Propagandista in chiefMaria Zakharova, la delegata alla disinformazione russa che minaccia l’Italia

Da anni la portavoce aggredisce il nostro Paese, i giornalisti e chiunque si opponga al regime di Vladimir Putin, e quasi mai nessuno reagisce. Ma chi è lei, e perché opporsi alla sua narrazione è diventato sempre più difficile? Una risposta arriva da un ex diplomatico di Mosca

AP/Lapresse

In questi anni, le opinioni pubbliche occidentali hanno imparato a conoscere Maria Zakharova, quarantotto anni, già Direttrice del dipartimento informazione e stampa del Ministero degli esteri della Russia, e ora portavoce del ministro degli Esteri Sergey Lavrov. Oneri e onori per la propagandista in capo del Cremlino, inserita nel 2016 dalla Bbc nella lista delle cento donne più influenti al mondo, e dall’Unione europea e dagli Stati Uniti in quella dei soggetti sanzionati dopo l’invasione estesa dell’Ucraina del febbraio del 2022.

Cresciuta tra la dittatura cinese e quella russa (è vissuta a Pechino e si è laureata in sinologia a Mosca), nel corso di questi anni ha lavorato in sinergia con la sua omologa Hua Chunying, con la quale ha rivoluzionato il significato di guerra ibrida e di “misure attive”. L’influenza russa e quella cinese in Occidente vanno di pari passo anche se colpiscono in modo separato e con stili diversi.

Aggressiva e roboante la russa, silenziosa e operosa la cinese, hanno nel corso del tempo strutturato un arcipelago di siti, opinionisti, politici, giornalisti e guerriglieri social più o meno fake che rappresentano l’ossatura della narrazione anti-occidentale. Una guerra che stanno vincendo, vista la capacità di penetrazione dentro le opinioni pubbliche europee e statunitensi.

Ma come ci racconta un ex diplomatico russo che per molti anni è stato in servizio in Italia e che ora aiuta le famiglie dei dissidenti anti-putiniani che si trovano all’estero, il «vero tesoro degli uffici diplomatici russi sono gli archivi, grandi contenitori di materiali compromettenti per tante personalità passate e presenti del dibattito pubblico». L’Italia, aggiunge, «è da sempre zona franca, Maria Zakharova lo sa bene ed è per questo che può permettersi di attaccare in modo diretto» e non subire alcuna conseguenza.

«Si riflette sempre poco – continua – sui tanti personaggi che sono transitati per l’ambasciata italiana a Mosca, ci sono persone che hanno lavorato lì e che ora sostengono nelle istituzioni l’agenda politica di Putin. Misure attive di successo promosse dal Cremlino e da Zakharova».

Una dimostrazione plastica di questa condizione è rappresentata dall’ultimo caso in ordine temporale che ha visto protagonista la portavoce di Lavrov: il servizio del TG1 realizzato da Stefania Battistini e Simone Traini a Kursk, nei territori oggetto della controffensiva ucraina dichiarando che «i resoconti dei media occidentali dalla regione di Kursk perseguono una serie di obiettivi, tra cui la protezione dei crimini di Kyjiv, la manipolazione dell’opinione pubblica e la creazione del contesto necessario per un ulteriore sostegno occidentale alle forze armate ucraine. Questi pseudo-reporter possono essere qualificati solo come traditori della professione che si sono abbassati a partecipare direttamente alla fabbricazione e diffusione della propaganda ucronazista».

Un attacco frontale alla sicurezza dei giornalisti italiani e l’accusa al servizio pubblico del nostro Paese di essere parte di una campagna ibrida contro la Russia, un esempio quindi in grande stile di rovesciamento della realtà fattuale che sarebbe potuto diventare una rivendicazione diplomatica del nostro Paese, e che invece è passata sotto silenzio. Battistini e Traini sono stati rimpatriati in modo rapido per ragioni di sicurezza, e l’ambasciatore italiano a Mosca è stato convocato proprio dal ministero degli Esteri russo.

Mentre chi racconta i crimini russi e la resistenza ucraina viene marchiato dal regime russo e lasciato a sé stesso, chi invece ha il passaporto italiano e lavora per la causa putiniana nei territori illegalmente occupati del Donbas non corre nessun rischio, anzi. Andrea Lucidi, che è il maggior esponente dei propagandisti putiniani che opera in quei teatri, qualche tempo fa su X aveva dichiarato che l’ambasciata italiana a Mosca presta i servizi diplomatici ai nostri concittadini che vivono in Crimea, Donbas e Luhansk. Abbiamo chiesto più volte da marzo a oggi all’ufficio stampa della nostra ambasciata di chiarirci questa evidenza, senza avere nessun tipo di riscontro.

«La diplomazia italiana a Mosca è sempre stata un mondo a parte», ci ricorda la nostra fonte. «Non è un caso che ci sia un riconoscimento de facto dei territori occupati che passi per l’erogazione di servizi consolari. Basta vedere chi viene ricevuto alle feste in ambasciata. Zakharova è l’ombrello di copertura di tutti questi “pseudo giornalisti” come Lucidi, Avondet, Statello e non mi stupisce che professionisti come Battistini e Piagnarelli siano lasciati soli perché proteggerli costerebbe troppo».

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