Mentre la libertà economica è in declino in tutto il mondo, il Vietnam è in controtendenza. Il Vietnam ha ancora molto lavoro da fare per entrare nella schiera dei Paesi economicamente liberi, ma si sta muovendo nella giusta direzione. Nessun altro Paese di dimensioni paragonabili ha registrato guadagni così consistenti nell’Indice di libertà economica negli ultimi decenni. La Banca Mondiale ha scritto nel suo rapporto che: «Il Vietnam è stato una storia di successo nello sviluppo economico. Le riforme economiche avviate nel 1986 con il Đổi Mới (Rinnovamento), insieme alle tendenze globali positive, hanno contribuito a far passare il Vietnam da una delle nazioni più povere del mondo a un’economia a medio reddito in una sola generazione. Tra il 2002 e il 2022, il Prodotto interno lordo pro capite è aumentato di 3,6 volte, raggiungendo quasi tremilasettecento dollari. Il tasso di povertà (3,65 dollari al giorno, 2017 PPA) è sceso dal quattordici per cento del 2010 al 3,8 del 2020». Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) prevede che il prodotto interno lordo del Vietnam aumenterà del 5,8 per cento nel 2024, collocandosi al secondo posto nella regione.
Secondo l’aggiornamento di gennaio dell’Ufficio di ricerca macroeconomica dell’Asean+3 (Amro), l’economia vietnamita dovrebbe crescere del sei per cento quest’anno, dopo un rallentamento nel 2023, grazie alle aspettative di ripresa delle esportazioni: «Prevediamo che questo slancio positivo continui nel prossimo anno. Sebbene sia leggermente inferiore all’obiettivo ufficiale, lo attribuiamo a un ritmo più moderato di ripresa delle esportazioni», ha dichiarato Hoe Ee Khor, capo economista dell’Amro. Con una previsione di crescita del 6 per cento nel 2024, il Vietnam si è classificato al terzo posto nelle previsioni di crescita del Pil di Amro per il 2024, dietro alle Filippine (6,3 per cento) e alla Cambogia (6,2 per cento).
La crescita del Vietnam non ruota più solo intorno all’agricoltura, ma si è posizionata in settori ad alta tecnologia, tra cui l’Industria 4.0, i chip semiconduttori, l’IA e l’idrogeno, e sta attirando capitali internazionali. Nel 2023 gli investimenti diretti esteri ammontavano a 36,6 miliardi di dollari.
Come può il Vietnam continuare a progredire economicamente? Nell’Indice della libertà economica 2024, la Heritage Foundation rileva che il Vietnam è uno degli astri nascenti – in controtendenza rispetto al resto del mondo – ma individua anche dei punti deboli: «Lo Stato di diritto è complessivamente debole in Vietnam. Il punteggio dei diritti di proprietà del Paese è inferiore alla media mondiale; il punteggio dell’efficacia giudiziaria è inferiore alla media mondiale e il punteggio dell’integrità del governo è inferiore alla media mondiale. Il contesto normativo generale del Vietnam è relativamente ben istituzionalizzato, ma manca di efficienza».
Tuttavia, il dottor Oliver Massmann, direttore generale di Duane Morris Vietnam LLC, vede dei progressi nel rafforzamento dello Stato di diritto: «I recenti sviluppi positivi includono la nuova legge sul credito. Il 18 gennaio 2024, l’Assemblea nazionale del Vietnam ha approvato una nuova legge sugli istituti di credito, che fornisce una maggiore protezione contro l’appropriazione indebita e introduce requisiti più precisi per le banche in crisi. Soprattutto, la legge semplifica le procedure di approvazione, un miglioramento di cui il Vietnam (così come il resto del mondo) ha grande bisogno. La riforma del diritto fondiario è un altro aspetto positivo. I prezzi dei terreni dovrebbero ora basarsi maggiormente sui principi di mercato», ha affermato Massmann.
Un altro aspetto molto positivo, secondo Massmann, è il seguente: «Il Vietnam si è impegnato ad aprire il proprio mercato e ad aumentare la certezza del diritto per gli investitori nei suoi accordi di libero scambio e di protezione degli investimenti. L’accordo sulla risoluzione delle controversie tra investitori e Stato e sugli appalti pubblici stabilisce che le sentenze contro il Vietnam possono essere eseguite all’estero senza che il governo vietnamita possa opporsi». Questo sarebbe impensabile, ad esempio, in Cina.
La Heritage Foundation cita anche il livello di tassazione e il debito pubblico come caratteristiche positive: «L’aliquota massima dell’imposta sul reddito individuale è del trentacinque per cento e l’aliquota massima dell’imposta sulle società è del venti per cento. La pressione fiscale è pari al 18,2 per cento del Pil. Le medie triennali della spesa pubblica e del saldo di bilancio sono rispettivamente del 20,1 per cento e del -1,3 per cento del Pil. Il debito pubblico ammonta al 35,3 per cento del Pil».
Cosa può ancora migliorare il Vietnam? La percentuale di imprese statali in Vietnam rimane troppo alta e sono necessarie ulteriori privatizzazioni. Anche il diritto del lavoro deve essere riformato, perché ci sono troppe regole.
Il professor Andreas Stoffers, direttore della Fondazione Friedrich Naumann di Hanoi, sottolinea la lotta alla corruzione. Sebbene siano stati compiuti dei progressi, la situazione non è ancora soddisfacente. Stoffers suggerisce anche di creare un hub finanziario a Ho Chi Minh City, un’iniziativa di cui si sta già discutendo. Il Vietnam dovrebbe prendere esempio da Dubai: Dubai genera il quattordici per cento del suo Pil su 0,4 miglia quadrate del suo International Financial Center. Un progetto simile a Ho Chi Minh City potrebbe essere un importante passo avanti nel percorso del Vietnam verso un’economia di libero mercato.
L’articolo è stato originariamente pubblicato sul sito del Washington Examiner il 17 marzo 2024. Riproduzione autorizzata.