Il cibo è politica, non c’è dubbio. Che non ci si possa limitare a trattarlo come semplice oggetto di nutrimento è un dato di fatto. Il cibo è economia, arma da guerra, sociologia. E lo possiamo vedere anche adesso, durante la campagna per le presidenziali di Kamala Harris, che sta puntando anche su questo aspetto: «Non credo che ci sia stato nessuno che capisca il potere della cucina come Kamala» ha dichiarato Alex Prud’homme, autore di un libro pubblicato lo scorso anno, “President: Food, Politics, and a History of Breaking Bread at the White House”, in cui ha raccontato proprio il rapporto con il cibo dei vari presidenti americani. Il cibo come strategia politica, come fonte di potere o di ambizione al potere, insomma. Gli Stati Uniti ci hanno abituato alle incursioni private dei suoi politici o presidenti, conosciamo quali sono le passioni di ognuno di loro e questo perché gli americani, padri indiscussi del marketing, hanno capito ben prima dei tanti influencer di oggi che aprire una piccola finestra di luce sulla propria vita intima riesce a catturare l’attenzione delle persone e ad attirarle in una sorta di condivisione di normale quotidianità.
Kamala Harris l’ha compreso benissimo e i suoi video in cucina sono diventati a tutti gli effetti strumento di campagna elettorale. Già durante un’intervista a The Cut del 2018, ha messo al centro del racconto della sua vita da senatrice la cucina: «Tutto il resto può essere pazzesco, posso essere su sei aerei in una settimana, ma ciò che mi fa sentire normale è preparare la cena di famiglia domenica sera. Se sto cucinando, mi sento come se avessi il controllo della mia vita. Mia figlia mangia solo pesce, niente carne, quindi lo scorso fine settimana ho fatto il pesce spada e ho tostato cardamomo e semi di cumino e l’ho fatto con aglio e cipolla e limone e l’ho marinato, ed era davvero delizioso. Poi ho fatto le polpette di agnello per tutti con menta e prezzemolo e un po’ di coriandolo, e poi un piatto con dello yogurt e cetrioli e un po’ di sommaco. Ascoltiamo sempre musica quando cuciniamo: questa domenica, ad esempio, ci siamo dati al jazz».
È il racconto di una vita normale, come quella di tanti. Una mamma che cucina per i suoi figli, che è attenta ai gusti, che usa il cibo come mezzo per rilassarsi dopo una giornata di lavoro particolarmente intensa: che sì, lo sappiamo, fa tanto famiglia del Mulino Bianco (anche se Harris non ha figli biologici e per questo è molto criticata), ma un’immagine del genere rimanda nell’immaginario a scene di serenità familiare, che in qualche modo avvicinano le persone a personaggi, come la Harris, che sono molto distanti per ceto sociale e vita professionale. «Il messaggio del presidente sul cibo tocca tutto, dal gusto personale alla nutrizione globale, alla politica, all’economia, alla scienza e alla guerra, per non parlare di razza, classe, genere, denaro, religione, storia, cultura e molte altre cose» — ha scritto nella prefazione al suo libro Alex Prud’homme. Ed è vero, si può guardare la storia americana, e quella di tutti gli altri Paesi, attraverso la lente di ingrandimento del cibo. Le politiche adottate, la sensibilità o il disinteresse verso il settore agroalimentare, l’impegno su tematiche relativa al lavoro, le leggi: tutto ciò che ruota intorno al cibo può diventare oggetto di politica e, in questo caso, di campagna elettorale.
Lasciando perdere una piccola débâcle della signora Harris di qualche anno fa, quando aveva chiesto dei cubetti di ghiaccio per rinfrescare un bicchiere di vino bianco, la candidata alla presidenziali già in altre occasioni aveva utilizzato le sue abilità culinarie per costruire un racconto più personalizzato ed empatico sul suo personaggio: è del 2020, infatti, la serie “Cooking with Kamala“, format che l’ha vista ai fornelli insieme a ospiti di diverso tipo.
D’altronde che la cucina dovesse rientrare nelle sue abilità (anche politiche) è qualcosa che ha imparato fin da piccola: sua madre, Shyamala Gopalan, le ha sempre consigliato di mangiare del buon cibo e di imparare a cucinare, come ha rivelato lei stessa in un’intervista a Glamour di qualche anno fa. E Kamala deve averla presa in parola, captando l’enorme potere che si cela dietro il cibo e la sua condivisione. In questi giorni, negli Stati Uniti, è ritornato virale anche un suo video del 2019, in cui, durante un soundcheck per un’apparizione televisiva, spiegava alla giornalista la sua tecnica di preparazione del tacchino per il Ringraziamento: «Metti sale e pepe ovunque. Immagina di insaponare un bambino all’esterno e all’interno del corpo».
How much does @KamalaHarris like to cook? She answered my husband's ? about brining a turkey about 1 min before going on @PoliticsNation from Columbia, SC (after I was on). I recorded her response 'cause I don't cook and she was speaking a foreign language. 😂 #kamalacooks pic.twitter.com/IZiQ6iOnTQ
— Jonathan Capehart (@CapehartJ) November 26, 2019
Cose normali per una persona normale: sembra essere questo il messaggio e, in un mondo di politica fatta spesso di discorsi senza capo né coda e poco ancorati alla concretezza, potrebbe essere la mossa giusta. E già si parla di Harris Bump, ossia di un fenomeno, iniziato nell’era degli Obama, che darebbe una spinta al mondo della ristorazione e dell’agroalimentare. Durante la presidenza di Obama, infatti, molti ristoranti alla moda furono presi d’assalto dalle persone comuni e tutto perché i due coniugi amavano trascorrere il loro tempo libero andando a mangiare nelle cucine più in vista di Washington DC, fatto che ha portato a un aumento di clienti nei ristoranti visitati anche del quaranta per cento. Le cose sono leggermente cambiate in seguito: Donald Trump al massimo si nutriva nei fast food e Joe Biden aveva una singola passione, il gelato.
Kamala Harris è tutt’altro, anche su questo fronte rispetto al suo possibile avversario. Ama cucinare, ma adora anche sedersi a tavola in ristorante e mangiare di gusto. «La prima cosa che posso dire è che mangia. È una donna che ama il cibo. L’ho vista al tavolo, avrà mangiato un intero branzino» ha raccontato la chef di Centrolina, Amy Brandwein, con la quale Harris si è voluta anche complimentare per il suo ruolo di comando all’interno della brigata in cucina. Sì, perché lei nelle cucine ci entra proprio: la candidata alle presidenziali che posa per i social media accanto a cuochi, lavapiatti e camerieri è ormai diventata una consuetudine. Il potere normalizzato accanto al lavoro. Che sia una strategia costruita a tavolino o meno, sembra essere la strada giusta per arrivare alla gente normale. In fondo le più grandi decisioni della storia sono state prese a tavola: che questa sia la volta buona per prenderle direttamente ai fornelli?