Le tensioni tra Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni non sarebbero ancora finite. Dopo il voto contrario di Fratelli d’Italia al secondo mandato della presidente della Commissione europea, Repubblica racconta che a Bruxelles cresce l’irritazione per i tempi troppo lunghi con cui Palazzo Chigi ha deciso di gestire la nomina del nuovo commissario Ue. Il termine per le designazioni scade a fine mese. Ma la casella vuota di Roma pesa, anche perché dei 27 Paesi solo in cinque non hanno fornito ancora l’indicazione. Due di questi, il Belgio e la Bulgaria sono giustificati dal fatto di non avere ancora un governo in carica. Poi manca il Portogallo, già soddisfatto dalla presidenza del consiglio europeo di Antonio Costa e quindi consapevole che riceverà probabilmente un portafoglio minore, e la Danimarca. Ma dei Paesi «di peso» è assente solo l’Italia.
Per di più l’Italia continua a reclamare un portafoglio «pesante» e la vicepresidenza ma – dicono – nello stesso tempo non riesce nemmeno a formulare un nome. Da Bruxelles, i tempi lunghi vengono interpretati come un modo per tirare la corda nel negoziato.
Negli scambi informali, la presidente della Commissione ha ricevuto la conferma che entro pochi giorni – forse già mercoledì, in Consiglio dei ministri – verrà ufficializzata la candidatura del ministro Raffaele Fitto, attuale ministro per gli Affari europei.
Il ritardo però sarebbe provocato dai problemi interni alla maggioranza e dai dubbi sulla sostituzione di Fitto. Proprio sull’eredità di Fitto, che gestisce il Pnrr italiano, si concentra un’altra preoccupazione a Bruxelles, visto il grande ritardo con cui il nostro Paese sta attuando il piano post Covid. Cambiare il ministro che ha gestito questo dossier viene considerata una sfida.
Il nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza sta diventando di nuovo oggetto delle attenzioni europee, soprattutto dopo la battuta pronunciata pochi giorni fa dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che lo ha paragonato ai piani quinquennali dell’Urss leninista. Una frase che non è affatto piaciuta nei Palazzi dell’Unione, anche perché il Next Generation Eu era finalizzato ad aiutare in primo luogo l’Italia.
Resta sullo sfondo, poi, anche la questione di genere. Come noto, la presidente dell’esecutivo europeo non ha apprezzato la designazione di commissari in netta maggioranza uomini. Solo cinque al momento sono donne. E non è escluso che ci possa essere un riequilibrio con diverse bocciature sulle vicepresidenze, a cui anche Fitto aspira.