Dall’aula alla passerellaGli studenti delle scuole di moda debuttano nel fashion system con progetti ambiziosi

Fashion Graduate Italia ha promosso una serie di eventi dedicati alle collezioni realizzate dagli allievi dei migliori istituti di moda italiani. Un’opportunità colta da diverse scuole, che sottolinea l’importanza di sostenere i giovani creativi nel loro inserimento lavorativo

Courtesy of Naba

La settimana scorsa gli studenti delle accademie di moda hanno concluso il percorso formativo presentando i loro lavori attraverso installazioni, sfilate e opere multidisciplinari. Tutti gli incontri sono stati promossi da Fashion Graduate Italia 2024, un evento che rientra nella Piattaforma Sistema Formativo Moda ETS. Oltre alle sfilate sono state organizzate anche esposizioni, talk e workshop inerenti, che hanno avuto luogo all’interno degli spazi di BASE Milano (in via Bergognone, 34), con lo scopo di dare visibilità al potenziale degli allievi.

Il primo appuntamento è stato quello con Accademia Costume&Moda, durante il quale si è tenuta una sfilata di presentazione delle collezioni del Master Accademico in Alta Moda, Fashion Design. I giovani stilisti si sono cimentati nell’alta sartoria, con capi dalle lavorazioni complesse e dalla costruzione scenografica. Il frutto di quanto appreso durante gli anni accademici era visibile, ad esempio, nei fiori in rilievo che impreziosivano le creazioni di Gabriele Conti, nella giacca di pelle traforata da forme triangolari di Luca di Giacomo, nel vestito mini con scollo a “V” di piume cucite abilmente da Paola Preti, o ancora, nel soprabito bordeaux di Sharon Pacitto, e così via.

Foto di Daniele Venturelli. Collezione di Paola Preti

L’alta moda si distingue dal prêt-à-porter proprio per questi meticolosi processi di lavorazione, possibili perché l’haute couture è svincolata dalle dinamiche di mercato. Soltanto in questa occasione, lo stilista realizza in piena libertà un compendio visivo miracoloso di creatività per realizzare abiti, anzi opere d’arte uniche, destinate (non sempre) a quell’un per cento del mercato.

Il micromondo esplorato dalla designer Eva Erkelenz, ad esempio, era quello della spensieratezza dei bambini. In effetti, da comunicato si legge che «questa collezione invita a riscoprire lo spirito fanciullesco dentro di noi». Un aspetto della nostra personalità che ci spinge a giocare, senza troppi problemi, (anche) con i colori, proprio come ha fatto la stilista combinando una maxi giacca smanicata in colorazione dusty rose a un maxi maglione rosso con maniche intrecciate. Un paio di stivali da pioggia e una giacca con due macro tasche sul davanti – entrambi in giallo – caratterizzavano la seconda uscita. A catturare l’attenzione, però, sono stati i patch di pois blu che ricordano le opere dell’artista giapponese Yayoi Kusama, contraddistinte dall’uso maniacale, ma scherzoso, degli stessi pallini colorati. 

Foto di Daniele Venturelli. Collezione di Eva Erkelenz

Se Accademia Costume&Moda ha spinto a immaginarci in un mondo trascendentale ed etereo, gli studenti di NABA ci hanno lanciato nel presente, mostrando le sue infinite sfaccettature. In quest’occasione, l’Accademia ha presentato il progetto Designers& Makers che ha dato la possibilità a otto studenti dei corsi in Fashion Design e in Textile Design, di presentare i loro lavori finali. Ogni collezione era contraddistinta da un’estetica dal respiro internazionale, con influenze culturali e tradizionali ora più evidenti ora più nascoste; nel primo caso è da menzionare il lavoro di Dilara Övet. La studentessa ha voluto omaggiare la Turchia, sua terra d’origine, portando in passerella un abito lungo rosso, che ricorda la bandiera nazionale – composto da una giacca e una gonna scivolosa e leggermente ampia –, abbinato a un copricapo, il fez, tipico della tradizione turca.

Foto di Daniele Venturelli. Collezione di Dilara Ovet

Nella collezione di Giovanni Fazzini, invece, l’aspetto folkloristico era da ricercare nei dettagli, come la collana con la croce in legno che completava lo styling della giacca a vento. Gli abiti di Youfei Liu, invece, che per approccio stilistico ricordavano le creazioni stampate in 3D della designer olandese Iris van Herpen, ci hanno proiettato in un futuro distopico, con abiti fluttuanti e accessori facciali metallici che sembrano liquefarsi. 

Foto di Daniele Venturelli Dalla collezione di Giovanni Fazzini

 A giocare con forme e tessuti, mostrando un’attenta manipolazione dei materiali, sono stati gli abiti di Yi Chen, caratterizzati da una palette di colori pastello e con uno styling che ha portato all’estremo il concetto di layering, o ancora, i capi di Ghazal Yazdanpanah più sobri ma altrettanto impattanti e fortemente materici. Per tutta la durata dello show, inoltre, le musiche del sound designer Raphael Monzini hanno accentuato il concept di ogni collezione con sonorità che rimandano alla world music, differenziate per l’uscita di ciascun designer.

Foto di Daniele Venturelli. Dalla collezione di Youfei Liu

In entrambe le occasioni, sia quella di Accademia Costume&Moda sia di Naba, c’erano lunghe file di studenti provenienti anche da altri istituti. Un chiaro segnale di sostegno e supporto per i loro coetanei che da lì a poco sarebbero entrati in scena. Lo scenario che ci si è presentato è stato quello di una nuova community di creativi, coesa e unita, che si spalleggia per affrontare il sistema moda costellato da grandi brand. Il fermento e l’energia generale era particolarmente palpabile, ma soprattutto coinvolgente. Siamo ritornati a casa rassicurati e carichi, ancora con il ronzio della musica nelle orecchie, portando con noi, fuori da quello spazio, la nuova generazione vuole creare, studiando e progettando ogni lavoro partendo da un’attenta riflessione.

Foto di Daniele Venturelli

A BASE Milano, inoltre, ha preso vita anche il progetto dal titolo Reverse Change degli studenti di IAAD. Si trattava di una collezione di venticinque outfit che traeva ispirazione dal contesto di caos e imprevedibilità dovuti al cambiamento climatico, portando l’uomo a riflettere sul proprio ruolo. Gli abbinamenti dei capi, realizzati con vecchie vele da parapendio, sono stati progettati per essere trasformabili e adattabili. Per questo lavoro, gli studenti hanno lavorato sotto la supervisione di Marina Spadafora, direttrice strategica del dipartimento di Textile & Fashion design di IAAD.

Uno dei laboratori di Manifattura Campus. Foto di Agnese Bendini e Melania dalle Grave, DSL Studio

La presentazione dei progetti finali delle varie accademie di moda italiane, tuttavia, non è soltanto l’epilogo di un percorso formativo ma anche un primo step per approcciarsi al sistema moda. Un’intuizione che ha avuto anche l’istituto Polimoda, presentando il nuovo Manifattura Campus. Inaugurato in presenza di Ferruccio Ferragamo, Presidente di Polimoda, e Massimiliano Giornetti, direttore di Polimoda, il progetto mira a unire in un’unica struttura, laboratori di design, accessories design, modellistica, prototipazione, fashion styling, art direction, fotografia di moda, comunicazione, e molti altri. Questa visione integrata favorisce la formazione completa dello studente, attraverso la collaborazione attiva tra le diverse discipline, simulando le reali dinamiche del mondo del lavoro.

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