La Corea del Sud è precipitata in una crisi politica senza precedenti per rapidità, complessità e gravità, dopo che il presidente Yoon Suk Yeol, leader conservatore del Partito del Potere Popolare (Ppp), ha dichiarato la legge marziale nella notte tra martedì e mercoledì, per poi revocarla nel giro di sei ore, dopo l’opposizione ferma del Parlamento, controllato in maggioranza dal Partito Democratico di Corea. Questo terremoto politico inaspettatoe ha messo in discussione la stabilità di una delle democrazie più avanzate dell’Asia davanti agli occhi increduli del resto del mondo. E ora porterà all’impeachment del presidente, che sarà votato dal Parlamento il 6 o 7 dicembre. A meno che Yoon non si dimetta prima.
Tutto è iniziato alle 23:45 di martedì (ore 15.45 italiane) con un discorso televisivo in cui Yoon ha annunciato la legge marziale, sostenendo che fosse necessaria per difendere la nazione da presunte minacce interne ed esterne, senza però fornire dettagli specifici. È la prima volta che la legge marziale viene dichiarata in Corea del Sud dall’epoca della dittatura militare, terminata nel 1987. «Sto dichiarando la legge marziale per proteggere una Corea del Sud libera dalle forze comuniste nordcoreane», ha dichiarato Yoon.
Il presidente coreano aveva giustificato ai sudcoreani la sua decisione accusando l’opposizione di paralizzare il suo governo democratico tramite procedure di impeachment ai membri del suo gabinetto e continui veti ai bilanci: «L’Assemblea Nazionale, che avrebbe dovuto essere il fondamento della libera democrazia, è diventata un mostro che la distrugge». La misura del presidente comprendeva il divieto di attività politiche, la censura dei media e l’occupazione del Parlamento da parte delle forze armate. Subito dopo l’annuncio, le televisioni sudcoreane hanno trasmesso immagini drammatiche in cui soldati dell’esercito sfondavano le finestre dell’Assemblea Nazionale e si scontravano con il personale parlamentare, mentre all’esterno manifestanti iniziavano a radunarsi in protesta contro la misura.
L’opposizione parlamentare, che controlla la maggioranza dei seggi, si è rapidamente organizzata per votare contro la legge marziale. Con centonovanta voti favorevoli su trecento parlamentari presenti, la mozione è stata approvata, costringendo Yoon a revocare la misura e a ordinare il ritiro dei militari. L’opposizione ha colto l’occasione per presentare una mozione di impeachment contro Yoon, accusandolo di abuso di potere e tradimento della Costituzione. Secondo la legge sudcoreana, per avviare un processo di impeachment sono necessari i due terzi dei voti parlamentari. L’opposizione, con centonovantadue seggi, è a un passo dalla soglia minima, ma potrebbe trovare sostegno anche tra alcuni membri del partito di Yoon, il Ppp, sempre più critici nei confronti del presidente.
La posizione di Yoon Suk Yeol, eletto nel 2022 con il margine più ristretto nella storia del Paese, era già fragile prima di questa crisi. La sua popolarità, scesa al venti per cento, è stata erosa da scandali, difficoltà economiche e una sconfitta alle elezioni parlamentari di aprile, che ha consegnato il controllo del Parlamento all’opposizione. La sua decisione di dichiarare la legge marziale è un gesto disperato, che potrebbe segnare la fine della sua presidenza.
Queste ore di paura e delirio a Seoul hanno avuto ripercussioni immediate sui mercati finanziari. Il won sudcoreano è sceso al minimo degli ultimi due anni, mentre la borsa di Seoul ha perso il due per cento prima di recuperare parzialmente grazie a interventi della banca centrale e del governo. Il ministro delle Finanze Choi Sang-mok ha promesso misure straordinarie, compresi interventi illimitati per stabilizzare i mercati. Ci sono anche timidi segnali da parte delle cancellerie straniere da non sottovalutare. Per esempio gli Stati Uniti, alleati storici della Corea del Sud, hanno posticipato importanti esercitazioni militari congiunte, mentre il primo ministro svedese ha annullato una visita ufficiale a Seoul.