Le autorità finlandesi hanno sequestrato una nave petroliera russa sospettata di aver danneggiato alcuni cavi elettrici sottomarini nel Mar Baltico, tra cui quello che collega Finlandia ed Estonia. Secondo Helsinki, la nave sarebbe parte della cosiddetta«flotta ombra» russa, utilizzata per trasportare gas, petrolio e altre risorse naturali aggirando le sanzioni occidentali scattate dopo l’invasione dell’Ucraina.
L’alta rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas ha dichiarato che Bruxelles sta preparando nuove sanzioni. Kallas ha pubblicato su X la dichiarazione congiunta della Commissione Ue e dell’Alto rappresentante che conduce l’indagine, affermando che «la nave sospetta fa parte della flotta ombra russa, che minaccia la sicurezza e l’ambiente e finanzia il bilancio bellico della Russia». Kallas ha aggiunto che l’Ue sta aumentando gli sforzi per proteggere i cavi sottomarini, spiegando che non c’è alcun rischio per le forniture regionali di elettricità.
The incident involving undersea cables in the Baltic Sea is the latest in a series of suspected attacks on critical infrastructure.
We commend the Finnish authorities for their swift action in boarding the suspected vessel.
My joint statement → https://t.co/M6EWBVWXNs
(1/3)— Kaja Kallas (@kajakallas) December 26, 2024
Il 25 dicembre, la nave russa Eagle S avrebbe danneggiato il cavo elettrico Estlink-2 che trasporta elettricità dalla Finlandia all’Estonia attraverso il Mar Baltico, innalzando il livello di allerta nella zona dopo gli incidenti degli ultimi mesi. Il cavo è stato tranciato una prima volta la mattina di Natale e poi altre quattro volte.
La polizia finlandese e le guardie di frontiera sono salite a bordo della nave, prendendo il controllo del ponte di comando e trattenendo poi l’imbarcazione nelle acque territoriali finlandesi.
La Eagle S batte bandiera delle Isole Cook, ma è stata descritta dai funzionari doganali finlandesi e dai funzionari europei come parte della «flotta ombra» delle petroliere russe. Ovvero una flotta di circa quattrocento vecchie navi di cui non si conosce la proprietà, che sarebbero state acquistate da Mosca per eludere le sanzioni occidentali sull’export di petrolio. L’uso di queste navi da parte della Russia ha sollevato anche preoccupazioni ambientali, considerata la loro età e l’incertezza della copertura assicurativa.
Secondo le prime ricostruzioni estoni, l’ancora della Eagle S avrebbe causato il danno al cavo. «Reagiremo con decisione a ogni interferenza sulle nostre infrastrutture sottomarine», ha detto il premier finlandese Petteri Orpo. Helsinki potrebbe addirittura chiedere la chiusura di tutto il mar Baltico alle navi cinesi e russe.
Le petroliere ombra «stanno aiutando la Russia a guadagnare fondi che favoriranno gli attacchi ibridi russi», ha dichiarato il primo ministro estone Kristen Michal in una conferenza stampa. «Dobbiamo migliorare il monitoraggio e la protezione delle infrastrutture critiche sia a terra che in mare». «I ripetuti danni alle infrastrutture del Mar Baltico segnalano una minaccia sistemica, non semplici incidenti», ha dichiarato il presidente estone Alar Karis su X. «L’Estonia agirà per contrastare questa minaccia, insieme alla Finlandia e agli altri alleati della Nato».
I Paesi della regione sono in stato di allerta a seguito di una serie di incidenti che hanno coinvolto cavi sottomarini e gasdotti nel Mar Baltico a partire dal 2022.
Due cavi, uno tra Finlandia e Germania e l’altro tra Lituania e Svezia, sono stati danneggiati lo scorso novembre. Le autorità svedesi hanno avviato un’indagine per sabotaggio e i sospetti si sono concentrati sulla nave cinese Yi Peng 3, che si trovava nella zona al momento degli incidenti. Tuttavia, la Cina ha mantenuto il controllo sull’indagine, impedendo al pubblico ministero svedese di salire a bordo per effettuare rilievi o interrogare l’equipaggio. E la nave mercantile, dopo essere rimasta ancorata nello stretto di Kattegat, tra Svezia e Danimarca, per circa un mese, ha lasciato il porto lo scorso 22 dicembre senza che le autorità svedesi abbiano potuto condurre un’ispezione.