Questo è un articolo del nuovo numero di Linkiesta Magazine + New York Times Climate Forward in edicola a Milano e Roma e negli aeroporti e nelle stazioni di tutta Italia. E ordinabile qui.
In alcune zone del centro di Singapore si possono registrare delle temperature di 5 o 6 gradi superiori rispetto alle aree rurali dei dintorni. Mentre l’intero pianeta si riscalda, il caldo torrido nelle aree urbane, da Phoenix a Mumbai, mette in pericolo la salute delle persone e rende la vita quotidiana insopportabile. Tutto questo avviene perché quasi ogni aspetto del modo in cui costruiamo le città, dagli edifici in cui viviamo alle automobili che guidiamo, amplifica il calore. A differenza della maggior parte delle città, però, Singapore sta investendo enormi risorse nel tentativo di abbassare la temperatura e sta apprendendo delle lezioni che potrebbero essere utili anche ad altri grandi centri urbani.
Il primo ministro di Singapore ha descritto il cambiamento climatico come una questione “di vita o di morte”. E ha ragione di preoccuparsi: ormai la città-Stato sperimenta durante l’intero anno umidità e temperature soffocanti e negli ultimi sei decenni è andata riscaldandosi a un ritmo doppio rispetto alla media globale.
Un caldo di quel tipo non si limita a essere fastidioso, ma può indurre malattie croniche e mortali e causare colpi di calore, danni ai reni e persino attacchi cardiaci. Poiché si prevede che entro il 2050 due terzi della popolazione mondiale vivrà in aree urbane, le temperature cittadine rappresentano un’enorme sfida per la salute globale. La rapida urbanizzazione ha reso Singapore ancora più calda. Ma un parte consistente dei problemi risiede nel modo in cui quasi tutte le città del mondo vengono costruite.
La prevenzione del cambiamento climatico nel suo complesso è fuori dalla portata di Singapore: la città-Stato emette infatti meno dello 0,1 per cento delle emissioni globali d carbonio. Ma c’è un modo infallibile per limitare le temperature in città, dicono i ricercatori: ripristinare quei processi naturali che raffreddavano la terra prima dell’urbanizzazione.
Moltissime città non hanno la ricchezza di Singapore e non sono governate attraverso il sistema politico dirigista che fa sì che la città-Stato asiatica possa muoversi molto rapidamente nella costruzione di nuove infrastrutture. Ma se alcune delle strategie messe in atto da Singapore per ridurre l’eccesso di calore sono costose, molte altre sono invece più semplici e più economiche, ad esempio, di una pianificazione per far fronte alle inondazioni o agli uragani.
Se si considera che la scorsa estate sono stati infranti in tutto il mondo i precedenti record di temperatura, il progetto di Singapore per rallentare l’impatto del caldo estremo sulle aree urbane appare sempre più urgente.
Gli edifici assorbono e irradiano calore, ma Singapore sta cercando di raffreddarli. L’ospedale Khoo Teck Puat è un esempio particolarmente significativo di questo tentativo. Il design a forma di “V” di questo ospedale convoglia la brezza proveniente da un laghetto vicino e porta aria fredda nell’edificio senza usare l’aria condizionata. Il progetto dell’edificio prevede la presenza di alberi e piante sia in un giardino centrale sia sul tetto nonché una copertura vegetale delle facciate. Queste piante forniscono ombra e riducono l’assorbimento di calore solare.
Inoltre, rilasciano acqua nell’aria sotto forma di vapore, raffreddando tutta l’area dell’ospedale. E funzionano come un nastro trasportatore che “sposta” il calore dal suolo verso l’alto.
Secondo i ricercatori, piantare più alberi è il modo più efficace per ridurre la temperatura di una città. «Se si volesse inventare il tipo più efficace di tecnologia per la gestione del clima, si potrebbe passa- re molto tempo nel tentativo di farlo. Di fatto, però, basterebbe progettare un albero», afferma Brian Stone Jr., direttore dell’Urban Climate Lab del Ge- orgia Institute of Technology.
Le strade intorno all’ospedale Khoo Teck Puat sono fiancheggiate da alberi e il cortile centrale dell’edificio è pieno di fitto fogliame. Durante il giorno, gli alberi proteggono i pedoni dal sole battente e impediscono ai raggi solari di riscaldare il marciapiede in cemento. E anche di notte le temperature sono più basse, dal momento che il calore rilasciato dal marciapiede è minore.
Secondo Stone, per poter utilizzare gli alberi come uno strumento per regolare lo stress climatico, le città dovranno trattarli come delle infrastrutture, accertandosi che siano sani ed efficaci. Tutto questo avrà un costo, ma si tratterà di una spesa molto inferiore rispetto a quella che le città affrontano per altre protezioni ambientali. «Si tratta di una vera e propria voce di bilancio, ma non è sproporzionata rispetto a quanto già spendiamo per la gestione ambientale nelle città”, spiega Stone. «È meno dell’1 per cento di quanto spendiamo ogni anno per la manutenzione delle fognature di Los Angeles».
Singapore sta anche incoraggiando l’integrazione del verde direttamente negli edifici, offrendo incentivi finanziari per la realizzazione di giardini sui tetti e di giardini verticali. Il fogliame può funzionare come una tenda naturale, ombreggiando le strutture murarie e isolando il materiale edilizio dal calore, riducendo di conseguenza la necessità di ricorrere all’aria condizionata.
Singapore ha dipinto i tetti di alcuni edifici con delle vernici riflettenti di colore chiaro, che, secondo i primi studi, assorbono meno calore e potrebbero ridurre la temperatura ambientale intorno agli edifici di un paio di gradi. Anche a New York si sta sperimentando qualcosa di simile: dal 2009 a oggi sono stati ricoperti con vernici riflettenti più di 10 milioni di metri quadrati di tetti, riducendo così la necessità di condizionamento dell’aria e l’emissione del calore prodotto dagli impianti per il raffreddamento. Anche delle semplici scelte progettuali possono avere un grande impatto sulla temperatura di un edificio.
I palazzi del nuovo Jurong Lake District di Singapore non hanno un’esposizione diretta al sole e questo permette di mantenere delle temperature interne inferiori. Inoltre, gli architetti stanno pro- gettando delle soluzioni che incoraggiano la ventilazione trasversale: se le si consente di spostarsi da un lato all’altro di un edificio, la corrente spinge fuori l’aria più calda facendone entrare di più fresca. «È così possibile avere una grande area che non necessita di un grande utilizzo dell’aria condiziona- ta per essere confortevole», spiega Richard Hassell, direttore e fondatore dello studio WOHA Architects, che ha progettato l’Hotel Parkroyal. «Si può rendere il comfort passivo».
Ripensare le città un solo edificio alla volta com- porta ovviamente che si possano ottenere risultati circoscritti. E anche gli edifici più all’avanguardia possono influenzare negativamente l’ambiente circostante in modi imprevisti.
Infatti, un nuovo complesso residenziale con tutti i “crismi” di un design urbano efficiente potrebbe S comunque rendere il quartiere più caldo se blocca il flusso del vento, spiega Winston Chow, che guida il gruppo di ricerca Cooling Singapore. «Un nuovo sviluppo residenziale potrebbe annullare tutti i vantaggi, finendo per causare un peggioramento della situazione», afferma Chow. Per affrontare il fenomeno delle “isole di calore” urbane, è fondamentale non solo migliorare il design di ogni edificio, ma anche considerare il rapporto degli edifici su cui si interviene con le aree circo-stanti della città.
Marina Bay è stata progettata da zero, dando alla città l’opportunità di progettare un intero nuovo quartiere tenendo conto del problema dell’innalza- mento delle temperature. Un parco di duecentocinquanta acri, Gardens by the Bay, vanta una vasta gamma di alberi e piante che rinfrescano l’area circostante. Le ricerche hanno dimostrato che più grandi sono gli spazi verdi, maggiore è l’effetto di raffreddamento.
Spesso la densità dei grattacieli nel centro delle città limita i flussi ventosi intrappolando il calore, ma in questo caso l’assortimento di edifici alti, medi e bassi funziona come una vela capace di catturare le fresche brezze marine e di indirizzarle al livello dei pedoni. Inoltre, ventitré edifici fanno parte di un sistema di raffreddamento interconnesso evitando che ciascuna costruzione debba ricorrere a un proprio sistema di aria condizionata.
A Singapore c’è una strada nota come “vicolo dei condizionatori” che dimostra come una serie di piccole decisioni mal coordinate possano causare un grande problema di calore eccessivo. In quel punto della città centinaia di condizionatori convogliano l’aria calda dagli appartamenti e dalle attività commerciali verso la stessa stradina.
Dinamiche simili si verificano nella maggior parte delle città caratterizzate da un clima caldo: Ogni edificio ha i propri sistemi di raffreddamento, e l’abbassamento delle temperature interne ha come conseguenza un ulteriore riscaldamento dell’ambiente circostante.
Nel luglio dell’anno scorso, che è stato il mese più caldo mai registrato a livello globale, a Phoenix si sono raggiunte per diciassette giorni temperature pari o superiori a 46 gradi. In quei giorni, le bottiglie d’acqua si deformavano e i runner più indefessi an-davano a correre alle quattro del mattino indossando del e torce frontali. E nell’intera contea di Maricopa, di cui Phoenix è il capoluogo, sono morte decine di persone per patologie legate al caldo estremo.
Il modo in cui la città è stata progettata ha reso ancora più brutali gli effetti di un’estate così calda. Sebbene siano stati piantati un po’ di alberi in quartieri che erano del tutto privi di ombra, a Phoenix ci sono nel complesso pochi alberi e ci sono invece ampie distese di asfalto che assorbono il sole. Secondo una ricerca di Climate Central, più di 1,3 milioni di residenti di quella città dell’Arizona vivono in aree in cui l’isola di calore urbana fa sì che la temperatura cresca più di 4,5 gradi.
Il quartiere di Marina Bay a Singapore è stato progettato nel suo insieme in modo che, invece di raffreddare piccoli spazi singolarmente, sia possibile raffreddare molti edifici contemporaneamente facendo scorrere l’acqua refrigerata attraverso una rete di tubi isolati termicamente. La rete di teleraffrescamento è molto più efficiente della somma di tante piccole unità di condizionamento e permette di ridurre sia il consumo di energia sia l’immissione di calore nell’ambiente circostante.
Anche in altre città, come ad esempio a Parigi, si applicano sistemi simili e lo stesso avviene nei campus di alcune università americane. Ma per funzionare in modo efficiente, il teleraffrescamento richiede spesso che un certo numero di proprietari di terreni e di progettisti riescano a coordinarsi fra loro. Inoltre, l’adeguamento di strutture già esistenti è costoso. Singapore, che può pianificare in modo dirigista nuovi sviluppi su larga scala delle proprie aree urbane, com’è avvenuto nel caso di Marina Bay, gode di un vantaggio.
Secondo i ricercatori, è più semplice intervenire con la creazione di parchi e di altri grandi spazi ver- di che siano in grado di raffreddare le aree limitrofe. Le misurazioni della temperatura dell’aria mostra- no che il parco Bishan di Singapore, con i suoi 155 acri, può avere una temperatura inferiore di circa un grado e mezzo rispetto ai blocchi residenziali ad alta densità che si trovano nel centro della città. «Più l’estensione del parco è grande, più il verde penetra anche nelle aree residenziali», spiega Chow. Ma anche i parchi hanno i loro limiti. Singapore ha quindi sviluppato una soluzione più sistematica: una rete di “corridoi” verdi che collegano tra loro gli spazi verdi e permettono all’aria fresca di circolare in tutta la città.
I corridoi verdi hanno già avuto successo anche in altre città, tra cui Medellín, in Colombia, dove sono stati piantati più di 880.000 alberi in trenta corridoi, che a quanto pare hanno ridotto di circa 5 gradi la temperatura media dell’aria nella zona circostante. «Un corridoio può quantomeno gene- rare questo tipo di circolazione di aria fresca in una città. E l’aria fresca può estendersi anche all’area esterna, creando sacche di sollievo dal caldo», dice Tamara Iungman, ricercatrice presso l’Institut de salut global di Barcellona.
Secondo l’Urban Climate Lab, la soluzione più C efficace per ridurre la temperatura è una piantumazione diffusa di alberi a livello della strada lungo i marciapiedi della città. «Non possiamo affidarci ad alcuni nuclei densi di boschi urbani e di microforeste per raffreddare l’intera città. Dobbiamo invece diffondere ovunque il verde», sostiene Stone.
Gli sforzi di Singapore per ridurre le isole di calore urbane possono davvero contrastare in modo efficace l’aumento delle temperature globali contribuendo ad abbassarle? Probabilmente no, riconoscono i funzionari locali. Ma anche solo mantenere stabili le temperature sarebbe una grande vittoria. «Penso che stiamo semplicemente cercando di evitare che si avverino le previsioni di un ulteriore aumento delle temperature», dice Adele Tan, vice-direttrice generale dell’Autorità per la riqualificazione urbana di Singapore.
Gli urbanisti e i politici stanno riconoscendo che le soluzioni innovative per raffreddare le città offrono anche altri benefici. I corridoi verdi e le grandi aree alberate, ad esempio favoriscono la biodiversità, offrono spazi per il tempo libero ai residenti e aiutano a prevenire le inondazioni. «È una piacevole sorpresa trovarsi in questa fase del cambiamento climatico e rendersi conto che il nostro intervento prioritario ha tutte questi effetti collaterali positivi», dice Stone.
© 2023 THE NEW YORK TIMES COMPANY
Questo è un articolo del nuovo numero di Linkiesta Magazine + New York Times Climate Forward in edicola a Milano e Roma e negli aeroporti e nelle stazioni di tutta Italia. E ordinabile qui.