Ambizione cremlinianaIl parlamento georgiano approverà la legge russa, ignorando il no popolare

A Tbilisi si manifesta da oltre un mese contro il provvedimento che limita il dissenso, ma il partito di maggioranza va avanti su ordine della Russia. Oggi si scende in piazza anche a Milano (alle 19 in piazza Cordusio)

AP/Lapresse

La Georgia non ha un governo repressivo e criminale come quello della Russia, ma ne ha uno che prova a imitarlo in tante cose. E il risultato è una mostruosità dai tratti autoritari e antidemocratici, che esercita il suo potere contro un popolo pronto a scendere in piazza per difendere la sua libertà.

È successo, di nuovo, ieri a Tbilisi, quando migliaia di manifestanti si sono riuniti – per la verità dalla sera prima, nonostante la leggera pioggia – fuori la sede del Parlamento per impedire la votazione della legge sugli agenti stranieri, quella che è stata ribattezzata “legge russa” perché ricalca il modello di un’idea del Cremlino.

I manifestanti hanno provato a evitare scontri in un primo momento. Ci sono stati episodi di violenza solo quando la polizia antisommossa è intervenuta armata di idranti e gas lacrimogeni per isolare le persone, provocando il lancio di bottiglie di plastica contro gli agenti.

L’inviato del Guardian a Tbilisi, Daniel Boffey, ha scritto che «alcuni manifestanti sono stati portati via dagli agenti e i filmati circolati sui social media mostravano due dei detenuti mentre venivano presi a calci e pugni dalla polizia». Inoltre, l’agenzia responsabile delle indagini sulle accuse di brutalità della polizia, il Servizio investigativo speciale, ha fatto sapere di aver aperto un caso per accuse di uso eccessivo della forza.

I georgiani volevano impedire la terza e ultima lettura della proposta di legge al Parlamento unicamerale. Non è bastato. La commissione Giustizia ha dato l’ok in appena cinquantacinque secondi, come riporta Civil Georgia (il Guardian ha contato sessantasette secondi). La maggior parte dei parlamentari dell’opposizione sono stati trattenuti fuori al Parlamento dal caos e degli agenti di polizia, e nemmeno i parlamentari del Sogno georgiano erano presenti al completo. Il presidente della commissione Anri Okhanashvili ha detto che i parlamentari presenti non hanno fatto domande, osservazioni né espresso opinioni riguardo al progetto di legge. Lo hanno approvato e basta.

La presidente georgiana Salomé Zourabichvili, tra le principali oppositrici del provvedimento, ha posto il suo veto, ma di fatto ha solo allungato i tempi: oggi la maggioranza di governo guidata dal partito Sogno Georgiano sfrutterà i numeri in Parlamento per superare la soglia di settantasei voti – su un totale di centocinquanta parlamentari – in modo da aggirare il veto di Zourabichvili e far approvare ugualmente la proposta.

In Georgia la popolazione protesta nelle strade e nelle piazze ormai da più di un mese. La legge voluta dal partito populista Sogno Georgiano prevede che media e ong che ricevono almeno il venti per cento dei propri fondi dall’estero debbano registrarsi come entità che «perseguono gli interessi di una potenza straniera». Già un anno fa era stata proposta, in una formulazione leggermente diversa, e poi ritirata dopo enormi proteste di piazza.

Ad aprile l’argomento è tornato d’attualità perché la legge è tornata in discussione e i georgiani non vogliono saperne. In tutto il Paese le manifestazioni pacifiche dimostrano il desiderio e l’ambizione di Europa – e di Occidente libero – da parte di un intero popolo. Perché è sempre più evidente che questa legge liberticida allontanerebbe la Georgia dall’ingresso nell’Unione europea.

Ad esempio lo scorso 7 maggio l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri dell’Ue, Josep Borrell, aveva ricevuto una lettera firmata da trenta europarlamentari con cui si chiedeva, per la prima volta nella storia dell’Unione europea, la revoca dello status di candidato membro a Tbilisi. «Il costante atteggiamento antidemocratico delle autorità georgiane ha superato il limite», spiegavano i firmatari. Era anche un modo per far capire al partito Sogno Georgiano, e a tutto il governo, che con quella legge le velleità comunitarie di Tbilisi si erodevano.

È anche per questo che le manifestazioni si sono allargate, sono arrivate in tutta Europa. Anche a Milano, dove oggi alle 19, in piazza Cordusio ci si riunisce per protestare contro la legge sugli agenti stranieri e contro un governo troppo vicino alle idee e ai metodi della Russia.

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