In Germania, la classificazione dei vini può risultare alquanto ostica, ma i più avvezzi ai termini specifici sanno che le etichette tedesche nascondono molteplici informazioni sull’origine del vino, inclusa la maturità delle uve utilizzate e il loro livello di dolcezza. Proprio la quantità di alcol risultante dalla fermentazione potenziale di tutto lo zucchero contenuto nell’uva al momento della raccolta (“alcol potenziale”) va a determinare i diversi livelli di qualità: dal Tafelwein (vino da tavola) al Landwein (vino regionale) fino ai Qualitätswein (vini di qualità), di cui i Qualitätswein mit Prädikat (QmP) rappresentano l’espressione più alta.
Questo sistema di qualità prevede sei livelli di maturazione delle uve, corrispondenti ad altrettante categorie di vini: un produttore, vendemmiando in periodi diversi, può così ottenere dallo stesso vigneto etichette appartenenti a tutte e sei le categorie. Una classificazione assai contorta, e non solo agli occhi dei profani, che sarà gradualmente abbandonata in favore di un approccio più simile a quello italiano e francese, in linea con le direttive dell’Unione Europea. Più piccolo è il territorio di provenienza, più alta sarà la posizione del vino nella piramide qualitativa.