Il sostegno all’Ucraina è quello che distingue le democrazie mature e responsabili dagli Stati canaglia e dai Paesi politicamente fragili già caduti nel mondo illiberale. L’Italia mantiene fede al suo atlantismo e al suo occidentalismo garantendo approvvigionamenti militari a Kyjiv almeno per un altro anno.
Il Consiglio dei ministri, infatti, su proposta del presidente Giorgia Meloni e dei ministri degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, e della Difesa, Guido Crosetto, ha approvato un decreto legge relativo a disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, fino al 31 dicembre 2025. Si tratta principalmente di proiettili, missili per l’antiaerea, artiglieria e ricambi del materiale già fornito.
Il testo è passato liscio all’esame dei ministri, dopotutto la struttura è la stessa dei decreti usciti da Palazzo Chigi fin dall’inizio dell’invasione su vasta scala da parte della Russia a febbraio 2022.
L’unico partito che ha provato a mettersi di traverso è la Lega. «Due big del Carroccio ieri sera confidavano che a via Bellerio si sta ragionando sull’idea di fissare alcuni paletti in Parlamento, quando il testo andrà convertito», scrive Repubblica. «Circola l’idea di presentare, durante la discussione nelle Camere, un ordine del giorno o una mozione che impegni l’esecutivo a prevedere che questo invio di armi sia davvero l’ultimo».
È un tono molto diverso da quello usato dal ministro della Difesa Guido Crosetto: «Dalle interlocuzioni che abbiamo possiamo sperare che il decreto non serva per tutto il prossimo anno». Da una parte la speranza di giungere a negoziati di pace, in un modo o nell’altro, come anticipato un paio di settimane fa anche dal premier polacco Donald Tusk, dall’altra l’imbarazzante posizione filorussa di chi vorrebbe vedere le truppe del Cremlino marciare su Kyjiv.