The social dilemmaLa proposta della Norvegia per proteggere i giovani dai rischi del mondo virtuale

Oslo vorrebbe vietare l’accesso ai social media ai i minori di quindici anni per contrastare la tecnodipendenza, il cyberbullismo e i danni psicologici causati dall’uso precoce delle piattaforme digitali

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Recentemente, il governo norvegese ha avanzato una proposta per modificare la legge sui dati personali per proteggere i bambini dai contenuti pericolosi che rischiano di incontrare online, fissando un limite di età di quindici anni per l’uso dei social media. L’obiettivo di questa proposta è contrastare i rischi associati all’uso precoce delle piattaforme social, tra cui la dipendenza e il cyberbullismo, fenomeni sempre più diffusi tra i giovani. «Sappiamo che si tratta di una battaglia difficile, ma è proprio qui che la politica diventa essenziale», ha detto il primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre, evidenziando che la proposta è sostenuta dalla maggioranza in parlamento. 

Il progetto del governo norvegese prevede che i minori di quindici anni non possano iscriversi a piattaforme come Instagram, TikTok e Snapchat senza il consenso esplicito dei genitori. Tuttavia, il governo non è ancora sicuro su come potrebbe far rispettare questa norma, sebbene ci sia stata la proposta di una verifica tramite l’Id bancario. «Se deve esserci una verifica dell’età, deve valere per tutti», ha detto durante un’intervista a Vg Kjersti Toppe, ministro norvegese per l’Infanzia e la famiglia, sottolineando che molti non hanno un documento bancario. 

La proposta, che vuole promuovere una soluzione di verifica dell’età specifica per i social media, si inserisce in un dibattito europeo sempre più acceso sui rischi della digitalizzazione, con l’Unione Europea stessa che sta cercando di affrontare il fenomeno della dipendenza da social media e della protezione dei minori online. A luglio scorso, a Strasburgo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, infatti, ha dichiarato che la lotta contro la dipendenza da social media e il cyberbullismo sarà una delle priorità della prossima Commissione europea. «Mi sanguina il cuore quando leggo di giovani che si fanno del male o, in casi estremi, si tolgono la vita a causa di abusi online», ha detto la presidente, sottolineando come i social media e «l’eccessivo tempo trascorso davanti allo schermo» abbiano contribuito significativamente a una più ampia «crisi di salute mentale». Questo approccio proattivo da parte dell’Europa potrebbe incentivare altri paesi a seguire l’esempio della Norvegia – e prima ancora della Danimarca –, creando un movimento per regolare l’utilizzo dei social media, soprattutto per le fasce di popolazione più giovani.

«Le ricerche mostrano che i giovani di oggi trascorrono meno tempo all’aperto e si dedicano meno frequentemente a interazioni di persona, incontrandosi spesso in modo digitale fin dalla giovane età – spiega Tuva Beyer Broch, antropologa specializzata in studi sull’uso degli smartphone tra i giovani adulti –. Sappiamo anche che il tempo passato all’aperto favorisce lo sviluppo delle abilità motorie, stimola la curiosità e offre uno spazio educativo su molti livelli, indipendentemente dalla supervisione degli adulti. Tuttavia, per alcuni giovani che faticano nelle interazioni di persona, le amicizie online sono essenziali. Le ricerche, quindi, hanno pareri divergenti riguardo alle implicazioni e ai benefici di un’infanzia “digitalizzata”». Tuttavia, anche molti giovani adulti che hanno avuto accesso ai social durante l’adolescenza riconoscono le problematiche legate all’uso di queste piattaforme. «Molti dei giovani adulti che ho intervistato guardano indietro alla loro infanzia e adolescenza con il rimpianto di essere stati così immersi nei social media – prosegue Beyer Broch –. In particolare, Snapchat era una fonte comune di stress per la costante richiesta di interazione, generando stress e interruzioni che influivano negativamente sulla capacità di concentrarsi».

Nonostante questa consapevolezza da parte di chi ormai è adulto, l’accesso dei bambini alle piattaforme continua a essere diffuso, anche in fasce d’età inferiori al limite legale di tredici anni. Secondo l’Autorità norvegese per i media, infatti, il cinquantatré per cento dei bambini di nove anni, il cinquantotto per cento dei bambini di dieci anni e il settantadue per cento dei bambini di undici anni utilizzano i social media. Sette bambini su dieci usano i social prima di raggiungere l’età legale per farlo. E il novantaquattro per cento dei bambini tra i nove e gli undici anni possiede un cellulare.

L’introduzione di nuove restrizioni potrebbe rendere più complicato accedere alle piattaforme. «Le restrizioni d’età su certi giochi possono essere utili per i genitori preoccupati per i contenuti violenti, per gli episodi di bullismo e per le pubblicità presenti su app come Snapchat e TikTok. I bambini con genitori meno rigidi possono comunque accedere tramite amici, fratelli o account falsi, ma le barriere diventano leggermente più complesse. Sebbene i giovani abbiano storicamente trovato modi per aggirare le restrizioni – talvolta anche con il supporto dei genitori –, le nuove normative basate sull’età offrono un’opportunità per quei genitori che hanno bisogno di supporto nel fissare dei limiti», spiega Beyer Broch. Secondo Toppe, la nuova misura darebbe «ai genitori la certezza di poter dire “no”. Molti, infatti, vorrebbero farlo, ma non si sentono in grado di prendere questa decisione».

In questo contesto, il controllo sull’accesso ai social media assume un ruolo fondamentale: pur offrendo diverse opportunità di connessione e di accesso all’informazione, queste piattaforme comportano anche dei rischi significativi per il benessere psicologico dei più giovani. «I genitori norvegesi sono d’accordo sul fatto che i bambini sotto i tredici anni non siano maturi per usare i social media», spiega Leif Gunnar Vestbøstad Vik, Ceo di Barnvakten, organizzazione che si occupa della sicurezza dei bambini e dei giovani nell’ambito dell’uso di internet e dei media digitali. «Riteniamo importante rispettare il diritto dei bambini all’espressione senza limitazioni eccessive, ma pensiamo che un approccio progressivo, con funzioni delle applicazioni adattate alle varie età, rappresenti la soluzione migliore per garantire la loro sicurezza online», prosegue Vestbøstad Vik. «Medietilsynet ha annunciato che inizieranno a lavorare alla preparazione di una valutazione dei danni per i bambini che usano i social media. A nostro avviso, questo è il lavoro più importante che può essere svolto ora dalle autorità norvegesi: ottenere una valutazione dei danni che sia ancorata nella legge norvegese».

Secondo l’indagine “Children and media 2024” condotta da Verian, in collaborazione con Medietilsynet, i social media hanno spesso un impatto negativo sulla salute mentale degli adolescenti. Il quarantadue per cento dei giovani compresi tra i tredici e i diciotto anni, infatti, ha ricevuto commenti sgradevoli. Un terzo di loro ha subito la pubblicazione di immagini o video contro la propria volontà, mentre il ventitré per cento dichiara di essere stato vittima di cyberbullismo. Inoltre, il ventidue per cento ha ricevuto commenti sessuali indesiderati, la metà dei quali da parte di sconosciuti. 

Per quanto riguarda i contenuti inappropriata, un terzo degli adolescenti ha visto video spaventosi o violenti nell’ultimo anno, mentre il trentasette per cento ha letto messaggi d’odio. I contenuti relativi all’autolesionismo hanno raggiunto il tredici per cento dei giovani, mentre i contenuti sulla vendita di droghe il dodici per cento degli utenti tra i tredici e i diciotto anni.

 

«Oggi, le vite online e offline sono sempre più intrecciate, con confini sempre più sfumati. In particolare, le giovani donne del mio studio hanno condiviso come i social media le facessero sentire meno soddisfatte della loro vita e aumentassero l’ansia di perdere diverse opportunità durante l’adolescenza», spiega Beyer Broch. L’esposizione prolungata ai contenuti digitali può infatti portare a disturbi legati all’immagine corporea, oltre a causare ansia, depressione e difficoltà di concentrazione nelle attività quotidiane. Per questo, molti genitori in Norvegia hanno chiesto il divieto dei cellulari a scuola. «Il governo ha preso sul serio questa richiesta, lavorando per limitare l’uso dei telefoni, soprattutto nelle scuole, con nuove regole che vietano l’uso dei social durante le lezioni. Il prossimo passo sarà esaminare l’uso dei telefoni nel tempo libero, aumentando l’età minima per l’accesso ai social», aggiunge Vestbøstad Vik. Secondo Barnevakten, la proposta del governo norvegese non riguarda solo il controllo dell’accesso ai social media, ma anche un’educazione più consapevole e responsabile nell’utilizzo delle tecnologie. «Barnevakten sta seguendo da vicino gli sviluppi e sta lavorando per consigliare il governo su possibili soluzioni per la verifica dell’età. Solo quando queste soluzioni saranno implementate, le autorità potranno introdurre un vero limite».

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