Nuovo pacchetto di armiCrosetto dice che l’Italia sarebbe pronta a inviare truppe di pace in Ucraina

«Se ci sarà la necessità di una forza multinazionale, ci saremo», spiega il ministro della Difesa. Ma «non sarà una missione europea, non sarebbe accettata dalle parti. Dovranno essere truppe Onu»

(photo Cecilia Fabiano / LaPresse)

Parlare di tregua in Ucraina, guardando all’intensità degli attacchi russi di queste ore, per il ministro della Difesa Guido Crosetto sembra al momento un’ipotesi lontana. «Non vedo un clima migliore, anzi: mi sembra peggiore. Vedo la volontà russa di consolidare le posizioni territoriali. Che ciò accada pensando all’eventuale tregua, tra qualche mese, è un’ipotesi. Non so se vera. Nessuno è nella testa di Putin», dice a Repubblica. Ma se la tregua dovesse esserci, allora l’Italia è pronta a partecipare una missione di peacekeeping: «Le truppe italiane sono sempre messe a disposizione per preservare la pace. Se ci sarà la necessità di una forza multinazionale, ci saremo. Come per il Libano e Gaza, siamo pronti per l’Ucraina».

Crosetto parla di una «missione corposa» perché «il loro confine è il più lungo». Ma «non sarà una missione europea, non sarebbe accettata dalle parti. Dovranno essere truppe Onu. Se richiesti, saremmo lieti di dare il nostro contributo».

Intanto, con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, gli Stati Uniti si accingono a chiedere il rispetto dell’impegno del 2 per cento sulle spese militari. «Il primo a chiederlo fu Obama», ricorda Crosetto. «Ce lo chiedeva l’America di Biden, ce lo chiederà, con maggiore forza, Trump. Ci dirà: tenete alla vostra sicurezza? Non può essere solo un problema che riguarda le tasse dei contribuenti americani. Se ci tenete, dimostratelo. E tutti i premier italiani hanno assicurato formalmente questo impegno: Letta, Renzi, Conte 1 e 2, Draghi e Meloni».

Ma «il problema è un altro». Ovvero che «tutti i Paesi Nato puntano a spese militari al 2,5 per cento, al 3 per cento. Noi siamo all’1,57 per cento. Abbiamo aumentato le spese, anche se non quanto speravo. Ciò detto, il 2 per cento va raggiunto. Non perché ce lo chiede la Nato, ma per essere pronti: se subissimo un attacco come Israele, dovremmo essere in grado di difenderci. Oggi siamo più indietro degli altri».

Secondo la previsione di Crosetto, «Trump, al vertice Nato di luglio 2025, chiederà di arrivare almeno al 2,5 per cento. E ce lo chiederà per ieri, non per domani. Vedo ansia sul fatto che il presidente Usa minacci di uscire dalla Nato, ma non so se lo farà. Penso piuttosto che dirà: è fuori dalla Nato chi non si adegua all’aumento delle spese militari. E questo scenario, per noi, sarebbe ben peggiore».

Crosetto parla poi anche delle forniture di armi all’Ucraina, sulle quali la Lega fa resistenza. Oggi il ministro illustrerà al Copasir il decimo pacchetto di armi per Kyjiv a cui il governo ha dato l’ok. Quanto al decreto legge, però, «non so se lo approveremo ora o a gennaio: è pronto, deciderà il consiglio dei ministri di lunedì».

Sulla Siria, invece, Crosetto spiega che «quanto accaduto si deve all’azione di Israele, che ha prima indebolito i proxi dell’Iran ovunque, poi ha distrutto le difese missilistiche dell’Iran. E c’entra la debolezza della Russia, dato l’impegno in Ucraina. Poi si è mossa la Turchia». Ma «la tenuta del nuovo equilibrio è da verificare». Anche perché è preoccupante che la Russia ora stia guardando alla Libia. «Mosca sta trasferendo risorse dalla sua base siriana di Tartus alla Libia. Non è un bene. Navi e sommergibili russi nel Mediterraneo preoccupano sempre, a maggior ragione se invece che a mille chilometri sono a due passi da noi», dice.

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