Il lunedì nero delle borse mondiali, il 5 agosto, è iniziato con il crollo della Borsa di Tokyo sui timori di una imminente recessione recessione americana. Il giorno dopo, in apertura delle contrattazioni, da Tokyo è arrivato il rimbalzo, con un +8 per cento dell’indice Nikkei.
Nella giornata di ieri, i mercati finanziari globali hanno vissuto uno dei momenti di maggior tensione degli ultimi anni. La borsa di Tokyo è crollata del 12%, influenzata negativamente dal secondo rialzo dei tassi della Banca del Giappone in diciassette anni, che ha fatto impennare lo yen rispetto al dollaro. Anche i listini di Stati Uniti, Regno Unito ed Europa ieri sono scesi, con Piazza Affari che ha chiuso a -2,27 per cento, mentre Wall Street ha registrato un -2,6 per cento.
I primi segnali di preoccupazione c’erano stati già prima del weekend. Tra giovedì e venerdì i listini hanno perso il cinque per cento sui timori di recessione dell’economia americana, che a luglio ha aggiunto 114mila posti di lavoro, meno rispetto ai 170mila previsti. La disoccupazione è arrivata al 4,3 per cento, dato più alto dall’ottobre 2021, in più l’indice di fiducia manifatturiero aveva fatto scattare l’allarme. E non hanno tranquillizzato i dati pubblicati ieri che mostrano come il settore dei servizi abbia continuato a crescere a un ritmo superiore alle attese. Nel fine settimana Goldman Sachs aveva alzato le probabilità di una recessione dell’economia statunitense entro il prossimo anno dal 15 al 25 per cento.
A contribuire alla preoccupazione di una recessione americana è anche il generale calo di entusiasmo per il settore dell’intelligenza artificiale. Dopo circa due anni di continua crescita, ora molti pensano che gli enormi investimenti fatti nel settore non stiano dando i risultati sperati. La scorsa settimana varie importanti aziende tecnologiche avevano diffuso i loro risultati economici trimestrali, che in alcuni casi non hanno soddisfatto le aspettative.
Il segnale più preoccupante era stata la cessione di quasi metà azioni Apple in possesso della Berkshire Hathaway di Warren Buffett. La holding del miliardario americano si prepara da settimane alla tempesta sui mercati, con una liquidità che viaggia ormai verso i 300 miliardi di dollari.
L’indice delle “magnifiche sette” di Big Tech, Apple, Meta, Microsoft, Alphabet, Amazon, Tesla e Nvidia, è arrivato a perdere quasi dieci punti: 800 miliardi di capitalizzazione svaniti in un giorno.
L’accusa di Wall Street è che la Federal Reserve avesse agito troppo lentamente nel tagliare i tassi, che si collocano tra il 5,25 per cento e il 5,50 a un livello record dal 2006. Il presidente della Federal Reserve di Chicago Austan Goolsbee ha spiegato ieri che la banca centrale è pronta a intervenire se l’economia americana dovesse deteriorarsi e sembra probabile un taglio dei tassi a settembre.
A fine luglio il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, aveva confermato che un imminente taglio dei tassi di interesse era una possibilità perlomeno probabile. La prossima riunione della Federal Reserve dovrebbe tenersi tra il 17 e il 18 settembre, ma ora alcuni investitori stanno iniziando a chiedersi se il taglio non sarà annunciato prima, in una possibile riunione di emergenza.
Il crollo delle Borse intanto è entrato anche nella campagna americana. Donald Trump ha parlato di «disastro annunciato» e attaccato i Democratici. Trump prima aveva prima attaccato il presidente della Fed Jerome Powell, accusandolo di essere al servizio di Joe Biden e pronto ad aiutarlo intervenendo sull’inflazione alla vigilia delle elezioni. Poi ha dichiarato che potrebbe lasciarlo al suo posto se tornerà alla Casa Bianca.
Ma a creare tensione sui mercati c’è anche la guerra tra Iran e Israele, che ha portato gli investitori a vendere, generando isteria sui mercati.