Può darsi che nel vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea che si è concluso ieri notte, che avrebbe dovuto essere dedicato alla difesa ma che evidentemente ha dovuto occuparsi anche di come difendersi dalle minacce trumpiane, alla fine Giorgia Meloni sia riuscita davvero a far valere come un vantaggio strategico l’ambiguità della sua posizione, ancora una volta. Può darsi che alla fine tutto si risolva per il meglio, con l’Europa che evita le conseguenze più gravi di una guerra commerciale semplicemente aumentando le importazioni di armi e di energia dagli Stati Uniti, e riducendo in proporzione la propria dipendenza da altri paesi in settori così delicati. Tanto di guadagnato. E se poi Meloni, nel mediare un simile accordo, riuscirà a lucrare qualche vantaggio particolare per l’Italia, oltre che per sé stessa, meglio ancora. È possibile che presto o tardi si arrivi a un lieto fine di questo genere, tanto più dopo l’improvvisa sospensione delle ostilità che ieri ha fatto seguito ai contatti tra Trump e i leader dei primi paesi messi nel mirino del suo bullismo tariffario (Messico, Canada e Cina).
È possibile, ma non è detto, e soprattutto non è affatto sicuro che basti a scongiurare uno scenario per Meloni, e per tutti i sovranisti europei, assai più complicato e imbarazzante. Il problema è che fino a pochissimo tempo fa, che si parlasse di evasione fiscale o di sanzioni alla Russia, di ogm o di vaccini, Meloni ha fatto ampiamente ricorso a tutto quell’armamentario retorico e propagandistico sul complotto della grande finanza, delle grandi multinazionali e dei poteri forti internazionali che affonda le radici in una lunga tradizione di antiamericanismo e anticapitalismo della destra radicale.
Una parte consistente della sua base è tuttora fermamente convinta che molti degli storici problemi dell’Italia e dell’Europa dipendano dal loro asservimento agli interessi del capitalismo americano. Vendergli la narrazione trumpiana secondo cui sarebbe vero l’esatto contrario, che è la motivazione ufficiale dell’annunciata guerra commerciale della Casa bianca all’Unione europea, non sarà tanto facile. Anche per questo, di fronte a un attacco esplicito alla nostra economia, la posizione della migliore amica europea di Donald Trump ed Elon Musk potrebbe rivelarsi meno favorevole del previsto, mentre il figlio del primo se ne va in giro a sparacchiare alle specie protette nella laguna di Venezia e il fratello del secondo fa shopping per ministeri col suo bel cappello da cowboy in testa.