La conquista di AleppoL’offensiva dei ribelli siriani contro il regime di Assad

L’indebolimento di Hezbollah dopo la guerra con Israele e la concentrazione delle forze armate russe in Ucraina hanno spinto la resistenza a tentare di riprendere il controllo della seconda città più importante del Paese

LaPresse

Per la prima volta dal 2016, la resistenza contro il regime di Bashar al-Assad è riuscita a entrare nei sobborghi occidentali di Aleppo, lanciando la più efficace e importante offensiva su vasta scala degli ultimi anni contro le forze governative. Per sfondare le linee difensive del regime, i ribelli hanno utilizzato due autobombe conquistando tre quartieri periferici della seconda città più importante del Paese, che per anni è stata il simbolo della guerra civile e che fu riconquistata proprio nel 2016 dalle truppe di Bashar al-Assad, con il sostegno di Russia e Iran.

I ribelli, appartenenti a diverse fazioni tra cui Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e gruppi sostenuti dalla Turchia, hanno lanciato l’offensiva mercoledì 27 novembre, avanzando rapidamente nel nord-ovest della Siria. Attraverso i social media, hanno diffuso mappe e avvisi esortando i civili ad abbandonare le aree più a rischi, invitandoli a spostarsi nei quartieri orientali di Aleppo. I ribelli hanno dichiarato che l’attacco è stato una risposta agli intensificati bombardamenti aerei del regime e della Russia sulle aree civili nella provincia di Idlib nelle ultime settimane. L’obiettivo sarebbe quello di prevenire ulteriori offensive governative e consolidare il proprio controllo sulla regione nord-occidentale.

La Turchia, che sostiene alcune fazioni ribelli, è stata indicata come uno degli attori chiave dietro l’offensiva. Fonti ribelli vicine ai servizi di intelligence turchi hanno affermato che Ankara avrebbe dato il via libera a questo attacco, anche se il ministero degli Esteri turco ha espresso preoccupazione per l’escalation, sottolineando che gli attacchi governativi recenti su Idlib avevano minato gli accordi di de-escalation.

«Abbiamo avviato una ridistribuzione delle forze per rafforzare le linee difensive, proteggere la vita dei civili e dei soldati, e prepararci a una controffensiva», ha dichiarato l’alto comando dell’esercito siriano in un comunicato. Nonostante le dichiarazioni ottimistiche del governo, fonti ribelli hanno confermato la cattura della città di Maraat al-Numan, nel governatorato di Idlib, un’area strategica che potrebbe compromettere ulteriormente il controllo governativo nella regione.

La Russia, alleato chiave del regime di Assad, ha reagito duramente all’attacco, definendolo una violazione della sovranità siriana. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito il sostegno di Mosca per la restaurazione dell’ordine costituzionale. In risposta all’offensiva, caccia russi e siriani hanno condotto raid aerei contro le posizioni ribelli nei sobborghi di Aleppo, colpendo duramente anche città e villaggi controllati dall’opposizione, soprattutto nella regione di Idlib. Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (Sohr), venerdì ci sono stati almeno ventitré attacchi, causando un numero significativo di vittime civili. L’organizzazione White Helmets ha confermato la morte di numerosi residenti, tra cui donne e bambini.

Fonti militari siriane hanno dichiarato che Mosca ha promesso ulteriori rinforzi militari, che arriveranno entro settantadue ore. Nel frattempo, l’aeroporto di Aleppo è stato chiuso e le principali arterie stradali verso la città sono state bloccate per evitare ulteriori perdite.

La battaglia per la conquista di Aleppo potrebbe essere il nuovo capitolo della sanguinosa guerra civile siriana iniziata nel 2011 che aveva raggiunto una relativa stasi nel 2020 grazie a un cessate il fuoco mediato da Russia e Turchia, ma la tregua è stata ripetutamente violata con bombardamenti sporadici e raid aerei. Questa nuova offensiva è il risultato di settimane di tensioni crescenti, con attacchi governativi su aree controllate dall’opposizione che hanno spinto i ribelli a preparare una controffensiva. «Non è stata una scelta, ma un obbligo per difendere la nostra gente e le nostre terre», ha dichiarato il colonnello ribelle Hassan Abdulghany in un video pubblicato online.

Una ragione di questa nuova escalation dei ribelli è il momento di grande difficoltà militare che stanno attraversando i principali alleati del governo siriano, l’Iran e Hezbollah che in questi ultimi giorni ha raggiunto una tregua con Israele dopo aver visto la sua organizzazione terroristica decimata da Gerusalemme. Anche l’altro alleato di Assad, la Russia ha concentrato tutte le sue forze sulla guerra in Ucraina, riducendo la sua capacità di intervento diretto in Siria. 

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