Doppio binarioIn Italia si sciopera sempre meno, tranne nei trasporti locali

Salvini ha firmato la precettazione per il 29 novembre, dimezzando la durata dello sciopero di Cgil e Uil nei trasporti. Ma in realtà il garante parla di una «netta diminuzione» delle agitazioni negli ultimi dieci anni e i giorni di sciopero sono ormai minori rispetto agli altri Paesi europei. Il problema resta la concentrazione degli stop su bus, metro e tram nelle città, che si fanno sentire sui cittadini. Oltre al ricorso eccessivo allo sciopero generale, soprattutto da parte dei sindacati di base e autonomi

(photo Cecilia Fabiano / LaPresse)

Lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per venerdì 29 novembre nei trasporti sarà ridotto a quattro ore. Così ha stabilito l’ordinanza firmata dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini «per evitare agli italiani l’ennesimo venerdì di caos», ha detto. Con tanto di video in cui firma la precettazione. I sindacati hanno presentato ricorso al Tar, a difesa della protesta indetta per l’intera giornata anche nel trasporto pubblico locale, ferroviario e aereo, settori oggetto dell’ordinanza di Salvini.

«In venticinque mesi di governo, milletrecentoquarantadue scioperi proclamati e novecentoquarantanove effettuati, trentotto al mese, di cui cinquecentodiciotto proclamati e trecentosettantaquattro effettuati a livello nazionale, più di uno sciopero al giorno. Esiste il diritto allo sciopero per i sindacalisti, esiste anche il diritto alla mobilità, alla salute e al lavoro di tutti gli altri italiani», ha detto Salvini.

Ma davvero in Italia si sciopera troppo o si sciopera più che in passato? La risposta è no. Anzi, in Italia si sciopera sempre meno e meno che negli altri Paesi europei. Ma le agitazioni si concentrano soprattutto sui trasporti e i servizi pubblici, ed è forse questo il motivo per cui la percezione è che si scioperi tanto. In realtà, nelle fabbriche gli operai scioperano ormai molto poco.

Dall’inizio del 2024 al 27 novembre, sono stati proclamati milleduecentosessantanove scioperi, di cui ottocentoquarantaquattro effettuati. Numeri che sembrano già in calo rispetto allo scorso anno.

Nell’ultima relazione della Commissione garanzia sciopero, relativa al 2023, la garante Paola Bellocchi parla di un «andamento sostanzialmente stabile», con millecentoventinove scioperi effettuati nel 2023, ovvero uno solo in più rispetto al 2022. Di cui novecentoventi con una dimensione locale, ben oltre l’ottanta per cento. Ma soprattutto «in netta diminuzione su base decennale». Nel 2013 erano stati proclamati duemilatrecentotrenotto scioperi, seicentonovantadue in più dello scorso anno. Nel 2019, l’anno prima della pandemia, erano saliti a duemilatrecentoquarantacinque. Ma con la ripresa delle attività dopo i blocchi del Covid-19, non si è arrivati più tornati a quelle cifre.

Anzi, tra il 2022 e il 2023, con il picco dell’inflazione e i salari sostanzialmente stabili, si è registrato il minimo storico per ore di sciopero degli ultimi trent’anni nelle aziende con più di cinquecento dipendenti.

 

Anzi, se si guardano i dati dello European Trade Union Institute, si vede che l’Italia rientra tra i Paesi europei in cui dal 2010 in poi è più diminuita la media dei giorni non lavorati per agitazione sindacale ogni mille dipendenti.

Il vizio italiano, secondo il garante, è l’«eccessiva frequenza del ricorso» allo sciopero generale, soprattutto da parte delle confederazioni di base o autonome. Nel 2023, sono stati effettuati undici scioperi generali nazionali, a volte concentrati nella stessa giornata, proclamati da diverse confederazioni sindacali (erano stati ben ventitré quelli proclamati nel 2022, 21 nel 2021), per le motivazioni più disparate, quasi tutti con scarso seguito. Dall’inizio del 2024 al 27 novembre, gli scioperi generali sono stati dodici, quasi tutti proclamati da sindacati autonomi e di base. Con quello del 29 novembre di Cgil e Uil, si arriva a tredici.

Il problema italiano, poi, resta il settore dei trasporti, in cui nel 2023 si è concentrato il quaranta per cento degli scioperi (seicentotrentanove su milleseicentoquarantatré proclamati). «È un dato evidente che la conflittualità nel settore è sempre sostenuta» soprattutto a causa della riduzione della qualità del lavoro legata al crescente ricorso agli appalti esterni per le attività accessorie, ha spiegato la garante nella relazione annuale. Anche nel 2024, su milleduecentosessantanove scioperi proclamati, cinquecentotrentatré riguardano trasporto pubblico locale, ferroviario, aereo e marittimo. Il che si fa sentire sulle giornate dei cittadini. Ma non è una novità. Siamo «più o meno gli stessi livelli di dieci anni fa», si legge nella relazione.

Rimangono più o meno stabili gli scioperi nel trasporto aereo, con 141 agitazioni nel 2023 rispetto ai centotrenotto del 2022, di cui cinquantotto a livello nazionale. Diminuiti quelli sui treni, con cinquantasette astensioni (nel 2022 erano state ottantadue), di cui diciannove a livello nazionale, compresi quelli proclamati senza preavviso dopo la morti dei cinque operai di Brandizzo che lavoravano per la manutenzione dei binari. Dimezzati gli scioperi nel trasporto marittimo, che nel 2023 sono stati sei rispetto ai dodici dell’anno precedente, di cui tre nazionali.

Un incremento significativo invece continua a esserci nel trasporto pubblico locale, con duecentoquarantacinque scioperi effettuati nel 2023, contro i 193 dell’anno precedente, di cui diciassette a livello nazionale. Dall’inizio dell’anno al 27 novembre, sul sito del garante si contano 235 scioperi dei trasporti locali. «I dati disaggregati confermano che si tratta di conflitti prevalentemente locali, non legati alle scadenze dei rinnovi contrattuali», spiega il garante. «È proprio a causa di questo suo radicamento strutturale ed endemico, in uno dei settori di maggiore fruizione da parte dei cittadini, che il settore dei trasporti è sempre stato, e rimane, l’area elettiva di intervento della precettazione».

Anche lo scorso anno, in occasione dello sciopero generale proclamato da Cgil e Uil contro la manovra 2024, il ministro decise di dimezzare la durata dello stop nei trasporti. A dicembre 2023, poi, limitò lo sciopero proclamato da Usb e Cobas, perché «non si può bloccare il Paese a ridosso del Natale». E la stessa cosa aveva fatto a luglio 2023, sempre in occasione di uno sciopero nei trasporti.

Ma, spiegano dal garante, «la precettazione non può comunque essere una soluzione “di sistema”, quale punto di equilibrio e di conciliazione tra i diversi interessi in gioco». Piuttosto, dicono, rimane come dice la legge «la soluzione di “un caso”, espressione di un potere straordinario orientato da necessità contingenti e di urgenza sociale». Sarebbe meglio, dicono dal garante, rivedere la legge 146 sugli scioperi, che è «ormai insufficiente, non più adeguata ai tempi e bisognosa di un aggiornamento normativo quantomeno nel settore dei trasporti». Una questione più complessa, di cui il ministro dei Trasporti Matteo Salvini dovrebbe occuparsi. Ma i video delle precettazioni contro Landini fanno più effetto.

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