Non è ancora la stagione di punta per le traversate di migranti attraverso il Canale della Manica, ma il 2024 si sta già rivelando un anno eccezionale. Il numero di persone che sono arrivate in Regno Unito attraversando illegalmente la Manica ha infatti raggiunto un nuovo record durante i primi sei mesi di quest’anno. Secondo le cifre provvisorie diffuse dal ministero dell’Interno, solo nella scorsa settimana più di ottocento persone sono arrivate sulle coste britanniche, portando il totale annuale a oltre tredicimila migranti; un aumento del diciassette per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
L’arrivo di un numero sempre crescente di migranti irregolari via mare dal 2018 a oggi ha incrementato significativamente il numero complessivo delle richieste di asilo. Nello specifico, più di un terzo delle 67.337 domande di asilo presentate nel Regno Unito nel 2023 provenivano da richiedenti arrivati illegalmente via mare nel Paese.
Le recenti cifre sottolineano l’urgenza di trovare una soluzione al problema. E il problema più grave nel sistema di asilo nel Regno Unito è il numero di casi arretrati. Negli ultimi anni, il numero di casi di asilo in attesa di una decisione iniziale è infatti aumentato notevolmente. Per essere più specifici, nell’anno che si è concluso a marzo 2024, la cifra ammontava a 118.300 domande; dopo il livello record raggiunto a giugno 2023 con quasi centosettantacinquemilacinquecento domande.
L’aumento del numero di arrivi nel Paese, la mancanza di risorse e i problemi amministrativi sono solo alcune delle cause che hanno portato a questa situazione. Se in passato la maggior parte delle decisioni sulle richieste di asilo veniva presa entro sei mesi, nel 2022 – l’anno più recente per cui sono disponibili dati – il tempo medio di attesa è salito a ventuno mesi.
Durante l’attesa, i richiedenti asilo, per lo più non autorizzati a lavorare, sono principalmente ospitati dal ministero dell’Interno in diverse strutture; tra cui centri di detenzione, alloggi come la chiatta Bibby Stockholm oppure hotel. Questo però comporta di conseguenza elevati costi per i contribuenti. Nello specifico, il sistema è costato 3,96 miliardi di sterline nel 2022-2023, rispetto ai cinquecento milioni di sterline di un decennio prima.
Oltre a creare enormi costi finanziari, la mancata gestione dell’immigrazione illegale risucchia denaro dal budget per gli aiuti internazionali e distrae i ministri e i funzionari parlamentari da altre questioni. L’idea che i richiedenti asilo restino a oltranza negli hotel è politicamente tossica, ma ancor più terribile per i rifugiati che aspettano interminabilmente una decisione dal governo. Le loro vite sono in sospeso, in attesa di una risposta che sembra non arrivare mai.
Questo insieme di fattori contribuisce a rendere il sistema di asilo inefficiente e costoso, alimentando un senso di frustrazione e insoddisfazione sia tra i richiedenti asilo che tra i cittadini stessi. Perché, a differenza degli arrivi illegali sulle coste britanniche, gli arretrati nella gestione delle richieste d’asilo sono qualcosa che il governo può controllare.
Ma se il sistema di asilo del Regno Unito si trova oggi in questa crisi, gran parte della responsabilità ricade sul governo conservatore.
Durante il loro mandato, lungo quattordici anni, si è registrato un aumento vertiginoso delle traversate su piccole imbarcazioni. Le centoventimila persone che hanno attraversato illegalmente la Manica su piccole imbarcazioni dal 2020 sono infatti arrivate sotto il governo dei Tory. Nel frattempo, nessun volo pieno di migranti senza documenti è arrivato in Ruanda finora sotto il controverso piano di deportazione del primo ministro Rishi Sunak.
Secondo il think tank British Future, che conduce sondaggi su questa questione dal 2015, il malcontento pubblico verso la gestione dell’immigrazione da parte del governo conservatore ha raggiunto livelli record. Tra il 69 per cento delle persone che si dichiarano insoddisfatte, il fallimento di Sunak nel «fermare gli arrivi illegali» è il motivo più citato per la loro disapprovazione.
La politica conservatrice sull’immigrazione è una storia di obiettivi ambiziosi e politiche severe che non hanno portato a una riduzione dell’immigrazione, sia essa illegale o legale. Al contrario, questa è aumentata fino a raggiungere livelli record. Chiunque esamini il record dei Tory sull’immigrazione dal loro arrivo a Downing Street nel 2010 a oggi non sarà sorpreso da questo enorme divario tra retorica e realtà.
Ciò non sembra però aver fermato Sunak, che nel suo manifesto elettorale in vista delle elezioni generali di giovedì 4 luglio, ha dichiarato di essere fiducioso che la combinazione tra l’Illegal Migration Act 2023 e la politica di deportazione in Ruanda scoraggi nuovi arrivi nel Paese. «Abbiamo intrapreso azioni coraggiose per ridurre il numero di persone che arrivano in questo Paese. I livelli di migrazione sono ancora troppo elevati, ma il nostro piano sta funzionando», ha ripetuto più volte Sunak. I numeri ostinatamente alti nei primi mesi di quest’anno raccontano però una storia diversa.
Dal canto suo, il leader laburista Keir Starmer ha dichiarato di non essere affatto meno impegnato nella sicurezza delle frontiere e nel fermare le imbarcazioni che attraversano la Manica, ma che per raggiungere questo obiettivo è necessario un piano serio per affrontare le bande di contrabbandieri e risolvere il sistema di asilo in Regno Unito. L’idea del Labour è quello di combinare controllo e compassione: sono stati proclamati a gran voce messaggi forti sul controllo delle frontiere ma idee più liberali per il sistema di asilo.
C’è un netto contrasto di principi riguardo la gestione delle domande d’asilo tra Labour e Tory: il partito di Starmer si propone di processare le richieste di coloro che arrivano senza permesso, mentre i conservatori hanno approvato leggi dichiarando l’intenzione di non farlo. Inoltre, per eliminare l’arretrato, il partito laburista creerebbe una «nuova unità accelerata per i rimpatri e l’esecuzione», con altri mille dipendenti per elaborare le richieste.
Questo ha scaturito pesanti critiche da parte della destra politica britannica, con il premier Sunak che ha dichiarato che un governo laburista «rilascerebbe tutti coloro che abbiamo arrestato». «Quei migranti illegali non saranno sugli aerei per il Ruanda», ha detto Sunak, aggiungendo: «Saranno in giro per le nostre strade a fare pressione sui servizi pubblici. E a proposito, posso dirvi che i migranti sono ora in coda a Calais in attesa di un governo laburista in modo che possano venire qui e restare qui».
In risposta, Starmer ha avvertito che l’arretrato delle richieste di asilo raddoppierebbe entro la fine dell’anno se i conservatori restassero al potere. «Ci sono attualmente cinquantamila persone in attesa di processo. Se Rishi Sunak continuerà come primo ministro, questo numero raggiungerà i centomila entro la fine dell’anno».
L’immigrazione rappresenta una sfida cruciale per i conservatori in vista del voto di questa settimana. Mentre cercano di placare gli elettori più duri sull’argomento e frenare la fuga di sostenitori verso Reform UK con un discorso deciso e tagli alle politiche migratorie, devono fare attenzione a non allontanare gli elettori più moderati. Questi ultimi, meno propensi a dare priorità all’immigrazione, sono più interessati a soluzioni concrete riguardo al costo della vita e allo stato dei servizi pubblici.
Il Labour, d’altro canto, non è immune dalle difficoltà derivanti da questa problematica. Se da un lato gli elettori hanno perso fiducia nei conservatori sulla gestione dell’immigrazione, dando al governo attuale valutazioni estremamente negative, dall’altro non sono convinti che Starmer e il suo partito possano risolvere efficacemente il problema. Nonostante infatti, secondo i sondaggi, i laburisti abbiano conquistato un vantaggio sui conservatori per la prima volta nella gestione di asilo e immigrazione, molti elettori ritengono che «nessun partito» sia in grado di affrontare adeguatamente l’argomento.
Il Labour attualmente trae vantaggio dall’essere il partito dell’opposizione, poiché non è ritenuto responsabile dei fallimenti visti finora. Tuttavia, questa dinamica potrebbe rapidamente cambiare se, come prevedono i sondaggi, dovesse vincere le elezioni e andare al governo.