Il travaglio di GiuseppiIl prevedibile addio di Conte al campo largo sarebbe un toccasana per il Pd

Se il leader del Movimento 5 stelle decidesse di isolare il suo partito dopo la batosta alle regionali, per Elly Schlein sarebbe un problema in meno e un elemento di chiarezza in più. E guiderebbe in modo più agevole e razionale un tridente politico con una formazione moderata e Avs

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Benedetto sia Marco Travaglio. Magari Giuseppe Conte lo ascoltasse. Ecco il consiglio del direttore del Fatto Quotidiano all’avvocato: dica «basta alleanze con il Partito democratico». Da notare che è una linea che coincide con quella contenuta nella relazione di Elly Schlein (purtroppo falsa) pubblicata da Linkiesta, nella quale la leader del Pd dice, appunto, basta con l’avvocato ex del popolo. 

A quanto pare di capire, dopo il voto ligure persino in ambienti vicini alla Ditta cresce l’insofferenza per Conte, il killer del compagno Andrea Orlando: ormai a difenderlo è rimasto solo il suo grande amico Goffredo Bettini. Elly-la-sfinge dietro la «testardaggine unitaria» malcela la rabbia: il triplete che poteva essere una piccola spallata al governo di Giorgia Meloni è sfumato per colpa del capetto del Movimento, ed è una ferita che non si rimarginerà mai. 

Non tutti i mali vengono per nuocere, dunque. È infatti possibile che il leaderino del fu Movimento 5 stelle che è stato capace di dilapidare in poco tempo un’imponente massa di voti seguirà la direttiva di Travaglio per cercare quello spazio politico fuori dai poli che la politica vera, quella che prevede e anzi implica la ricerca delle alleanze, non gli consente perché non sa farla. 

Certo, per lui sarebbe doloroso star fuori dai giochi e isolarsi, anche perché in un certo senso equivarrebbe a sposare la linea surrealista di Beppe Grillo, ma è anche vero che nel centrosinistra ormai tutti lo guardano in cagnesco, nessuno si fida più, e la Ditta e oggi il gruppo schleiniano considerano un punto di riferimento fortissimo più Nicola Fratoianni di lui, che pertanto non ha alcuna possibilità di essere candidato a Palazzo Chigi: il divario con il Pd è come minimo tre a uno. 

Se Conte si togliesse dall’ex campo largo per riprendere il mare aperto del populismo a-democratico in cui peraltro nuota male essendo lui un trasformista meridionale cinico e assetato di potere, per il Pd sarebbe un regalo inaspettato e immeritato, un problema in meno e un elemento di chiarezza in più. Con a sinistra quelli di Alleanza Verdi e Sinistra e a destra un qualcosa di serio e moderno cui ancora dare forma, Schlein guiderebbe in modo più agevole e razionale un tridente che porrebbe fine alle astruserie politiciste su campi larghi o stretti. Quanto al M5S, vedano loro. 

A fine novembre ci sarà questa specie di congresso che al di là delle beghe contrattuali di Grillo dovrebbe esprimere una qualche linea politica. A questo proposito, sempre sul Fatto ieri c’era un articolo di una graffiante giornalista che senza scherzare auspicava un «vero partito socialista e popolare». Guidato da uno che manco sa scegliere tra Harris e Trump, figuriamoci. Tanti auguri. Intanto però c’è  questa ottima idea di Travaglio: l’avvocato lasci in pace il Pd e il centrosinistra. 

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