamera cercano risposte, alcuni eurodeputati sono già in allarme. La presidente del gruppo Renew Europe e candidata capolista alle prossime europee Valérie Hayer ha proposto un dibattito urgente sulla questione con una lettera formale a Metsola: «Se gli eurodeputati in carica o i candidati alle prossime elezioni europee hanno preso soldi o sono stati corrotti dal governo russo, devono essere smascherati». Alla fine della legislatura, però, mancano solo due sessioni plenarie, una a Bruxelles e una a Strasburgo, a metà e a fine aprile.
Il partito dei Verdi intanto chiede un’indagine a livello europeo e rilancia indiscrezioni di stampa secondo cui i politici coinvolti arrivano da Francia, Germania, Polonia, Belgio, Paesi Bassi e Ungheria. A Bruxelles circola anche un elenco di sedici nomi, tra deputati nazionali ed europei, a libro paga del Cremlino. Al momento è impossibile da verificare, ma potrebbe essere la prima lista nera del Russiagate.