Il 6 febbraio, esattamente a un anno dall’inizio delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, a Trento inaugura una mostra dedicata all’evoluzione delle pratiche, delle tecnologie e dei materiali nel mondo dello sport. L’iniziativa si intitola Performance ed è la seconda tappa di Anelli di congiunzione (la prima era Records, focalizzata sul tema delle misurazioni, mentre la terza, Competitions, racconterà i luoghi dei Giochi), percorso espositivo triennale che sta trasformando Le Gallerie di Trento in un hub culturale dedicato ai Giochi olimpici e paralimpici.
Le Gallerie, va detto, sono molto più di un museo convenzionale. Parliamo di uno spazio culturale ibrido che si presta perfettamente all’interattività di un percorso espositivo introdotto da un “Caleidoscopio” esperienziale ed exhibit tematici in grado di ripercorrere la genesi delle Olimpiadi moderne e i valori dei Giochi.
Nella primavera del 1896, nel periodo in cui nacque La Gazzetta dello Sport, si tenne la prima edizione dei Giochi olimpici moderni, promossa e fondata dal barone Pierre de Coubertin. Erano mesi delicati e complessi, con il nostro Paese che si era appena lasciato alle spalle la battaglia di Adua, episodio decisivo della guerra di Abissinia. La spedizione olimpica italiana era composta da un solo atleta, il maratoneta lombardo Carlo Airoldi, che raggiunse la sede delle Olimpiadi – Atene – a piedi in ventotto giorni. Ma, visto che piove sempre sul bagnato, la sua iscrizione non venne accettata in quanto accusato di professionismo.
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Da allora, le Olimpiadi hanno subìto trasformazioni perpetue, e con loro sono mutate – e migliorate – le performance degli atleti in gara. Basti pensare al pattinatore di velocità svedese Nils van der Poel – già detentore dell’Oro dei cinquemila metri – che a Pechino 2022 stabilì il surreale record di 12:30.74 nella finale dei diecimila metri, superando il suo stesso record mondiale del febbraio 2021.
Cambiano le attrezzature, gli allenamenti, la preparazione atletica, l’abbigliamento, le misure di sicurezza e le modalità di fan engagement (merito anche delle intelligenze artificiali), ma i valori olimpici restano gli stessi. La crescita esponenziale dei tempi e dei rendimenti degli sportivi sarà al centro della mostra Performance, che negli oltre duecentottanta metri della Galleria Nera affronterà il tema grazie a uno storytelling magnetico, fondato su sette storie di innovazione, ciascuna delle quali sarà introdotta dalla voce di un protagonista (atlete e atleti di ieri e oggi, allenatori, dirigenti, imprenditori).
Questi capitoli prendono il nome di Sidecut Skis (Lo sci sciancrato), The Nynsen Story (La storia della Nynsen), Slalom Gates (Il palo snodato), Snow Grooming (La battitura delle piste), Bobsled Technology (La tecnologia nel bob), Prostheses for Runners (Le protesi per correre) e Running Tracks (La pista di atletica). Le esperienze e le riflessioni dei «testimoni» – da Gustavo Thoeni a Giuliano Boninsegna, da Dody Nicolussi a Stefano Baldini – guideranno i visitatori in un viaggio tra i materiali e gli oggetti che hanno fatto la storia dei Giochi.
Da non perdere anche la sezione della mostra dedicata alle telecronache come strumento di narrazione dello sport: saranno visibili, grazie alla collaborazione con RAI-Teche Roma, i momenti più iconici dei Giochi degli ultimi decenni. Come anticipato, ci sarà anche tanto spazio dedicato all’interattività: le postazioni esperienziali saranno il doppio rispetto alla prima edizione, terminata il 5 gennaio 2025. Un esempio è il Downhill VR, che grazie a un visore permetterà al visitatore di iniziare una adrenalinica discesa sugli sci (più punti si accumulano, più si progredisce nella storia e si evolvono abbigliamento e attrezzatura). E ancora: lo Ski Simulator vi metterà alla prova con gli eleganti movimenti dello sci alpino, uno sport in cui la tecnica è cambiata radicalmente.