Labour WeeklyIl lavoratore di Schrödinger

Il legislatore italiano sembra voler replicare il paradosso del fisico: i lavoratori potranno essere impiegati dalle aziende con più di 250 dipendenti sia come subordinati che come autonomi. Lo scopo è allargare la platea dei beneficiari della flat tax

(Unsplash)

Nel 1935 Erwin Schrödinger elaborò un paradosso per evidenziare come la meccanica quantistica fornisca risultati inverosimili se applicata a un sistema macroscopico. Per farla brevissima, applicando i principi della fisica dei quanti, un gatto dentro una scatola con una fiala di veleno, una fonte radioattiva e un meccanismo che aziona un martello, è contemporaneamente sia vivo che morto.

A distanza di novant’anni, il legislatore italiano sembra voler replicare il paradosso di Schrödinger con i lavoratori. Questi, infatti, potranno essere impiegati dalle aziende con più di 250 dipendenti sia come subordinati che come autonomi.

La legge (il cosiddetto ddl lavoro) prevede che le persone iscritte in albi o registri professionali (ad esempio, gli ingegneri o gli architetti) possano instaurare contemporaneamente due rapporti di lavoro con un’impresa. Per quanto riguarda il lavoro subordinato, il contratto deve prevedere un orario part time compreso tra il 40 per cento e il 50 per cento dell’orario previsto dal Ccnl applicato in azienda. Per i freelance che non sono iscritti in un albo o registro professionale, invece, la possibilità di diventare un “lavoratore di Schrödinger” deve essere prevista espressamente da un contratto collettivo specifico chiamato accordo di prossimità. Inoltre, i professionisti devono eleggere un domicilio professionale in un luogo diverso da quello in cui hanno stipulato il contratto di lavoro a tempo parziale.

Questa forma paradossale di rendere la prestazione lavorativa deve essere avallata da un’apposita commissione di certificazione che verificherà, tra l’altro, la non sovrapposizione delle ore dedicate alla prestazione di lavoro subordinato con quelle in cui il professionista può lavorare autonomamente. La possibilità prevista dalla legge ha lo scopo specifico di allargare la platea dei beneficiari della cosiddetta flat tax anche ai lavoratori dipendenti di grandi aziende che, in astratto, possono svolgere le loro mansioni in autonomia.

Si tratta di un’operazione che probabilmente avrà un impatto limitato in termini di beneficiari. In ogni caso, è evidente che il rapporto misto legittima situazioni opache e agevola l’utilizzo improprio del lavoro autonomo per finalità di natura fiscale. Perdere una parte delle tutele del lavoro subordinato per pagare meno tasse può essere allettante nel breve periodo ma rischia di essere controproducente con un orizzonte più ampio.

Io vi ho avvisato, buon inizio!

*La newsletter “Labour Weekly. Una pillola di lavoro una volta alla settimana” è prodotta dallo studio legale Laward e curata dall’avvocato Alessio Amorelli. Linkiesta ne pubblica i contenuti ogni. Qui per iscriversi

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