Camillo di Christian RoccaChe fine ha fatto Hillary Clinton?

New York. Che fine ha fatto Hillary Clinton? Il segretario di stato scelto da Barack Obama per guidare la diplomazia americana non si vede, non parla, non fa notizia, se non per essersi rotta un gomito e malgrado al momento della sua nomina tutti avessero previsto che sarebbe stata non soltanto la stella più brillante dell’Amministrazione e la prima inter pares tra tutti i membri del gabinetto di governo, ma anche una spina nel fianco del presidente.

New York. Che fine ha fatto Hillary Clinton? Il segretario di stato scelto da Barack Obama per guidare la diplomazia americana non si vede, non parla, non fa notizia, se non per essersi rotta un gomito e malgrado al momento della sua nomina tutti avessero previsto che sarebbe stata non soltanto la stella più brillante dell’Amministrazione e la prima inter pares tra tutti i membri del gabinetto di governo, ma anche una spina nel fianco del presidente.
E’ successo il contrario. I grandi dossier di politica estera – Iran, Afghanistan, Pakistan, Iraq, medioriente, Corea – sono gestiti direttamente dalla Casa Bianca e da una serie di consiglieri personali e inviati speciali che rispondono al presidente. Durante l’unica partecipazione di Clinton ai talk show televisivi della domenica mattina si è vista porre la seguente domanda: “Qual è esattamente il suo ruolo?”. Hillary ha risposto vagamente di essere il capo dei diplomatici, prima di aggiungere: “Il presidente mi ha chiesto di guidare l’impegno sulla sicurezza alimentare”.
Il centro vitale della politica estera obamiana è il Consiglio per la sicurezza nazionale, guidato dal generale Jim Jones (anche se a Washington si vocifera di una possibile sostituzione con Robert Gates, oggi al Pentagono). Richard Holbrooke per l’area Afghanistan e Pakistan, George Mitchell per la questione mediorientale e adesso Dennis Ross per l’Iran e l’Iraq sono i coordinatori della politica del presidente. C’è, poi, il vicepresidente Joe Biden, un politico di esperienza internazionale che Obama manda in giro in Europa e nei Balcani.
A Hillary restano la Russia, l’Asia, le aree geopolitiche meno importanti, ma fin dall’inizio è riuscita a ritagliarsi uno spazio sulle strategie contro la crisi economica globale, al punto da aver nominato Jacob Lew, un esperto di hedge fund, come suo vice. Il declassamento di visibilità è indiscutibile, specie se paragonato al ruolo ricoperto dai precedenti segretari di stato nell’era di George W. Bush. Colin Powell prima e Condi Rice poi erano al comando dei dossier internazionali e spesso anche capaci di elaborare strategie politiche contrarie a quelle dei consiglieri della Casa Bianca. Hillary, invece, esegue con serenità una politica estera che in campagna elettorale aveva criticato duramente.
Obama è molto più accentratore di Bush, non soltanto in politica estera (una battuta dice che ha nominato più “zar” lui in sei mesi che la famiglia Romanov in un paio di secoli), ma il tono minore di Hillary è anche una scelta precisa dell’ex first lady e che peraltro ricorda molto da vicino che cosa fece durante i suoi primi due anni da senatrice, tra il 2001 e il 2003. Anche in quell’occasione tutti si aspettavano, e molti temevano, un ingresso da diva della donna più famosa d’America nel ristretto club dei cento senatori, ma Hillary aveva già deciso di tenere i fari bassi e di sgobbare come un peones nelle commissioni in attesa di trovare il momento giusto per emergere come leader rigenerata.
La rivista web “The Politico” sostiene che la strategia sia la stessa anche questa volta: farsi le ossa al governo, non fare ombra al presidente, conquistare la sua fiducia e, magari, puntare silenziosamente alla successione, visto che il vicepresidente Joe Biden tra otto anni sarebbe troppo anziano (74 anni) per candidarsi alla Casa Bianca. Obama e Hillary vanno così d’accordo che uno dei rumor più diffusi a Washington vuole Hillary al posto di Biden o prima del voto del 2012 o subito dopo, in modo che la squadra democratica guidata da Obama possa affrontare il secondo mandato con un vicepresidente pronto a raccoglierne l’eredità quattro anni dopo.
Hillary va d’accordissimo anche con Bob Gates e, per la prima volta da anni, non ci sono tensioni tra il dipartimento di stato e il Pentagono. Anzi, grazie allo spirito internazionalista di Hillary, sembra che il dipartimento sia più falco del Pentagono. Non si sa di chi sia l’idea di rimandare gli ambasciatori in Siria e in Venezuela, ma si sa che Hillary ha consigliato Obama di inviare più truppe in Afghanistan, contrariamente a Biden. E che, con il vicepresidente, ha suggerito di prendere una posizione più dura contro il regime iraniano. Cosa che, all’undicesimo giorno, Obama si è deciso a fare.

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