Buona la terza. Dopo il divorzio tra Azione e Italia Viva del 2023 e lo schianto alle elezioni europee del 2024, il mondo liberaldemocratico prova a riunirsi di nuovo per vedere se tra ferite politiche e cocci elettorali c’è ancora spazio (e voglia) per creare un partito riformista in grado di attrarre elettori fuori dal bipolarismo italiano. Dal voto di giugno sono arrivate due novità politiche che hanno sgombrato il campo in attesa di capire quanto sarà largo: il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha deciso di schierarsi con il centrosinistra e, come diretta conseguenza, uno degli esponenti più importanti del suo partito, Luigi Marattin, ha scelto di uscire da Iv, lanciando con Enrico Costa un appello per costruire entro le elezioni politiche del 2027 un vero partito liberaldemocratico e riformatore.
In attesa di capire come finirà, altre anime dell’area riformista non rimangono certo con le mani in mano e organizzano eventi per compiere il vero dovere di qualsiasi movimento o partito: confrontarsi con gli elettori, Tra questi c’è Nos, il movimento politico di Alessandro Tommasi che ha ottenuto un buon risultato personale alle elezioni europee (quindicimilatrecentocinquantatrémila voti nella Circoscrizione Nord-Ovest), ma non ha potuto sedersi al Parlamento europeo perché la lista con Azione non ha superato lo sbarramento. Sabato 14 settembre alle 17.30 al Talent garden di Milano (Via arcivescovo Calabiana, 6), Nos organizza l’evento “A political party Vol.3 – Change vs more of the same”. Il riferimento è a uno degli slogan principali della campagna presidenziale di Bill Clinton nel 1992, ideato dal suo stratega James Carville e appeso a un cartello nel quartier generale della campagna a Little Rock, in Arkansas. Clinton vinse quelle elezioni partendo soprattutto da ciò che lo differenziava dall’allora presidente in carica George H. W. Bush. Un buon suggerimento anche per gli aspiranti riformisti di oggi. «Bisogna decidere o si vuole sempre la solita minestra oppure bisogna lavorare per il cambiamento».
Luigi Marattin, Oscar Giannino, Corrado Passera, Elena Bonetti, Andrea Marcucci. L’elenco degli ospiti è ricco anche di nomi fuori da Nos. Qual è l’obiettivo di questo evento?
L’idea di organizzare “A Political Party, Vol. 3” è nata subito dopo le elezioni europee. Avevamo annunciato l’evento con una live prima dell’estate, e già a giugno si erano iscritte molte persone. L’obiettivo principale rimane sempre quello di parlare con la nostra comunità. Dopo il voto, abbiamo deciso di allargare questa possibilità a diversi soggetti, superando la pausa estiva. Coinvolgeremo anche il pubblico in maniera attiva attraverso momenti di gamification.
Nos ha sempre cercato di affrontare temi che spesso vengono ignorati dalla politica tradizionale. Quali sono gli argomenti di cui bisognerebbe parlare di più nel dibattito pubblico e che Nos vuole portare al centro del dibattito, magari già a partire da questo evento?
Pensiamo che si debba parlare di più del rapporto sulla competitività presentato da Mario Draghi che del caso Sangiuliano. I temi affrontati in quel rapporto sono stati trascurati dal dibattito pubblico ma sono fondamentali per l’Italia e rappresentano il modo in cui noi stessi vogliamo affrontare la politica: con razionalità, responsabilità e metodo. Parleremo anche di come rendere la politica più trasparente e responsabile, focalizzandoci sul concetto di accountability.
L’uscita di Luigi Marattin da Italia Viva sembra aprire nuovi spazi al centro. Come vedi il suo appello e quello di Enrico Costa per la creazione di un vero partito liberaldemocratico e riformista?
Credo che non sia tanto una questione di un singolo appello o di una singola scelta politica, come quella di Marattin. Ci sono stati molti appelli in quest’area, ma quello che serve davvero è far succedere due cose: primo, aumentare le discussioni tra la base, gli elettori e i militanti, non limitandosi al dialogo tra i vertici; secondo, dimostrare un po’ di coraggio. Il cambiamento arriva quando qualcuno ha il coraggio di dire che le cose possono essere fatte in modo diverso, senza accontentarsi di seguire sempre i leader del momento. Questo richiede un cambiamento generazionale e un messaggio chiaro.
La scelta di Matteo Renzi di far entrare Italia Viva nel campo largo del centro sinistra che impatto potrebbe avere sul futuro dell’area politica liberaldemocratica?
Sappiamo che molti pensano che non ci sia spazio per il centro in Italia, ma io credo fermamente che ci sia la possibilità di costruire una maggioranza come quella esistente in Europa, con un Partito democratico riformista, i popolari e i liberali. Non vedo perché in Italia questa idea dovrebbe sembrare impossibile. Il 2027 potrebbe essere un orizzonte realistico per vedere concretizzarsi questo progetto. La scelta di Renzi di entrare nel campo largo potrebbe contribuire a definire meglio questo spazio politico, ma resta da vedere come evolverà.
Alle europee hai ottenuto un buon risultato personale, ma la lista non ha superato la soglia di sbarramento a livello nazionale. Quali lezioni hai imparato da quella esperienza? Cosa pensi che debba cambiare nel messaggio di Nos e cosa invece funziona già bene?
Dall’esperienza delle europee, ho imparato che c’è un forte desiderio di novità fuori dai partiti tradizionali e dai loro bacini elettorali. Quando sento parlare del sette-otto per cento, mi sembra una visione limitata. Questa area politica deve ritrovare ambizione. La lezione principale è che dobbiamo puntare più in alto e non accontentarci di piccoli numeri. Il lavoro che abbiamo fatto finora è positivo, ma serve maggiore ambizione e capacità di andare oltre i confini tradizionali.
Guardando al futuro, quali saranno le prossime mosse di Nos? State lavorando a nuove collaborazioni o iniziative per promuovere un modo diverso di fare politica in Italia?
Ci saranno delle sorprese, ma tutte in linea con il nostro impegno per la massima accountability rispetto agli obiettivi che ci siamo prefissati e al metodo che intendiamo seguire. Non posso svelare tutto ora, ma posso assicurare che continueremo a portare avanti iniziative innovative e a sperimentare nuovi modi di fare politica in Italia.