Quesiti linguisticiCome si chiamano gli abitanti delle Langhe? Risponde la Crusca

Nelle parlate locali, la forma usata “è langhèt”, da cui la facile italianizzazione in langhetto. Tuttavia una seconda forma italiana, langarolo, specie al di fuori delle Langhe, ha preso il sopravvento

(Unsplash)

Tratto dall’Accademia della Crusca

In Italia, nei grandi e piccoli centri abitati, sono molti gli aggettivi e sostantivi etnici usati in dialetto accanto a quelli ritenuti ufficiali. Utilissimo per la verifica e la ricerca delle forme dialettali è ancora il DETI Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani di Teresa Cappello e Carlo Tagliavini del 1981 ripubblicato nel 2017 in versione elettronica con la prefazione di Paolo D’Achille. Per documentare la situazione non è necessaria una ricerca nelle piccole realtà: basti pensare alle coppie milanese / milanées, modenese / mudnés, napoletano / napulitanë o campobassano / cambuuascianë ecc.

Ma mentre napoletano e milanese sono attestati nella lingua italiana da secoli, le forme italiane o italianizzate di tanti comuni e località minori sono posteriori all’Unità del 1861. Prima di allora non esistevano. Peraltro non vi è un organo amministrativo incaricato di definire questi etnici o di accogliere le proposte dei cittadini. L’autorità comunale può scegliere per gli atti ufficiali un etnico stabile, non dialettale, ma poi sono i parlanti a far prevalere questa o quella forma con le proprie scelte linguistiche.

Si sono così formati aggettivi e sostantivi indicanti “quelli di …” talvolta estranei alla competenza attiva e dunque all’uso da parte degli abitanti del luogo, utili per le enciclopedie e i dizionari, per i mezzi di comunicazione di massa e per i libri scolastici, ma non vivi nella realtà dei comuni e dei territori interessati (nel cui circondario si usa proprio chiamare i vicini “quelli di …”).

Nei casi citati all’inizio forma italiana e forma locale convergono nei meccanismi derivativi, usando gli stessi suffissi; in altri casi, specie se relativi a piccoli centri, la situazione è diversa e la forma dialettale e locale è formata dal toponimo con l’aggiunta di un suffisso diverso da quello usato per la forma registrata nei dizionari, che si può considerare standard (è il caso degli abitanti di Ariccia, detta ricciaroli in dialetto e ariccini in italiano).

Le Langhe sono un territorio o sub-area geografica del basso Piemonte, situato tra le province di Cuneo e di Asti, costituito da un esteso sistema collinare, delimitato dal corso dei fiumi Tanaro, Belbo, Bormida di Millesimo e Bormida di Spigno e confinante con l’Astesana, il Monferrato e il Roero.

Nelle parlate locali, la forma usata è langhèt, da cui la facile italianizzazione in langhetto, che conserva il suffisso -et/-etto. Tuttavia una seconda forma italiana, langarolo, specie al di fuori delle Langhe, ha preso il sopravvento. Langhetto e langarolo competono anche come glottonimi, per indicare il dialetto della zona. Langarolo è alterato con il suffisso -olo e l’interfisso -ar-, a meno di non interpretare un doppio suffisso -aro + -olo (cfr. Franz Rainer in Grossmann-Rainer 2004, § 5.2.1.6. Etnici, in particolare § 5.2.1.6.2., p. 405 e sgg: p. 407).

La pagina di Wikipedia spiega: “Il dialetto langarolo detto anche langhetto, è un dialetto della lingua piemontese parlato nella regione storico-geografica delle Langhe”. Nel Vocabolario Treccani in rete si legge s.v. langaròlo: “Delle Langhe, gruppo di colline piemontesi dai limiti piuttosto incerti (v. langhiano); abitante o nativo della zona delle Langhe”. Langhiano è un terzo sostantivo-aggettivo etnico, riferito però a un termine geologico: “In cronologia geologica, piano superiore del miocene inferiore, il cui nome deriva dalle Langhe, colline del Piemonte”. Il GRADIT mette a lemma il solo langarolo; il GDLI neppure quello.

Ma, teoricamente parlando, non ci sarebbero ostacoli neppure a chiamare langani o langhiani gli abitanti delle Langhe, oltre a langhetti e langaroli, se non l’uso e la tradizione (il suffisso -iano generalmente si usa per i deonimici; per gli etnici il suffisso è -ano; la i che spesso lo precede fa parte della terminazione del toponimo, se in -ia; es. californiano; ma langhiani sarebbe più trasparente per la presenza dell’h; cfr. Rainer, cit, p. 406; dal coronimo Marche il DI Deonomasticon Italicum di Wolfgang Schweickard [Tubingen, M. Niemeyer, 4 voll., 2002-2013, vol. III, pp. 124-128], registra marchiano con numerosi derivati e varianti, mai il tipo *marcano; [ivi, p. 312] riporta tanto moluccano quanto molucchiani, come rare alternative a molucchese [ivi, pp. 310-312]).

L’etnico in -et/-etto (da lat. ĭttus) è molto raro (vale tanto al singolare quanto al plurale; la forma italiana presenta sempre un differente suffisso): da Brusson-Ao brëzonèt (it. bressonesi); da Camagna Monferrato-Al camagnèt (it. camagnini); da Gudo Visconti-Mi guèt (it. gudesi); da Forni Avoltri-Ud fornèt (it. fornesi). Poco frequente è anche l’esito suffissale -arolo (da lat. aius + eolus), già citato per Ariccia-Rm; Barco fraz. di Bibbiano-Re: barcaròl e it. barcaroli; Candia Canavese-To: cangaröl e it. candiesi; Macchia Valfortore-Cb: macchiaruólë e it. macchiaroli; Roccavaldina-Me: rruccalóru (con metatesi) e it. roccesi.

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