Trollati da un insolito destinoIl silenzio di Meloni su Musk non è la cosa più imbarazzante

Il fatto che la presidente del Consiglio non abbia avuto la forza di pronunciare pubblicamente nemmeno una dichiarazione sul fondatore di X la dice lunga sulle sue pose guerriere, ma anche sull’attendibilità di un ampio circuito di commentatori che continua a prenderle sul serio, scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette

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In tanti oggi ironizzano sul silenzio di Giorgia Meloni dinanzi agli attacchi di Elon Musk ai giudici italiani e all’intera Nazione, come direbbe lei (come direbbe lei, s’intende, se al posto di Musk ci fosse George Soros, e soprattutto se non ci fosse lei al governo). Dopo avere twittato che i giudici colpevoli di aver sospeso il trasferimento di sette – dicasi sette – migranti in Albania «se ne devono andare», infatti, il proprietario di X (fu Twitter) ha scritto: «Il popolo italiano vive in una democrazia o è un’autocrazia non eletta a prendere le decisioni?» (dice lui, il miliardario non eletto da nessuno che si è appena comprato un posto al governo degli Stati Uniti).

In tanti oggi sostengono che è da questi particolari che si giudica un sovranista: dall’imbarazzato silenzio di fronte alle parole del miliardario americano. Un silenzio, quello di Meloni, reso ancora più evidente dalla netta dichiarazione di Sergio Mattarella, che si è preso la briga e di certo il gusto di mettere in chiaro che «l’Italia sa badare a se stessa» e «chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni». Il corsivo, ovviamente, è mio (per una lettura alternativa, secondo cui le parole da segnalare in corsivo non sono quelle, bensì il novecentesco «come annunziato», rimando all’analisi politico-filologica di Guia Soncini).

In tanti hanno sottolineato con forza, come ha fatto ad esempio Stefano Cappellini su Repubblica, che «la particolarità del sovranismo della nostra presidente del Consiglio è che funziona a intermittenza». Proprio come sui commissari Ue (e su tante altre cose): «Se l’opposizione non vota Raffaele Fitto è colpevole di alto tradimento. Quando doveva votare lei Paolo Gentiloni, Gentiloni era un impresentabile, e ovviamente invotabile, usurpatore».

In tanti hanno criticato Meloni per il suo improvviso mutismo, che peraltro non le ha impedito di avere una cordiale telefonata proprio con Musk. In tanti l’hanno punzecchiata su questo punto e certamente continueranno a farlo, ma sbagliano. O quanto meno, non colgono quello che secondo me è il passaggio davvero rivelatore, che non è il silenzio. È il comunicato in cui «fonti della presidenza del Consiglio» hanno fatto sapere, come fosse un retroscena, una notizia riservata, una voce dal sen fuggita, che ieri pomeriggio la presidente del Consiglio avrebbe detto, udite udite: «Ascoltiamo sempre con grande rispetto le parole del presidente della Repubblica».

Da parte di una leader politica che non lascia passare un giorno senza tributarsi solenni auto-attestazioni di coraggio, il fatto che non abbia avuto la forza di pronunciare pubblicamente nemmeno una dichiarazione del genere – hai visto mai che Elon la prendesse sul personale – la dice lunga non solo su di lei, sul valore della sua parola e delle sue pose guerriere, ma anche sull’attendibilità di un ampio circuito di commentatori che continua imperterrito, nonostante tutto, a prenderle sul serio.

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