La Corte Costituzionale dal 2019, con la sentenza sul caso DjFabo, chiede al Parlamento italiano di varare una legge sul suicidio assistito. Richiesta ribadita dalla Consulta con una nuova sentenza il 18 luglio scorso. Ma la politica fa ancora melina.
Come racconta Repubblica, il testo incardinato in commissione al Senato, il disegno di legge del senatore del Pd Alfredo Bazoli, avrebbe dovuto essere discusso in aula il 17 settembre, come prevede il regolamento per i provvedimenti che hanno le firme di un terzo dei componenti del Senato. Ma l’arrivo in aula sarà poco più che un atto formale. Le due commissioni Sanità e Giustizia in sette mesi non hanno quasi mai esaminato il testo, quindi si deve ripartire dall’inizio.
«Pur di evitare che si giunga mai alla discussione», denuncia il senatore Bazoli, «la destra ha chiesto ben novanta audizioni di soggetti estranei all’argomento, con un intento puramente dilatorio. L’obiettivo è impantanare tutto. La verità è che non vogliono affrontare la discussione di un tema sul quale la Consulta ha dato indicazioni precise». «Noi abbiamo chiesto tredici audizioni e tutte di merito», spiega anche Sandra Zampa, Pd, «mentre il centrodestra ha proposto nomi davvero improbabili, per allungare i tempi. Prendendo in giro non solo noi, ma anche la Cei e la Corte costituzionale».
Accanto alle sigle della medicina palliativa, degli ordini dei medici, del mondo giuridico, del Comitato di Bioetica e di pochissime realtà laiche come l’Associazione Luca Coscioni, tra le audizioni troviamo molti nomi del mondo pro-life: Family Day, Movimento per la Vita, Psicologi cattolici, Pastorale sanitaria, Associazione umanitaria Padania, Giuristi per la vita, Associazione San Tommaso Moro, Scienza e vita, Pontificia accademia per la Vita, e suor Roberta Vinerba.
Novanta audizioni in tempi diluiti per arrivare alla legge di bilancio quando, naturalmente, l’economia avrà la precedenza. «Un vero e proprio ostruzionismo», denunciano dal Pd. Del resto che Lega e Fratelli d’Italia, tenacemente contrari a ogni apertura sulle scelte di fine vita, vogliano rinviare sine die un tema così spinoso è stato chiaro fin da subito. Ma anche Forza Italia, per diretta ammissione di Tajani, ha affermato che prima del fine vita «dobbiamo pensare alla legge di bilancio».
Il testo Bazoli recepisce in modo abbastanza fedele, anche se in maniera più restrittiva, la sentenza della Consulta. La sentenza della Corte Costituzionale del 2019, in assenza di una legge, oggi permette già il suicidio assistito in Italia, con il supporto del servizio sanitario nazionale. Peccato che, come dimostrano molte delle storie di persone assistite dall’Associazione Luca Coscioni, per arrivare ad ottenere il diritto a una morte assistita servono ancora anni di battaglie legali.
«Continueremo a batterci nei tribunali per aiutare chi vuole ottenere il suicidio assistito in Italia e accompagnare in Svizzera chi non riuscirà a ottenerlo. L’agenda politica sull’eutanasia e fine vita», ha spiegato Marco Cappato nei giorni scorsi, «la stiamo facendo noi con le disobbedienze civili e nelle aule di giustizia. Il Parlamento non ha fatto nulla. Saremo i primi a salutare non una legge purché sia, ma una buona legge che garantisca il diritto a scegliere liberamente il proprio fine vita».
Negli ultimi 12 mesi, come si legge sul sito dell’associazione Coscioni, sono arrivate 15.559 richieste di informazioni sul fine vita.