L’obiettivo delle cinquecentomila firme, che inizialmente sembrava complicato, è stato raggiunto e superato. Le adesioni al referendum promosso da PiùEuropa, che punta a dimezzare da dieci a cinque gli anni necessari al cittadino straniero legalmente residente in Italia per ottenere la cittadinanza, hanno raggiunto la soglia necessaria affinché il quesito venga sottoposto alla Corte Costituzionale, che si pronuncerà sulla sua ammissibilità.
A far volare il referendum sono stati gli ultimi tre giorni. Settantadue ore che hanno registrato una corposa mobilitazione di volti noti della cultura, della musica, dello sport e della politica. Nel centrosinistra, invece, tutti hanno sottoscritto la proposta. Tranne Giuseppe Conte, leader dei Cinque Stelle, convinto che sia importante che il Movimento porti avanti la propria proposta di legge sullo Ius scholae.
«Leggerò il quesito e lo valuteremo», aveva detto ad agosto. Alla fine, Conte non ha firmato. Nemmeno quando l’onda di sottoscrizioni lo ha convinto. Per i Cinque Stelle, si è espressa solo ieri mattina, quando la quota delle cinquecentomila firme era ormai vicina, la vicecapogruppo Vittoria Baldino. Che ha dato il suo supporto alla campagna, ma solo «a titolo personale».
L’appoggio è arrivato invece dal resto del campo largo. Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, di Alleanza Verdi Sinistra, hanno messo il sigillo sulla sottoscrizione quarantotto ore prima. Lo stesso ha fatto Matteo Renzi da Italia Viva.
La segretaria del Partito democratico Elly Schlein ha firmato il 14 settembre, a campagna già avviata. Che sui social ha scritto: «Non fermiamoci, continuiamo a firmare!». L’obiettivo è far pesare, anche a livello politico, le tante sottoscrizioni incassate.
Per il segretario di PiùEuropa Riccardo Magi, tra i promotori del quesito, «gli italiani dimostrano una grande voglia di partecipazione e di non essere rassegnati al modo ideologico con cui questo governo tratta temi centrali per il futuro del Paese». Magi ringrazia «tutti quelli che hanno creduto» nella possibilità del referendum «in condizioni difficilissime» e ammette: «Inizialmente erano pochissimi».
Ora il quesito dovrà prima superare il vaglio di ammissibilità della Corte costituzionale a febbraio, poi in primavera potrebbe andare al voto.
Intanto, la sfida sulla cittadinanza si giocherà anche sul terreno parlamentare. Se il Pd ha già depositato una sua proposta di legge, i riflettori sono puntati in particolare sulla proposta di legge annunciata da Forza Italia, che chiede dieci anni di frequenza scolastica per ottenere la cittadinanza senza l’esame di lingua finale. Il partito affronterà il tema in una riunione prevista per il 26 settembre, ma Antonio Tajani ha già detto che il testo sarà presentato «innanzitutto ai nostri alleati e poi in Parlamento». E viste le posizioni di partenza molto distanti rispetto a Fratelli d’Italia e Lega e la sessione dedicata alla manovra in arrivo, i proponenti hanno già messo in conto di andare in aula non prima del 2025.
In serata, da New York, è intervenuta la premier Giorgia Meloni: «Ritengo che dieci anni siano un tempo congruo per la cittadinanza e che l’Italia abbia una ottima legge, non vedo quindi la necessità di cambiarla. Se poi c’è il referendum, è democrazia e devono decidere gli italiani».