Senza treguaSono trascorsi mille giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina

Migliaia di cittadini sono morti e oltre sei milioni vivono come rifugiati all’estero. Ma il Cremlino non si ferma: ieri un attacco missilistico ha ucciso dieci persone e ne ha ferite quarantaquattro a Odesa

AP/Lapresse

Con oggi sono mille. L’Ucraina si difende da mille giorni dall’invasione su vasta scala della Russia, resistendo in ogni modo possibile, su più fronti, con truppe stanche e città assediate da continui attacchi di droni e missili. Migliaia di cittadini ucraini sono morti, oltre sei milioni vivono come rifugiati all’estero e la popolazione è diminuita di un quarto da quando Vladimir Putin ha dato il via all’aggressione via terra, mare e aria il 24 febbraio 2022, dando inizio al più grande conflitto in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Una tragedia che ha toccato famiglie in ogni angolo del Paese. I funerali militari sono all’ordine del giorno sia nelle grandi città, sia villaggi più remoti, e le persone sono stremate dalle notti insonni tra il rumore delle sirene antiaeree e l’angoscia.

Ma dopo quasi tre anni non si intravede davvero una prospettiva di negoziato, una tregua, una fine di questa catastrofe. «Con l’Ucraina che si addentra in un territorio inesplorato, si avverte un senso di escalation, con Mosca e Kyjiv impegnate a migliorare le loro posizioni sul campo prima di ogni idea di negoziato», scrive Reuters. «Già rafforzata dai droni d’attacco iraniani e dai proiettili d’artiglieria e dai missili balistici nordcoreani, la Russia ha ora schierato undicimila soldati nordcoreani, alcuni dei quali, secondo Kyjiv, si sono scontrati con le forze ucraine che hanno conquistato una parte della regione russa di Kursk».

Secondo un alto funzionario di Kyjiv, la Corea del Nord avrebbe la capacità di inviare fino a centomila soldati al fronte, al fianco delle truppe del Cremlino. Nel frattempo l’Ucraina sta provando a mantenere il controllo di quel piccolo pezzo di territorio russo che ha conquistato ad agosto, in modo da garantirsi una merce di scambio a un eventuale tavolo di trattative.

Se si parla, anche solo vagamente, di negoziati è perché il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, in campagna elettorale ha più volte millantato una capacità diplomatica tale da far terminare il conflitto in ventiquattro ore, senza però specificare come. L’idea è che potrebbe esserci un tentativo da parte di Washington di arrivare a un tavolo di negoziato in tempi brevi: a quel punto però bisognerebbe convincere Putin ad accettare condizioni di pace credibili e non unilaterali.

Al momento, l’autocrate del Cremlino non sembra particolarmente disposto a fermare i suoi attacchi. Proprio ieri un attacco missilistico russo ha ucciso dieci persone e ne ha ferite quarantaquattro nel porto ucraino di Odesa, sul Mar Nero. Tra i feriti ci sono quattro bambini, mentre tre persone sono in gravi condizioni. La polizia nazionale ha detto che sette ufficiali, un medico e due residenti sono stati uccisi e quattordici ufficiali di polizia sono stati feriti. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyy, ha detto che un missile balistico russo ha colpito un quartiere residenziale e che un condominio, un edificio universitario e un edificio amministrativo sono stati danneggiati. «Questi non sono attacchi casuali, sono attacchi dimostrativi. Dopo le telefonate e gli incontri con Putin, dopo tutti i falsi pettegolezzi sui media sulla presunta “astensione” dagli attacchi, la Russia sta mostrando ciò a cui è realmente interessata: solo la guerra», ha detto.

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