Europa in bottigliaLa versione di Gunter ci porta alla scoperta delle chicche enologiche del continente

Un animo curioso, uno sconfinato amore per il vino e per i viaggi, il desiderio autentico di condividere le esperienze fatte, e una grande propensione allo storytelling hanno fatto cambiare vita a un imprenditore e permesso a noi di vivere di riflesso la sua passione

Edoardo Ligabue è un viaggiatore instancabile originario di Sassuolo, che a 36 anni ha deciso di cambiare vita, e di passare dalla cura dell’azienda ceramica di famiglia a una professione meno sicura ma molto più intensa e appagante, che lo porta a girovagare per il mondo alla ricerca di vini introvabili da importare e commercializzare in Italia. Il suo progetto si chiama La Versione di Gunter ed è il primo e-commerce di vino che raccoglie etichette particolari, rare, pregiate e con una tiratura limitata, provenienti da cantine sconosciute o da regioni vinicole emergenti in diversi luoghi del mondo. Chi compra può pescare a mano libera oppure affidarsi, con un abbonamento che ci permetterà di scoprire di volta in volta una delle chicche che il fondatore ha cercato e selezionato per noi. La suggestione del sito e del racconto sono poetiche, e la cura con cui la narrazione viene portata avanti cela l’innata passione di Ligabue, vero motore immobile che guida tutta l’operazione. Uno sguardo inedito e originale sulle cantine, i paesaggi, le persone che trasformano ogni sorso in un’esperienza coinvolgente e svelano il lato autentico del lavoro meraviglioso che è fare il vino, soprattutto in zone e situazioni al limite dell’eroico, come quelle che questo globetrotter del vino è in grado di scovare.

Il modello ad abbonamento non è quella versione un po’ impersonale che si trova normalmente: perché abbonarsi significa, oltre che ricevere, a cadenza mensile, un vino a sorpresa, il preferito di Gunter tra quelli prodotti dalla cantina del mese, ma anche acquistare in anteprima le altre etichette della cantina del mese, oltre ad avere la possibilità di parlare con Gunter – via email o fissando una call – per ricevere informazioni e consigli sui vini o anche solo per una chiacchierata tra appassionati e intenditori. Attraverso l’abbonamento si entra a far parte quindi della community degli Explorer, persone animate dalla curiosità verso il mondo.

Porre attenzione e accenti su vini pressoché introvabili, da luoghi sperduti, prodotti da varietà altrettanto sconosciute e portarli fino in Italia, provando a farli conoscere e apprezzare ad appassionati e intenditori è davvero necessario? C’è davvero bisogno di portare l’ennesima produzione enoica sperduta e sconosciuta dal bel mezzo dell’Atlantico fin sulle tavole di Milano? Se ce lo aveste chiesto prima di mettere il naso nel primo bicchiere, vi avremmo risposto in maniera ignorante e probabilmente tronfia di esperienze: «No, non ce n’era bisogno», invece dopo il primo calice le nostre marmoree certezze già vacillavano, brillavano gli occhi e i neuroni facevano a cazzotti cercando di individuare similitudini con esperienze passate, che c’erano, ma non così vivide e forti come questi assaggi.

Scoprire grazie a Gunter e alla sua versione i vini delle piccole isole delle Azzorre è stato entusiasmante: i vini proposti della D.O.Pico e prodotti dalla mano di Antonio Macanita (una enostar in Portogallo) e Nuno Faria sono vini di “buon senso” prodotti con pochi interventi e ricavati da vigne autorevoli per età, per condizioni climatiche, per metodo di conduzione e allevamento e meritano sicuramente un assaggio. Ci siamo entusiasmati per la Vinha Centenaria 2022 prodotta in 866 bottiglie (Garrafa, nome stupendo fra l’altro) sempre nella D.O.Pico. E ci siamo innamorati del Crosta Calcaria Dos Profetas 2023: una vera rivelazione, per freschezza, leggerezza, salinità, profondità, gioco di riduzioni e note sulfuree trovate solo in qualche grande Borgogna. Un purista potrebbe dire che manca la polpa e la profondità, possiamo essere d’accordo, ma per il resto questo vino ci ha proprio sedotti.

E ci ha fatto porre delle domande: chi te lo fa fare da enostar ed enologo acclamato in Portogallo di andare a cercare, recuperare, far rivivere e a volte ripiantare con l’aiuto di reticenti contadini isolani delle vigne al limite dell’impossibile in mezzo all’oceano su un fazzoletto di terra? La risposta possibile è una sola, la passione.

E chi te lo fa fare di mollare un lavoro sicuro e ben remunerato nell’ambiente delle ceramiche e iniziare da neodidatta a girovagare per il mondo alla ricerca di vini introvabili e quindi importarli in Italia? La risposta è solo una, la passione, in questo caso per i viaggi, per la conoscenza e per il gusto di far conoscere qualcosa che prima semplicemente non c’era, perché non lo si conosceva.

La passione di far conoscere a più persone possibili l’energia e la voglia che si mette in quello che si fa bene e con tanta volontà e che non è dettato da un esserci “finiti in mezzo” per eredità o per mancanza di idee, ma proprio per essere andati a “cercarsela”, scoprendo qualcosa di nuovo e inedito, come nel caso dei vini della versione di Gunter.

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