Ieri mattina quarantanove migranti sono arrivati a Shengjin, in Albania. In serata il pattugliatore Cassiopea della Marina Militare ha iniziato il viaggio in direzione opposta per riportarne indietro cinque: questa mattina sono sbarcati nel porto di Brindisi quattro minorenni e un adulto considerato vulnerabile. Sono stati riportati in Italia per via di condizioni non compatibili con il trattenimento nei centri.
C’è stato giusto il tempo di svolgere lo screening nell’hotspot, quindi i controlli sanitari e l’identificazione, dopo più o meno tre ore dall’arrivo della nave Cassiopea. Poi i cinque – due gambiani, un bengalese e due ivoriani – sono risaliti a bordo per fare ritorno in Italia. Anche nelle precedenti due occasioni di trasferimento, a ottobre e novembre, per alcuni dei migranti portati in Albania emersero vulnerabilità e furono ritrasportati in Italia per le procedure ordinarie.
Gli altri quarantaquattro a bordo di Cassiopea, trentasei bengalesi e otto egiziani, tutti maggiorenni e in buone condizioni di salute, sono stati portati nel centro di Gjader dove da oggi faranno le udienze in videoconferenza col tribunale di Roma: i giudici della Corte d’appello dovranno decidere se convalidare o meno il trattenimento disposto dalla magistratura.
È la la terza volta che il governo tenta di far partire l’accordo sottoscritto un anno fa dai premier Giorgia Meloni e Edi Rama, ed è anche quella con più persone rispetto alle due precedenti di ottobre e novembre. Nei casi precedenti, il tribunale di Roma non aveva convalidato i trattenimenti dei migranti, che erano quindi stati riportati in Italia e rilasciati.
A ottobre e novembre i magistrati avevano sospeso la convalida del trattenimento rimettendo tutto nelle mani della Corte di giustizia europea: il prossimo 25 febbraio ci sarà il pronunciamento su una serie di ricorsi in materia di Paesi sicuri. Intanto, l’unico effetto è stata la liberazione degli stranieri che sono stati quindi trasferiti in Italia per seguire la procedura ordinaria.