Cambia tuttoE se fosse il tempo della competenza?

Alla guida di alcune importanti testate del giornalismo enogastronomico è arrivata una nuova ondata di professionisti preparati, esperti del settore e pronti a raccontare questo mondo con la consapevolezza che merita

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La notizia è arrivata da poco e il pensiero di esclamare soddisfatti «Non c’è due senza tre» sorge spontaneo. Sembra sia solo calciomercato da giornalisti, ma è invece interessante anche per chi i giornali li legge e da quelli prende le sue informazioni, fa le sue scelte e determina i suoi consumi.
Ma andiamo con ordine, a beneficio di chi in questo ambiente non ci bazzica quotidianamente.

Il verticale di Repubblica dedicato al cibo, Il Gusto, ha una nuova direttrice, Eleonora Cozzella: professionista di grande esperienza e competenza, cresciuta nel gruppo, succede a un giornalista prestato alla cucina per passione, allontanato per indagini in corso.

Pochi giorni dopo, il giovane, talentuoso (e schivo) Lorenzo Ruggeri, figura di spicco del settore enogastronomico internazionale e italiano cresciuto nelle scuderie del Gambero Rosso, diventa il nuovo direttore del giornale succedendo a un giornalista prestato all’enogastronomia, andato a fare comunicazione alla Zecca dello Stato. 

Dopo qualche settimana, due giovani e brillanti penne, competenti e riflessive, Valentina Marino e Annalisa Zordan, diventano nuove curatrici della guida ai ristoranti del Gambero Rosso. 

Veniamo da tempi bui, nei quali il giornalismo enogastronomico era appannaggio di una casta di uomini anziani, benestanti, con contratti inattaccabili e pensieri unici, sempre uguali a loro stessi. Persone che nel tempo avevano talmente nelle mani il dibattito, da farlo diventare sostanzialmente a senso unico. Un condensato di cortigianeria e di scambi, di lobby e di favori, di parole e di autoincensazioni. 

Questa nuova ondata di professionisti, tecnici prima di tutto e giornalisti che nel tempo hanno frequentato cucine, visitato cantine, hanno consumato suole delle scarpe andando in giro per il mondo a scoprire questo settore dall’interno, sono una prospettiva ottimista per il futuro. Perché questo tipo di racconto ha bisogno di persone competenti, formate, curiose ma soprattutto con le basi tecniche indispensabili non per giudicare – è passato quel tempo – ma per indagare, capire, raccontare, spiegare, semplificare senza banalizzare. Non ci servono critici, ci servono esperti in grado di traslare pensieri e riflessioni verso un pubblico sempre più preparato ma sempre più desideroso di approfondimento e sempre meno di storielle fotocopiate e sempre uguali. Abbiamo bisogno di capire meglio e di saperne di più, di non leggere slogan e titoli urlati ma articoli circostanziati e spiegazioni dettagliate, che ci diano finalmente il metro della complessità di questo settore, del suo peso sociale, culturale, strutturale. E ci diano gli strumenti – da professionisti del settore o da semplici consumatori – per capire il reale, e interpretarlo con consapevolezza. 

La speranza? Che questo nuovo modello diventi la norma, che l’enogastronomia diventi finalmente un tema come un altro del panorama dell’informazione e si passi da ricette, marchette e recensioni a pensiero, tendenze, riflessioni, pungolo, riferimento, ispirazione, documentazione, cultura, formazione. Che l’asticella si alzi per tutti, che aumenti la concorrenza e quindi la competenza nostra e dei lettori, per far crescere il settore e permetterci di fare un significativo passo avanti nella nutrizione, nella difesa delle filiere e nella comunicazione di temi fondanti della nostra vita quotidiana. 

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