Nei corridoi di Cassa Depositi e Prestiti gira insistentemente la voce che man mano si è trasformata in realtà, Ansaldo Energia Spa vorrebbe tornare a fare affari con l’azienda energetica russa Gazprom. Il centro di interessi questa volta è in Serbia, dove la società italiana avrebbe intenzione di effettuare una grande operazione commerciale con la società Gazprom Energoholding Serbia, che ha un pacchetto azionario suddiviso tra cinquantuno per cento di Gazprom Russia e il restante quarantanove per cento di Nis, una società partecipata al quarantanove per cento da Gazopromneft e di fatto controllata da Mosca.
Gazpromneft nasce proprio poco prima della designazione delle sanzioni, e ha cambiato l’assetto proprietario per continuare a operare indisturbata. Questo deal serbo che farebbe tornare indirettamente il nostro Paese a fare affari col Cremlino consiste in turbine e materiali di natura meccanica che appartengono alla categoria dei cosiddetti beni duali ovvero quel materiale che può essere convertito in strumentazione bellica. Questi beni sono identificati da una particolare tariffa doganale n. 84119900 e classificati dall’articolo 2/bis del Regolamento europeo sulle sanzioni che li identifica come «beni funzionali al rafforzamento dell’industria bellica russa».
Come è possibile che Ansaldo Energia, controllata da Cassa Depositi e Prestiti, a sua volta controllata dal ministero dell’Economia, avvii operazioni commerciali per riaprire una partnership con un’azienda legata a doppio filo col Cremlino che poi potrebbe utilizzare i beni duali per l’industria bellica? Da via XX Settembre, filtra l’indiscrezione che il ministro Giancarlo Giorgetti non abbia chiuso le porte all’affare, purché – racconta una fonte al nostro giornale – gli aspetti formali siano rispettati.
Questo è forse il primo segnale di apertura alla cricca di Putin da parte di un’industria controllata dallo Stato italiano dopo l’invasione dell’Ucraina del 2022. Nonostante le rassicurazioni di Giorgia Meloni al vertice informale di Budapest, sembra che Kyjiv inizi a essere molto lontana per la presidente del Consiglio.
Ansaldo Energia smentisce «le presunte e possibili operazioni commerciali con società controllate dal Cremlino finalizzate all’invio, diretto o indiretto, di materiale “dual use” alla Russia». L’azienda, con una nota inviata a Linkiesta, specifica che «non ha mai messo in atto né ha in programma di mettere in atto azioni finalizzate ad aggirare normative nazionali o internazionali» e nega «una condotta volta ad aggirare le normative in essere in materia di sanzioni internazionali e addirittura di siglare accordi commerciali finalizzati all’invio di “beni duali ovvero quel materiale che può essere convertito in strumentazione bellica” o di supportare l’industria bellica russa».
Linkiesta ne prende atto e, considerando i documenti in suo possesso e le fonti autorevoli interpellate, conferma quanto scritto nell’articolo.