Città naturaliIl numero de Linkiesta Magazine dedicato alla salvaguardia del Pianeta

Clima, ambiente e, in particolare, metropoli sostenibili che si adattano al riscaldamento globale puntando sul verde e il blu: sono questi i temi del nuovo Linkiesta Magazine con gli articoli di Climate Forward del New York Times e le firme de Linkiesta. Si può ordinare su Linkiesta Store senza spese di spedizione

Illustrazione di copertina a cura di Giordano Poloni

Dalla newsletter settimanale di Greenkiesta (ci si iscrive qui) – È una puntata diversa dalle altre, quella di oggi. Avete presente la (bella) sensazione che si prova quando, dopo mesi di lavoro, si tocca con mano il risultato finale? Ecco, a Linkiesta stiamo vivendo quei giorni lì, perché venerdì 26 aprile uscirà in edicola (ma si può già acquistare online) il nuovo Linkiesta Magazine con gli articoli di Climate Forward del New York Times e le firme del nostro giornale. Perché ve ne parlo su Greenkiesta? Perché è un numero dedicato al cambiamento climatico, ai temi ambientali e, nello specifico, alle città del presente e del futuro. Città che devono essere progettate per migliorare la vita degli esseri umani, non delle automobili, mettendo al centro degli approcci urbanistici il verde urbano e le infrastrutture per chi si sposta a piedi o in bici. 

Il titolo di copertina è, non a caso, “Città naturali”, che torna anche nella prima sezione della cover story che ho avuto il piacere e l’onore di curare e scrivere. Le straordinarie illustrazioni di Giordano Poloni, che si è occupato anche di ciò che vedete copertina, hanno fatto il resto. È una cover story corposa, approfondita e ricca di elementi concreti che si possono già individuare nell’illustrazione introduttiva: verde urbano, persone che passeggiano o vanno in bicicletta (o in cargo bike), specchi d’acqua, terreni morbidi, piste ciclabili, mezzi pubblici.  

Il mio pezzo inizia con la storia di Kongjian Yu, l’architetto cinese che da bambino rischiò la morte per annegamento ma si salvò grazie alla natura (poi capirete) e che in età adulta inventò il concetto di “città spugna”, uno dei tanti modi per parlare di Nature based solution applicate ai centri urbani: a una natura impazzita a causa del cambiamento climatico dobbiamo rispondere con la stessa moneta, ossia con altro verde e altro blu. Solo così renderemo le nostre città capaci di reagire all’estremizzazione climatica: si parte dall’adattamento per arrivare alla mitigazione dell’emergenza più pervasiva della nostra epoca.

Per farlo, però, bisogna scardinare un modello produttivo e urbanistico che nella seconda metà del Novecento ha creato città grigie, inospitali e povere di biodiversità. Nell’articolo principale troverete interviste a Federico Parolotto di Mic-Hub e Andrea Balestrini di Land, e in parallelo abbiamo individuato i cinque pilastri – supportati da esempi realmente esistenti, anche in Italia – delle città naturali: è il frutto del lavoro in sinergia tra giornalisti, designer (Nello Alfonso Marotta e Caterina Cedone) e photo editor.

Il tema dei centri urbani verdi e spugnosi torna anche nella sezione “Idee” del magazine, dove troverete un contributo di Elena Granata, professoressa di Urbanistica al Politecnico di Milano, scrittrice e divulgatrice. Granata ha paragonato la città iper-asfaltata alla «sciura milanese che nei suoi weekend al Forte si ostina a passeggiare in spiaggia in pelliccia»: entrambe sono fuori dal tempo e si aggrappano ostinatamente a un passato che deve rimanere tale. 

 La sezione “Idee”, preceduta dall’editoriale del direttore responsabile de Linkiesta Christian Rocca (il focus è sulle elezioni europee, fondamentali anche per la lotta al riscaldamento globale, perché «non ci sarà nessun progresso climatico senza istituzioni europee forti e libere da condizionamenti esterni»), è composta da altri due contributi molto utili per orientarsi in questi tempi impazziti. Da una parte Pierfrancesco Maran, assessore alla Casa del Comune di Milano e candidato alle europee con il Partito democratico, scrive di aria inquinata e soluzioni politiche per contribuire a ripulirla; dall’altra Francesco Cundari (iscrivetevi alla sua newsletter quotidiana “La linea”, se ancora non lo avete fatto) si addentra nella singolare contrapposizione «tra agricoltura e natura, e anche tra destra tradizionalista e conservazione dell’ambiente». 

Il bello del nuovo LK Magazine, completamente ridisegnato rispetto ai precedenti, è che quanto descritto finora rappresenta solo una piccola percentuale di tutto ciò che potete trovare nelle sue 192 pagine. La parte sulle città si chiude infatti con un pezzo del Climate Forward del New York Times su come Singapore sta cercando di “raffreddarsi” per resistere all’aumento delle temperature, per poi passare al mio reportage – con le foto di Studio Figure – in una scuola pubblica milanese molto particolare: si tratta dell’istituto Arcadia del Gratosoglio, contraddistinto da un indirizzo Ambientale applicato alle classi delle medie. Ho parlato con il preside e gli insegnanti, visitato l’istituto e curiosato tra i corridoi e i prati del cortile: tornare nelle scuole fa sempre un certo effetto. 

Archiviata la cover story, il magazine si articola in quattro sezioni – “Acqua”, “Aria”, “Fuoco” e “Terra” – con gli approfondimenti scritti da redattori o collaboratori de Linkiesta e dalle penne del New York Times. Chiara Beretta ha parlato di un ambizioso progetto di rewilding tra Cile e Argentina; Alessandro Cappelli dell’eolico ucraino che sboccia anche durante la guerra; Andrea Fioravanti dell’operato “verde” di Ursula von der Leyen, il cui Green deal rischia di rimanere “solo” un capolavoro legislativo; Lidia Baratta di come la crisi climatica sta cambiando la professione del meteorologo (esiste anche la figura del meteorologo sportivo!); Davide Burchiellaro delle fotografie di Arko Datto nel delta del Bengala; Antonio Carnevale della «sostenibile vitalità del legno». 

I contenuti non finiscono qui, tra analisi, infografiche e fotografie. Dal New York Times, i cui articoli sono stati tradotti da Guido De Franceschi, vi segnalo ad esempio il pezzo di Emma Bubola, con gli scatti di Camilla Ferrari, sull’heat divide che accentua le discriminazioni tra i lavoratori milanesi. Ma anche l’approfondimento di Ivan Penn, Stanley Reed e Brad Plumer sull’eolico offshore statunitense, che termina con un “box” in cui intervisto Fulvio Mamone Capria, presidente dell’Associazione delle energie rinnovabili offshore (Aero). E ancora: il progetto nel deserto per proteggere la barriera corallina, i riti dell’estivazione stravolti dal riscaldamento globale, i dubbi sull’estrazione mineraria sottomarina, le pompe di calore e tanto (tanto) altro. Non vi resta che ordinare una copia sul Linkiesta Store (vi lascio nuovamente il link) o attendere venerdì per comprarlo “come si faceva una volta”: sarà disponibile in edicole selezionate di Milano e Roma e in tutti gli aeroporti e le stazioni d’Italia. 

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