Bistecche perfette E sulla carne coltivata a che punto siamo?

Israele, Singapore e Stati Uniti (in parte) la producono e la vendono. In Europa non è ancora arrivata nessuna richiesta, in Italia la contestiamo a prescindere mentre nel Regno Unito sta per uscire una gamma di prodotti per animali preparati con proteine coltivate

Foto di Pavel Danilyuk

Israele, Singapore e Stati Uniti: gli unici Paesi al mondo che al momento hanno approvato la produzione e la commercializzazione della carne coltivata. Ma tra pochi mesi, anche se al momento solo per il consumo animale, il Regno Unito si sta accodando.

In Israele la carne coltivata è una solida realtà, approvata da gennaio 2024 dal governo che ha dato il permesso di produrre e commercializzare in Israele alla Aleph Farm, che si definisce una realtà di agricoltura cellulare. La realtà collabora con il celebre chef Marcus Samuelsson per creare una gamma di prodotti e ricette, unendo la sua competenza culinaria al gusto delle carni coltivate. L’azienda sta aspettando l’autorizzazione per vendere anche a Singapore, nel Regno Unito, in Svizzera e negli Stati Uniti.

Dal canto suo, l’azienda statunitense di carni coltivate GOOD Meat ha da poco annunciato il lancio al dettaglio di un nuovo prodotto, GOOD Meat 3, nel reparto surgelati della macelleria Huber’s Butchery, specializzata in carni di prima qualità, a Singapore. Sarà disponibile per il resto del 2024 e avrà un prezzo di SGD$7,20 per una confezione da 120 grammi. Singapore è stata la prima nazione al mondo ad approvare la vendita di carne coltivata e la carne di Good Meat lì è disponibile da dicembre 2020 e, da allora, è stata servita ai consumatori dai ristoranti raffinati alle bancarelle dei venditori ambulanti alle app di consegna di cibo. Il prodotto disponibile per l’acquisto è Good Meat 3, un pollo sminuzzato fatto con il tre per cento di carne coltivata in combinazione con ingredienti di origine vegetale: una bassissima percentuale, certo, ma comunque significativa rispetto al tema e al progresso futuro.

Negli Stati Uniti il tema della commercializzazione è divisivo: la Florida ha deciso di boicottarla e da maggio è vietato vendere, distribuire, creare e persino possedere alimenti a base di carne prodotta in laboratorio. L’Alabama ha preso la stessa decisione e altri stati potrebbero seguirla, come l’Arizona o il Tennessee. Ma accanto a queste prese di posizione politiche, il mondo reale va avanti in autonomia, e per esempio la chef francese Dominique Crenn ha firmato un contratto di partnership con un marchio che vende carne coltivata, Upside Foods, che al momento però pare sospeso. Come sospesa – ma solo per il momento – è la vendita di carne coltivata a marchio Good Meat negli Stati Uniti, autorizzata nel luglio 2023. Il primo ristorante a servirla negli Stati Uniti è stato il China Chilcano di José Andrés a Washington DC, che l’ha usata in un piatto di ispirazione peruviana a base di pollo coltivato marinato con salsa anticucho e servito con patate e chimichurri.

La Corea sta facendo esperimenti usando il riso come supporto.

E nel Vecchio Continente? Ad oggi, in Europa, non è possibile produrre carne coltivata. Non risulta una richiesta all’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, per farne valutare la sicurezza e quindi metterla in produzione ma anche venderla. Nonostante questo, l’Italia a fine 2023 ha fatto approvare una legge – con il dubbio palese del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – che l’Unione Europea ha bloccato, perché in contrasto con la libera circolazione delle merci, uno dei principi cardine del nostro sistema sovranazionale. Perché promulgare comunque la legge? Per dare un segnale politico, per cavalcare il pregiudizio popolare, per raccogliere consensi e stimolare il gastronazionalismo, a discapito della realtà delle cose, e della possibilità di contribuire, da parte del nostro Paese, alla costruzione di un nuovo e possibile sistema alimentare. Grilli e carne coltivata ci salveranno? Probabilmente no, probabilmente non noi e non subito. Ma di sicuro impedirne lo studio e la vendita non faranno altro che farci perdere un’occasione di crescita. Ma soprattutto, questo blocco è un atto politico che incide sulle nostre scelte e possibilità alimentari ed è un’ingerenza politica nella nostra libertà. Lo Stato deve garantirci che tutto quello che si produce e si vende sia sano, ma non deve occuparsi della sua aderenza a sistemi alimentari consueti o – peggio – proteggerci da immaginari cambiamenti delle abitudini “italiane”.

E mentre noi ci autolimitiamo, qualcuno non solo la sta studiando, ma è andato talmente avanti nella sperimentazione da arrivare nel giro di qualche mese alla vendita, anche se al momento solo per consumo animale. È il caso del Regno Unito, dove è stata concessa l’autorizzazione all’utilizzo di polli allevati da cellule animali per il settore dell’alimentazione animale. L’azienda Meatly, specializzata in alimenti per animali domestici, dovrebbe essere la prima a lanciarlo. Meatly è la prima azienda in territorio europeo a essere autorizzata a vendere carne coltivata, dopo l’autorizzazione del Regno Unito per il suo cibo coltivato per animali domestici.

Ottenere l’ok a produrre e vendere rende Meatly anche la prima azienda di carne coltivata in assoluto a essere autorizzata per la vendita in un Paese europeo. L’annuncio pubblico segue uno stretto processo di collaborazione tra Meatly e gli enti normativi del Regno Unito, la Food Standards Agency (Fsa), il Department for Environment, Food and Rural Affairs (Defra) e l’Animal and Plant Health Agency (Apha). I dipartimenti governativi del Regno Unito competenti hanno garantito che Meatly rispetta tutte le normative necessarie e che l’azienda ha superato il rigoroso processo di ispezione dell’Apha. Sostenuta da un investimento da 3,5 milioni di sterline, Meatly ha ottenuto l’approvazione in meno di due anni di attività e ha sviluppato una base di coltura che costa meno di una sterlina al litro, riducendo significativamente i costi di produzione.

La mente dietro a questa azienda tech è Owen Ensor, originario di Edimburgo, e la sua visione etica del cibo c’entra molto con questa avventura imprenditoriale. Owen ha iniziato a lavorare come consulente presso Bain & Company nel Regno Unito e in Sud Africa, poi è entrato a far parte di Sanergy, una start-up con sede a Nairobi, creando un sistema a spreco zero utilizzando insetti come mangime per animali. Ha ampliato questa attività creando una produzione pilota, facendola approvare dalle istituzioni, conducendo le vendite e raccogliendo fondi per quello che ora è il più grande impianto di trattamento dei rifiuti dell’Africa orientale. Mentre lavorava presso Sanergy, Owen è diventato vegano e ha capito che allevare insetti non era in linea con i suoi valori. Dopo aver lasciato Sanergy, Owen ha lavorato in sei Paesi diversi, aiutando aziende alimentari internazionali, governi e investitori a migliorare le loro strategie alimentari a base vegetale. Owen è vegano da otto anni e crede che allontanandoci dall’agricoltura animale possiamo creare un mondo più pacifico, più sano e più sostenibile.

Jim Mellon, fondatore di Agronomics, un investitore di Meatly, ha spiegato perché ha deciso di puntare su questa azienda: «L’approvazione normativa di Meatly è un evento storico per il settore. Grazie alla sua innovazione tecnologica e alla stretta collaborazione con le autorità governative, Meatly sta aiutando a dimostrare che possiamo avere successo nella commercializzazione di prodotti coltivati per animali domestici in tutto il Regno Unito. I nostri animali domestici consumano enormi quantità di carne ogni giorno e quindi questo sviluppo può svolgere un ruolo cruciale nel ridurre le emissioni, il consumo di risorse e la sofferenza degli animali causati dalla produzione tradizionale di carne».

Ma come viene prodotta questa carne non animale? Lo spiega direttamente l’azienda: «Produciamo vera carne, senza animali. I nostri animali domestici possono mangiare della vera carne senza mai ferire nessun altro animale. Per farlo, il nostro team ha preso le cellule da un singolo uovo di gallina, solo una volta, e adesso riusciamo a produrre abbastanza carne, proprio qui nel Regno Unito, per nutrire i nostri animali domestici per sempre. Prendiamo un piccolo campione di cellule da un uovo di gallina, una volta sola, scegliendo l’uovo da una nota azienda agricola che fornisce uova per la ricerca medica. Li abbiamo scelti per i loro elevati standard di benessere e sicurezza e per avere una tracciabilità completa delle nostre cellule. Dopo di che, non utilizziamo mai più un altro prodotto animale nella nostra produzione. Invece di far mangiare l’erba agli animali e creare nutrienti per nutrire queste cellule, lo facciamo noi stessi. Forniamo tutte le vitamine, i minerali e gli amminoacidi di cui le cellule hanno bisogno per crescere grandi e forti, fino a diventare carne. Coltiviamo queste cellule in un contenitore che controlla parametri come la temperatura e l’acidità, proprio come faremmo con lo yogurt o la birra. Quando la carne è pronta, collaboriamo con i principali produttori mondiali di alimenti per animali domestici per realizzare pasti per i nostri amici a quattro zampe. È solo puro pollo. Nient’altro.

La domanda su quanto questa carne sia sana è immediata, e anche in questo caso arriva la rassicurazione: «I nostri prodotti sono privi di Ogm e non utilizziamo mai antibiotici. Gestiamo ogni fase del processo produttivo in modo da garantire che la nostra carne non contenga sostanze chimiche indesiderate, batteri o altre sostanze nocive. È solo pollo, il che la rende una fonte sana di proteine e nutrienti per gli animali domestici. Stiamo attualmente lavorando con la Food Standards Agency del Regno Unito e con il Department for Environment Food & Rural Affairs e tutti i prodotti venduti nel Regno Unito saranno approvati da entrambe le agenzie». Il fatto che Agronomics, un investitore leader nel Regno Unito nella carne coltivata, e Pets at Home, il principale rivenditore di animali domestici del Paese, sostengano questa avventura non può che sottolineare quanto sia promettente.

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