L’esercito italiano non può fare a meno di integrare le sue infrastrutture di connettività con una soluzione satellitare come quella di Starlink, e l’azienda di Elon Musk è la più attrezzata del settore quindi è inevitabile che Roma si rivolga al tecnoligarca impegnato a sostenere i fascisti di tutta Europa. Questa è la posizione ufficiale del ministro della Difesa Guido Crosetto, che ieri in Parlamento è sembrato quasi rassegnato all’inevitabile. Era partito, Crosetto, sottolineando che l’Italia in ogni caso non ha firmato nessun accordo con Musk. Almeno per ora. Ma sembra suggerire che l’ipotesi sia tutt’altro che tramontata.
«Che la nostra Difesa, di fronte all’evoluzione della guerra connessa, sostenga l’intesa con Starlink era noto», scrive oggi Repubblica. «Lo stesso Crosetto l’anno scorso ne ha visitato la sede e incontrato i vertici». La risposta al question time, su interrogazione del leader di Avs Nicola Fratoianni, è un’altra conferma delle sue posizioni. Anche se poi il ministro è stato attento a mpm dare risposte definitive: ha parlato di valutazioni in corso su tutte le soluzioni di connettività satellitare disponibili «nel mondo», citando lo studio che il Comitato interministeriale sullo spazio presieduto dal ministro delle Imprese Adolfo Urso ha affidato alla nostra Agenzia spaziale. Tra l’altro l’analisi dell’Asi riguarda la realizzabilità di una costellazione italiana, descritta come «pilastro strategico», non la valutazione di altre soluzioni sul mercato.
Il problema sorge quando si tratta di affidare un’infrastruttura strategica a un monopolista privato, per di più proveniente dall’estero – sebbene da un Paese alleato – e con un ruolo politico sempre più grande. E non è troppo rassicurante l’idea di consegnare la sicurezza nazionale a un personaggio del genere, ormai impegnato a chiedere le dimissioni di primi ministri e presidenti di mezza Europa con metodi brutali, sulla base di teorie complottiste. Lo stesso che, come sottolineava Francesco Cundari nella sua newsletter “La Linea” ieri, «impegna la sua piattaforma globale, i suoi soldi e la sua influenza, anche come esponente della prossima amministrazione Trump, a sostegno di tutti i peggiori estremisti di quegli stessi Paesi».
Ad ogni modo, la trattativa con Starlink e l’eventuale progetto di una costellazione di satelliti tutta italiana, sono due percorsi molto diversi per tempi e logiche, scrive ancora Repubblica. «Uno più lento e trasparente, che punta a un’ipotetica infrastruttura tricolore o – più realisticamente – europea, quella Iris 2 per cui la Commissione ha appena siglato un contratto da dieci miliardi di euro con il consorzio di aziende che la realizzerà. E quello super accelerato che sembra aver imboccato il governo Meloni e che seguendo il ragionamento di Crosetto punta dritto all’accordo da 1,5 miliardi per cinque anni con Starlink, che come fornitura militare può essere gestito con trattativa diretta».
Che le Forze Armate italiane abbiano esigenza di comunicazioni affidabili è fuori discussione. Altrettanto vero è che, come ha spiegato ieri lo stesso ministro Crosetto, i satelliti nazionali Sicral al momento garantiscono copertura e banda limitate. Ma un accordo del genere, per quanto temporaneo e dettato dall’assenza di alternative, sarebbe per l’Italia – primo Paese dell’Ue a sottoscrivelo – una scelta di campo netta, al fianco di un presidente americano e di un imprenditore membro della sua amministrazione che quando si tratta di sicurezza europea non hanno mai mostrato grande solidarietà né interesse.