Tutti conserviamo nella nostra mente il ricordo di un film americano dove il capo liquida il sottoposto con un perentorio «you are fired» dopo aver scoperto qualche malefatta. La prospettiva da questa parte dell’Atlantico è leggermente più complessa e un datore di lavoro che caccia il dipendente su due piedi rischia di mettersi in un bel guaio. Proviamo a capire il perché.
Il contratto di lavoro mette nero su bianco un rapporto che si basa principalmente sulla fiducia tra impresa e dipendente. Può capitare che il lavoratore si comporti in modo tale da ledere il legame fiduciario con l’azienda. In questo caso, il datore di lavoro può contestare le violazioni commesse dal dipendente instaurando un procedimento disciplinare. Ad esito di questo procedimento sarà l’azienda a valutare se procedere o meno con il licenziamento.
La contestazione disciplinare è un elemento che deve precedere il licenziamento, pure nel caso in cui il lavoratore si sia reso responsabile di condotte particolarmente gravi. Anche il dipendente che va via con l’incasso del giorno deve ricevere per iscritto le accuse dell’azienda prima di essere licenziato. Si tratta di una procedura che ha l’obiettivo di tutelare la posizione del dipendente e la sua possibilità di difendersi nel merito. Se manca la contestazione disciplinare, le conseguenze per il datore di lavoro sono piuttosto serie.
Come ha avuto modo di ribadire recentemente la Corte di Cassazione, infatti, «il radicale difetto di contestazione dell’infrazione determina l’inesistenza dell’intero procedimento, e non solo l’inosservanza delle norme che lo disciplinano» con la conseguente reintegra del lavoratore in azienda. Un’impresa, dunque, potrebbe essere costretta a reintegrare il dipendente che aveva licenziato a seguito di gravi illeciti. Il tipico caso in cui la forma è anche sostanza.
La mancata contestazione dei fatti, inoltre, potrebbe essere considerata come indice del fatto che l’impresa non abbia ritenuto disciplinarmente rilevanti le condotte poste in essere dal dipendente. Qualora il lavoratore abbia compiuto azioni di una gravità tale da ledere immediatamente il rapporto fiduciario con l’impresa, è possibile ricorrere alla cosiddetta sospensione cautelare con la quale il dipendente viene allontanato dall’azienda per il tempo strettamente necessario ad accertare i fatti. La sospensione di oggi è sicuramente preferibile alla reintegra di domani.
*La newsletter “Labour Weekly. Una pillola di lavoro una volta alla settimana” è prodotta dallo studio legale Laward e curata dall’avvocato Alessio Amorelli. Linkiesta ne pubblica i contenuti ogni. Qui per iscriversi