Leggendo il report dell’Istat “Le molestie: vittime e contesto”, si rimane impietriti. Immobili come le centinaia di migliaia di donne che non hanno denunciato le violenze subite per paura o, banalmente, per mancanza di istituzioni a cui rivolgersi. Un insieme di numeri che disegnano un mercato del lavoro ancora pieno di oppressione, abusi e ricatti.
A livello europeo le molestie sessuali sono definite «come qualsiasi forma di comportamento indesiderato, verbale, non verbale o fisico, di natura sessuale, avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona, in particolare quando crea un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo». In Italia, l’Istat ha stimato che il 13,5 per cento delle donne lavoratrici di età compresa tra 15 e 70 anni abbia subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale. La percentuale raggiunge il 21,4 per cento se guardiamo alle donne più giovani di età compresa tra 15 e 24 anni.
Le molestie sono compiute attraverso molteplici atti, tra i quali rientrano sguardi inappropriati e lascivi, immagini o foto dal contenuto esplicitamente sessuale, scherzi osceni di natura sessuale, commenti offensivi sul corpo o sulla vita privata, avances inappropriate, umilianti oppure offensive sui social, email o messaggi sessualmente espliciti e inappropriati. Queste condotte sono utilizzate anche per realizzare dei veri e propri ricatti a sfondo sessuale in ambito lavorativo a cui le donne devono sottostare se vogliono mantenere l’occupazione o ottenere una promozione.
Il report evidenzia la mancanza di punti di riferimento per denunciare gli autori delle condotte illecite. Oltre otto intervistati su dieci, infatti, hanno dichiarato che non saprebbero a chi rivolgersi. Di conseguenza le donne denunciano molto raramente i casi di molestia o ricatto sessuale subiti sul luogo di lavoro. L’Istat afferma che solo il 2,3 per cento delle donne vittima di molestie ha contattato le forze dell’ordine, mentre l’87,7 per cento delle donne che ha subito un ricatto a sfondo sessuale in azienda ha scelto di non denunciare. Numeri impietosi che impongono un cambiamento. Nessuna donna deve essere costretta a subire passivamente comportamenti indesiderati per mantenere il posto di lavoro.
*La newsletter “Labour Weekly. Una pillola di lavoro una volta alla settimana” è prodotta dallo studio legale Laward e curata dall’avvocato Alessio Amorelli. Linkiesta ne pubblica i contenuti ogni. Qui per iscriversi