Due pesi, due misureLa doppia morale dell’Occidente sulle mine antiuomo

Fin dall’inizio della sua sciagurata invasione, l’esercito russo ha usato tredici tipi diversi di ordigni esplosivi contro civili ucraini, ma solo oggi leggiamo sui giornali italiani critiche al fatto che potrebbe usarle anche Kyjiv

LaPresse

Le mine antiuomo sono una cosa orribile. Quelle che gli Stati Uniti consegneranno all’Ucraina sono appena meno orribili perché dopo un certo lasso di tempo si autodistruggono, e per questo, leggo, non sono vietate dai trattati internazionali. Restano una minaccia anche futura, per i civili soprattutto. Finora nella guerra tra Russia e Ucraina ne sono stati uccisi, di civili, un numero altissimo, sicuramente oltre mille, forse molti di più. E sono tutti ucraini. 

L’Ucraina risulta averne disseminate intorno a una sola città, Izium, nel 2022. La Russia le ha usate ovunque, di tredici tipi diversi, dall’inizio della sua missione speciale fino a ieri, oggi. E allora come diavolo succede che solo oggi leggiamo in apertura sulla Stampa, non solo su quella di Torino, un grido così allarmato, «Ucraina, orrore mine anti-uomo», e nel veemente editoriale di Domenico Quirico, «Se l’ansia di vittoria cancella ogni divieto», parole così tragicamente appropriate? Di nuovo la cultura occidentale, liberale e democratica che si rivolta e spara contro il proprio mondo, come è giusto di fronte a certi orrori. Ma senza aver prima disarmato il nemico. Questo è immorale.

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