Una notizia che non viene ripresa dai giornali è una notizia? Elon Musk ha ragione quando dice che adesso i media siamo noi? Non lo so, quello che so è che il mondo è pieno di persone che commentano con «FONTE?!» sia i passi della Bibbia che il New York Times, e su una delle due cose hanno ragione. Forse mi sono distratta, ma non sono riuscita a trovare sui maggiori quotidiani italiani diversi fatti che ho appreso da X: questo qualifica i giornali, me o X?
Ho letto che un uomo è entrato in una scuola elementare in California e ha sparato a due bambini come «risposta al coinvolgimento dell’America nel genocidio e nell’oppressione dei palestinesi e negli attacchi allo Yemen». Forse non è una notizia. Ho letto, come ogni anno, che un Comune ha messo come luminarie la scritta XMAS ed è stato, come ogni anno, classificato come un attacco all’ Italia democratica e antifascista. Ho letto, come ogni anno, che nella scuola democratica, laica e antifascista qualcuno ha chiesto spiegazioni sulla presenza del presepe, presepe che probabilmente sta radicalizzando i bambini delle elementari. Forse queste sono notizie, o forse quello che non ho letto è più di quello che ho letto. Ho letto anche che è tornata di moda la carità interpretativa, magari è stata aperta una raccolta fondi solidale, eppure sono anni che non è ammessa nessuna interpretazione, figuriamoci la carità.
Sui giornali non ho letto della causa US vs Skrmetti, non ho letto del divieto a tempo indeterminato dei bloccanti della pubertà nel Regno Unito, non ho letto che in Spagna è stato vietato ai maschi di prendere parte agli sport femminili, tutte cose che le persone che leggono i giornali commenterebbero solo con: ma va’?
Negli Stati Uniti è in corso la causa “United States v. Skrmetti”. Nel 2023 lo Stato del Tennessee ha vietato l’uso delle terapie per l’affermazione di genere per i minori. Ma va’? Nella causa ci si chiede se «la legge 1 del Senato del Tennessee, che vieta tutti i trattamenti medici volti a consentire a un minore di identificarsi con, o vivere come, una presunta identità non coerente con il sesso del minore o a trattare il presunto disagio o angoscia dovuti a una discordanza tra il sesso del minore e l’identità affermata, violi la clausola di uguale protezione del quattordicesimo Emendamento»; in sostanza, ci si chiede se in questo divieto esiste una discriminazione basata sul sesso. È una discriminazione basata sul sesso o sul genere? Il sesso quindi esiste? Ma va’?
Masha Gessen, il generico di Judith Butler, come sempre senza alcuno sprezzo né del pericolo né del ridicolo, ha commentato sul New York Times: «Le persone trans e non conformi esistono da quando gli esseri umani hanno usato il genere per organizzarsi – si pensi a Giovanna d’Arco, a Yentl, a molte persone reali e di fantasia – ma nella cultura occidentale è solo nell’ultimo mezzo secolo che le persone trans si sono affermate come gruppo. È stato solo quando siamo diventati più visibili che è iniziato l’assalto di nuove leggi discriminatorie». Si sa, Masha Gessen ha questa tendenza a fare paragoni creativi, sarà contenta Barbra Streisand.
Nel Regno Unito sono stati sospesi i bloccanti delle pubertà a tempo indeterminato. «La continua prescrizione di bloccanti della pubertà ai bambini comporta attualmente un rischio inaccettabile per la sicurezza»: ma va’? Una persona normale si chiede più come è iniziata che come è finita. Questa persona normale, tuttavia, non lo saprà mai perché i giornali italiani procedono spediti con un approccio affermativo nei confronti della realtà.
Da noi il pendolo della storia arriva sempre dopo: la rincorsa è più lunga e il pendolo ti arriva in faccia con più forza. Mai una domanda – forse non era ancora il momento della carità interpretativa mai il pensiero che forse era meglio farsi venire un dubbio piuttosto che coccolare quattro scappati di casa. E invece no. E invece la classe intellettuale, quella che ha sostituito la medicina con la nuova religione, ha passato gli anni a recitare rosari su ogni palcoscenico disponibile.
La setta delle vocali è dogmatica: nessuno può mettere in dubbio l’infallibilità di Judith Butler. Il mondo non è finito con un colpo, ma con la completa mancanza di coraggio da parte di chi quel mondo avrebbe dovuto spiegarcelo. I “bambini trans” sono lo strumento riparativo per una classe di adulti rotta. I bambini trans sono funzionali agli adulti per dimostrare che si nasce così. Esistono genitori istrionici, esiste la sanità privata, esistono medici avidi, esiste internet, esiste il contagio sociale, esistono tante cose: quello che non esiste è un bambino che nasce in un corpo sbagliato.
Sono stati anni di piccole JonBenét queer con l’infanzia spesa a compiacere mamma, papà, editorialisti, filosofi, internet e dottori, una roba intollerabile per chiunque, una roba benedetta dalla classe sacerdotale dirigente. In questi anni chiunque non abbia fatto finta di essere un completo idiota è stato classificato come fascista, amico della destra, ultraconservatore. Direi che si poteva fare di meglio.
La domanda successiva sarà: chi si assume la responsabilità di quello che è stato fatto con le terapie affermative? Chi si assume la responsabilità di aver moralmente appoggiato, applaudito e coccolato un«rischio inaccettabile per la sicurezza» dei bambini? Nessuno. Ma va’?