Democracy mattersL’attacco a Trump dimostra che la polarizzazione è la minaccia più grande alla nostra sicurezza

Pina Picierno scrive che quanto è accaduto al tycoon americano è una lezione per i leader occidentali che hanno il dovere di creare un nuovo linguaggio democratico, evitando l’estremizzazione e promuovendo il bene comune

LaPresse

L’attentato a Donald Trump è solo l’ultimo atto di un costante arretramento del dibattito democratico negli Stati Uniti e nelle società occidentali che vede scivolare il dibattito pubblico verso l’irreversibilità di uno scontro estremo e verso una nuova fase di terrore frutto di una radicalizzazione che coinvolge le ali estreme della società. Estremismi di destra, razzisti, xenofobi fanno il paio con cellule impazzite che all’odio non sanno che rispondere con la violenza che non punta più solo ai simboli ma direttamente ai leader. 

L’onda lunga di questo deterioramento del nostro perimetro democratico nasce da molto lontano: i ricordi più vividi che abbiamo ancora negli occhi sono le immagini di Capitol Hill, quando il conservatorismo americano ha definitivamente ceduto il passo al trumpismo, e ai suoi discorsi caricaturali. 

La condanna per il vile attentato al tycoon americano è sacrosanta e deve impegnarci a mettere in campo degli strumenti efficaci per difendere le nostre democrazie in modo stabile e duraturo. Non può esserci nessuna piano e nessuna politica di sicurezza senza la scelta di un nuovo alfabeto in cui la democrazia torni a essere bene comune e non una coperta da tirare fino a farla strappare in nome della polarizzazione.

Questa è la responsabilità cui sono chiamati i leader del mondo occidentale: una strategia che metta tra le sue priorità la decodificazione e il respingimento dei tentativi di influenza di autocrati e dittatori che puntano a far saltare l’ordine mondiale. I proiettili contro Donald Trump ci ricordano, ancora una volta, che la democrazia è l’unica casa possibile per vivere in pace e sicurezza.

X