L’Unione europea ha adottato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, per la sua invasione criminale ai danni dell’Ucraina. È il quindicesimo provvedimento di questo tipo dal 24 febbraio 2022, una media di uno ogni cinque settimane. Stavolta il bersaglio sono la flotta ombra con cui la Russia aggira le sanzioni – ne aveva scritto Massimiliano Coccia un paio di mesi fa – e il complesso militare-industriale russo.
Il nuovo pacchetto di sanzioni consiste anzitutto in ottantaquattro nuove voci nella lista dei soggetti sanzionati, di cui cinquantaquattro persone fisiche e trenta persone giuridiche, tutte ritenute responsabili, a vario titolo, di minacciare l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina. Tra le persone fisiche, vengono sanzionati – con il divieto di viaggio e il congelamento dei beni eventualmente detenuti nell’Unione europea – i militari responsabili di aver bombardato l’ospedale pediatrico Okhmadyt di Kyjiv, dirigenti di società del settore energetico, individui responsabili della deportazione di bambini ucraini, di propaganda e aggiramento delle sanzioni, nonché due alti dirigenti nordcoreani. «Saremo al fianco del popolo ucraino su tutti i fronti: umanitario, economico, politico, diplomatico e militare. Non c’è dubbio che l’Ucraina vincerà», ha detto l’Alta Rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Kaja Kallas.
Della flotta ombra di petroliere russe – che Mosca usa per aggirare il price cap sul greggio – sono segnalati cinquantadue natanti di Paesi non appartenenti all’Unione europea: ora sono nella lista delle navi bandite dai porti dell’Unione, portando il totale di navi bandite a settantanove.
Sono poi sanzionate trentadue imprese che sostengono direttamente la guerra in Ucraina: verranno sottoposte a ulteriori restrizioni all’esportazione di merci a doppio uso, civile e militare. Alcune di queste aziende sono cinesi, indiane, iraniane, serbe ed emiratine.
«Per tutelare le imprese europee dalle controversie in Russia, il Consiglio ha poi deciso di vietare il riconoscimento o l’esecuzione nell’Ue delle sentenze emesse dai Tribunali russi sulla base di un articolo del Codice di procedura arbitrale della Federazione Russa, sentenze che hanno impedito alla parte avversa di avviare o proseguire un procedimento in una giurisdizione diversa dalla Russia (ingiunzioni anti-suit)», si legge nella nota del Consiglio Ue.