A Praga di solito si cerca la birra. Nonostante locali posh, ristoranti gourmet e panifici-gioielleria sbuchino come funghi, il malto resta una questione di fede. Le birrerie si scelgono in base al brand di birra che spillano, in genere ben esposto accanto all’insegna fuori dal locale, e sceglierne una piuttosto che un’altra è un po’ come aderire a un culto religioso o tifare una squadra di calcio. Da turisti si provano un po’ tutte e quando si torna scatta il gioco nostalgico dei confronti con la birra locale. Ah, ma la birra in Cechia….
A Praga, però, c’è anche un luogo che con la birra e con il malto non c’entra proprio nulla, un’insegna che fa gola a tutti gli amanti dei distillati. In Žitná, una delle strade nevralgiche che collegano Náměstí Míru e Karlovo Náměstí, il Rum House Caribbean Bar raccoglie e mette in mescita circa millecinquecento diverse etichette di rum, dalle referenze base agli imbottigliamenti più ricercati, oltre a servire una lunga lista di cocktail dedicati a questo distillato.
Tutte le etichette della Cechia
Luci soffuse, musica caraibica in sottofondo e quattro pareti, completamente rivestite di bottiglie di rum. Una collezione che arriva da tutto il mondo, tra rum bianchi e invecchiati, a marchio delle distillerie e degli imbottigliatori (tra cui non mancano gli italiani). Dietro al bancone c’è Lucia Hava, che gestisce il locale assieme all’ex-marito con cui ha aperto il Rum House quasi quindici anni fa. «Eravamo appassionati di rum e di musica caraibica, ci piaceva l’atmosfera di quelle culture e poi, nel 2010, abbiamo aperto il bar. Allora – racconta Lucia – avevamo solo duecentocinquanta rum». Nel tempo però le etichette crescono e il menu si inspessisce, fino a superare le sessanta pagine.
Qui i rum sono suddivisi per provenienza geografica (partire da un Paese produttore può essere un buon modo per iniziare ad approcciarsi al mondo del rum) e in ordine alfabetico, dall’Africa (Seychelles) alle Isole Vergini, mentre a seguire sono elencate le collezioni e una serie di aggiunte scritte a mano in bella grafia nelle ultime pagine. «Abbiamo ogni bottiglia che è possibile acquistare in Repubblica Ceca, non le vendiamo chiuse, ma sono tutte disponibili per la mescita, così chi assaggia un rum che gli piace, è libero di trovarlo e acquistarlo». A pensarci, mancano solo quelli italiani, ma è soltanto questione di tempo e arriveranno sul mercato boemo.
Collezioni ed edizioni limitate
L’unica eccezione la fanno le collezioni e le edizioni limitate che Lucia e Milan hanno acquistato appena uscite sul mercato. Trattandosi spesso di vecchi imbottigliamenti numerati e irripetibili, alcuni anche di più di vent’anni fa, oggi potrebbero essere più difficili reperire sul mercato per un semplice consumatore. Queste referenze occupano quattordici pagine del menu e sono tutte suddivise per imbottigliatore e per collezione. Berry Bros & Rudd, Bristol, Cadenhead’s, Compagnie des Indes, Duncan Taylor, Mezan, Plantation (che adesso si chiama Planteray, in Italia con Compagnia dei Caraibi), Silver Seal: sono solo alcuni nomi della lista, in cui non mancano alcuni ben noti imbottigliatori italiani, come Samaroli, di cui vengono proposte diverse referenze, Velier con la serie Habitation e anche vecchie selezioni speciali di Pellegrini. Chicche che incuriosiscono in bella vista tra gli scaffali, assieme a quelle che, nelle ultime pagine del menu, vengono inserite a mano.
«Al momento l’etichetta più costosa è un trent’anni della distilleria giamaicana Appleton», dice Lucia. Ma anche quello è in mescita, perché è giusto che chiunque possa decidere, per una sera, di permettersene un sorso.
Non è un bar per pochi
Certo, al cospetto degli alti scaffali e di quel menu infinito si rischia di sentirsi un po’ in soggezione, ma questo non è un bar per soli esperti, anzi. Sebbene sia diventato un punto di riferimento in città per gli appassionati, gran parte della clientela è rappresentata da persone che a questo distillato si stanno avvicinando o che vengono qui per l’ampia proposta di etichette e la possibilità di esplorarne sempre di nuove. Hai voglia ad arrivare a millecinquecento.
La stessa Lucia ha imparato qui tutto quello che sa. «Più che viaggiare nei Caraibi, ho viaggiato tra gli assaggi e così ho imparato molte cose, potendo contare su tutte queste etichette», racconta. Quando le si chiede se le ha assaggiate tutte, sorride e scappa con lo sguardo tra le bottiglie. Come puoi venderle, se non le conosci? Dietro al bancone tiene alcuni dei quaderni in cui annota gli appunti su ogni rum che assaggia. Nei momenti liberi si va a segnare tutte le informazioni che li riguardano, oltre alle note di degustazione.
Al Rum House da profani o per un cocktail
Mettiamo dunque di capitare qui per caso e di non avere la più pallida idea di cosa scegliere dal mastodontico menu. «In realtà – spiega – la maggior parte dei clienti preferisce farsi consigliare. Succede sia con chi entra qui per la prima volta, sia con i clienti abituali, che oramai sanno di potersi fidare, ma anche con le persone un po’ più esperte, curiose di scoprire qualche nuova etichetta».
C’è sempre qualcosa che non si è mai assaggiato e nei consigli Lucia è abilissima. Chiede quali sono i gusti, se si preferiscano gli aromi più dolci, speziati, marini o erbacei, i gusti più morbidi o più secchi. Una volta raccolto l’identikit ci pensa un attimo e le brillano delle idee negli occhi. Si dirige con passo deciso verso alcune bottiglie poi torna portandone due-tre, le fa annusare, ne tratteggia con parole semplici le differenze, poi si sceglie. Difficile che non ci azzecchi.
Ma si può bere solo rum liscio? Che questo non sia un cocktail bar lo si capisce subito, ma è in realtà il posto giusto in cui ordinare un drink a base rum. In carta ce ne sono più di venti e Lucia li prepara tutti – lavorava come barlady anche prima del Rum House. A questi si aggiunge un suo signature molto semplice. «Quando sono stata in Giamaica, ovunque facevano rum punch ed erano tutti diversi a seconda di chi li preparava, così una volta rientrata ho voluto preparare il mio». La ricetta? Rum giamaicano, succo e scorza di lime, poi qualcos’altro che non le si può chiedere. Bisogna andare là e indovinarlo.