Strage di civiliIsraele continua ad attaccare Rafah tra le condanne internazionali

Il premier Benjamin Netanyahu ha detto che i bombardamenti sugli sfollati palestinesi, che hanno provocato almeno quarantacinque morti, sono stati «un tragico errore». Ma non intende «porre fine alla guerra prima che tutti gli obiettivi siano stati raggiunti». Proseguono gli attacchi nella città. L’Ue pronta a lanciare un ultimatum a Tel Aviv: non si escludono sanzioni economiche

(La Presse)

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di portare avanti la guerra contro Hamas, nonostante le condanne internazionali dell’attacco aereo che domenica 26 maggio ha ucciso decine di palestinesi a Rafah, l’ultima città della Striscia di Gaza che non è ancora stata invasa. Secondo il ministero della Salute gestito da Hamas, almeno quarantacinque persone sono state uccise, mentre altre centinaia sono state curate per gravi ustioni, fratture e ferite da schegge.

Nelle ultime ore, gli attacchi israeliani nella città non si sono fermati. L’esercito israeliano sta continuando a prendere di mira il quartiere di Tal al Sultan, nel nord-ovest di Rafah, dove sarebbe stato colpito anche un ospedale da campo.

Parlando al parlamento israeliano, Netanyahu ieri ha detto che il raid di domenica è stato un «tragico errore», ma ha aggiunto: «Non intendo porre fine alla guerra prima che ogni obiettivo sia stato raggiunto». Il premier ha detto che è fondamentale che Israele prenda «ogni precauzione possibile» per proteggere i civili e ha insistito sul fatto che le Forze di Difesa Israeliane (Idf) stiano facendo del loro meglio «per non danneggiare coloro che non sono coinvolti» nel conflitto.

Martedì 28 maggio, su richiesta dell’Algeria, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà una riunione d’emergenza per discutere dell’attacco a Rafah. In una dichiarazione di lunedì, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha affermato che l’attacco ha «ucciso decine di civili innocenti che cercavano solo rifugio da questo conflitto mortale». «Non esiste un posto sicuro a Gaza. Questo orrore deve finire», ha aggiunto.

Il discorso di Netanyahu è stato interrotto da occasionali proteste da parte dei familiari degli ostaggi presi da Hamas durante l’attacco del 7 ottobre, alcuni dei quali lo hanno criticato per non aver raggiunto un accordo per il ritorno dei loro cari. «A Rafah abbiamo già evacuato circa un milione di residenti non combattenti e nonostante il nostro massimo sforzo per non danneggiare i non combattenti, qualcosa purtroppo è andato tragicamente storto», ha ripetuto il premier. «Stiamo indagando sull’incidente».

Le organizzazioni internazionali hanno condannato l’attacco. L’Ue insiste affinché Israele rispetti la sentenza della Corte internazionale di giustizia (ICJ) della scorsa settimana di fermare gli attacchi su Rafah. Josep Borrell, ha definito l’attacco di domenica «orribile». Secondo quanto riporta Politico, Bruxelles si sta preparando a lanciare un ultimatum a Israele: rispettare la sentenza della Corte internazionale di giustizia che chiede l’immediata sospensione dell’offensiva militare a Rafah, o affrontare «conseguenze» che potrebbero influenzare le sue relazioni economiche con l’Unione. Non si esclude l’ipotesi di sanzioni.

Nonostante la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, Israele si è impegnato a continuare l’invasione di Rafah. Il responsabile dei diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Turk, ha detto che l’attacco suggerisce che non vi sia stato «nessun cambiamento evidente nei metodi e nei mezzi di guerra utilizzati da Israele che hanno già portato a così tante morti civili».

Israele ha lanciato l’attacco a Rafah domenica poche ore dopo il primo attacco missilistico di Hamas su Tel Aviv dopo diversi mesi. Funzionari dell’Idf hanno affermato durante l’attacco a Rafah sono statu uccisi due alti comandanti di Hamas e che si sta indagando sulla morte di civili nell’area.

Un soldato egiziano è stato ucciso in uno scontro a fuoco tra le truppe israeliane e quelle egiziane vicino al varco di Rafah, al confine tra Egitto e Striscia di Gaza.

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