Campo riformista Conte non vuole Renzi, e Renzi annuncia che starà nel centrosinistra anche da solo

I Cinquestelle tengono Italia viva fuori dall’alleanza in Liguria, mentre il Pd fatica a capire da che parte stare. La destra ringrazia, e Matteo annuncia che alle politiche si presenterà comunque contro Meloni, senza collegamenti col carrozzone M5S-Verdi

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Dopo la Liguria, è probabile che la caccia a Matteo Renzi avrà un seguito in Emilia Romagna e Umbria. Se è un reietto, lo è ovunque, no? – è la tesi di Giuseppe Conte, con l’accompagnamento in sottofondo di Fratoianni&Bonelli. E come si è riusciti a metterlo fuori dall’alleanza a sostegno di Andrea Orlando, non dovrebbe essere difficile ripetere lo stesso schema all’infinito (che goduria poi quando toccherà alla Toscana!), fino alle elezioni politiche.

Ed ecco la contromossa di Renzi: Italia Viva alle politiche presenterà una lista di centrosinistra anche se non organicamente alleata nel “campo” Pd-M5s-Avs: «Io faccio una lista di centrosinistra. Contro la Meloni. Se il Pd non si vuole alleare, pace. Ma noi corriamo comunque su una linea riformista», ci ha spiegato Renzi.

Una lista riformista che potrebbe togliere voti al “campo” né largo né stretto targato Pd-M5s-Avs, una terza via tra il Terzo polo equidistante e l’ingresso formale nel centrosinistra, una lista che sa da che parte stare: «Con Starmer, con Kamala Harris. Con l’Ucraina», semplifica Renzi mettendo il dito nella piaga di un Conte che non vuole scegliere tra Harris e Trump e che «ha chiamato i russi in Italia quando è scoppiata la pandemia».

Se la lista riformista prendesse i voti ed entrasse in Parlamento sarebbe divertente vedere se il campo largo avrà bisogno dei suoi i voti parlamentari per fare un governo Schlein, dato che tutto lascia prevedere, come da trent’anni, un Paese elettoralmente diviso a metà, e dunque Camere in bilico. La santissima trinità Pd-M5s-Avs, se i protagonisti non rompono prima, con Elly Schlein candidata premier – di questo Conte dovrà farsi una ragione: lei hai il doppio di voti di lui – forse dovrà ancora fare i conti con il leader di Italia Viva che è stato obiettivamente umiliato dal leader del Movimento 5 stelle.

Con il lasciapassare di una Schlein persino sorprendentemente incapace, in questa misura, di esercitare un minimo di direzione politica della baracca e di un Partito democratico che sembra minimizzare i problemi. E subisce.

Sembra addirittura che l’avvocato abbia preteso di controllare personalmente le liste Liguria del Partito democratico per evitare che vi fossero “infiltrazioni renziane”: per dire come l’uomo sta messo.

Il momento non è dei migliori, checché ne pensino al Nazareno. Sul Cda Rai non si è capito a cosa sia servito l’Aventino di Schlein se non lasciare mano libera al centrodestra e ai giallorossi Conte-Fratoianni. In Liguria si è indebolita l’alleanza per Orlando, che non avrà più i voti di molti elettori di Italia Viva e Più Europa che andranno all’avversario Marco Bucci, saranno pure pochi voti ma – per così dire – valgono doppio.

Negli ultimi giorni dunque la geografia del centrosinistra si è aggrovigliata, la tensione è salita, i soliti sospetti accresciuti. Forse con effetti non esattamente balsamici sui potenziali elettori del centrosinistra. Marco Bucci e Giorgia Meloni ringraziano.

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