Progressismo risolutoLa difesa dell’Ucraina deve essere una battaglia della sinistra

Sul palco dei Bagni Misteriosi, nella seconda giornata di lavori de Linkiesta Festival, Filippo Sensi, Lia Quartapelle, Lorenzo Guerini, Gianni Vernetti hanno discusso del ruolo del mondo progressista nella battaglia di Kyjiv in difesa del mondo democratico

Lorenzo Ceva Valla

«Aiutare chi è in difficoltà, aiutare chi resiste, è una cosa di sinistra, non c’è alcun dubbio, per questo il sostegno all’Ucraina è una battaglia di sinistra». Lo ha detto la deputata del Partito democratico Lia Quartapelle dal palco dei Bagni Misteriosi, nel secondo panel della seconda giornata di lavori al Linkiesta Festival. Al suo fianco, nell’evento moderato dal direttore de Linkiesta Christian Rocca, c’erano il senatore del Partito democratico Filippo Sensi, il presidente del Copasir e ministro della Difesa durante il governo Draghi Lorenzo Guerini, e Gianni Vernetti, già senatore del Partito democratico ed editorialista de Linkiesta.

Alla spaccatura tra una sinistra anticapitalista e una sinistra antitotalitaria, Quartapelle propone un’altra prospettiva: «Vogliamo una sinistra riluttante o una sinistra risoluta? C’è la sensazione che anche il presidente americano Joe Biden a un certo punto si sia convinto di dover mantenere una situazione di sostanziale parità, che la Russia non dovesse perdere la guerra. Invece noi dobbiamo essere risoluti nel sostenere l’Ucraina, prevedendo e pianificando le conseguenze di una vittoria ucraina. È evidente che la Russia di Vladimir Putin così com’è non può affrontare una sconfitta in Ucraina, quindi potremmo dover gestire dei cambiamenti ancora più grandi».

Lorenzo Guerini ha un background diverso da Quartapelle, da democristiano di sinistra, ma anche per lui non può esserci una titubanza sulla difesa dell’Ucraina. «Noi parliamo di ciò che vorremmo che fosse la difesa dell’Ucraina, prima di parlare di ciò che è», ha detto Guerini. «Lo sguardo d’insieme da tenere è quello più generale di una contestazione all’ordine mondiale che conoscevamo: c’è uno sgretolamento del sistema liberaldemocratico. E non c’è un nuovo ordine mondiale in vista in questa fase di crisi e di cambiamento. Quello che abbiamo costruito dopo la fine della Seconda guerra mondiale si sta sgretolando: le autocrazie non sono mai state così forti come negli anni Trenta del secolo scorso. La prima cosa che dobbiamo fare in questa fase è costruire una consapevolezza di questo cambiamento. E la sinistra, o le forze progressiste se vogliamo, deve capire che il mondo liberaldemocratico è quello che va in crisi anche a partire dall’invasione dell’Ucraina».

La battaglia degli ucraini, a partire dai civili, deve dare un segnale alla sinistra e alla politica occidentale in generale, ha spiegato Filippo Sensi raccontando un aneddoto recente: «Quest’estate sono venute da me quattro ragazze ucraine giovanissime, erano compagne e mogli di soldati che avevano difeso Mariupol, persone catturate, portate in Russia, processate per direttissima e condannati e portati in una delle prigioni dell’Artico». Di fronte alle storie di sofferenza e di resistenza di questo popolo, la sinistra globale non può che empatizzare. «A questo punto dico: ditemi voi a cosa serve la sinistra se non per una battaglia come questa, per difendere queste persone, questo desiderio di libertà», ha aggiunto Sensi.

È una battaglia che va sostenuta a maggior ragione con l’escalation delle ultime settimane, con i ripetuti attacchi russi sul suolo ucraino, ma anche con l’arrivo di migliaia di militari nordcoreani in Europa. «Vi sembra normale che una cosa del genere non abbia suscitato un dibattito in Italia, nel Parlamento, nel governo? Sembriamo un Paese di sonnambuli. E una forza responsabile, e di sinistra, non può tollerare questo silenzio», ha detto ancora Sensi.

«Oggi è in atto un attacco senza precedenti contro il sistema delle democrazie liberali, e arriva da autocrazie profondamente diverse tra loro, ma accomunate nell’esportazione di un modello autoritario», ha spiegato Gianni Vernetti, sottolineando che il mondo occidentale forse ha sottovalutato quello che stava accadendo sotto i suoi occhi, in diversi scenari. «Non è sbagliato richiamare similitudini con gli anni Trenta del Novecento. Provano a riscrivere la storia con un progetto revisionista. Lo fa la Russia con Putin, lo fa la Cina di Xi Jinping a Taiwan e nel Mar Cinese meridionale, lo fa l’Iran con gli ayatollah che vuole riscrivere la storia plurimillenaria del Medio Oriente. La sfida è enorme, per il mondo democratico, ma è una sfida aperta e va combattuta anche la battaglia culturale interna al mondo della sinistra che non è scesa a patti con la lotta al mondo totalitario».

Ma come conciliare, all’interno del Partito democratico e alla coalizione di centrosinistra, queste posizioni così certe, prive di dubbi, con quelle del Movimento 5 stelle, di Alleanza Verdi-Sinistra, e in generale con un elettorato di sinistra che spesso rifiuta certe idee. «A me fa soffrire che ci siano “quelli del Pd che stanno con l’Ucraina e con la Nato”, perché per noi è una convinzione profonda e significativa», ha detto Lia Quartapelle. «Per questo per me il discorso è molto semplice, non è che c’è chi vuole la pace e ci sono gli ucraini che vogliono continuare la guerra. Gli ucraini vogliono la pace. E se l’Ucraina non si difende abbiamo un pezzo di territorio europeo sotto occupazione e una maggiore probabilità di un conflitto ancora più ampio nel resto del continente. E mi fa soffrire che l’Ucraina nella politica italiana diventi una frasetta nei comunicati: il sostegno all’Ucraina è senza se e senza ma».

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